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giovedì 1 febbraio 2018

Morti per amianto al Teatro alla Scala di Milano
di Michele Michelino*


Teatro alla Scala

Di amianto si continua a morire, i processi ritardano, e l’ingiustizia continua.

Dopo ripetuti rinvii e cambiamenti di giudici oggi al Palazzo di Giustizia di Milano (che noi, vittime  dell’amianto il Palazzo consideriamo “il palazzo dell’ingiustizia” per le continue assoluzioni dei manager imputati delle morti d’amianto) si è tenuta finalmente l’udienza del processo per l’amianto al Teatro alla Scala,  che vede come imputati rinviati a giudizio 5 dirigenti del Teatro, accusati della morte di 10 lavoratori a causa dell’amianto. Davanti al PM Maurizio Ascione e al nuovo giudice Mariolina Panasiti, Presidente della 9° sezione penale, si è finalmente aperto il processo, subito rinviato dopo che la giudice ha giustificato i ritardi con la mancanza di organico. La prossima udienza si terrà il 19 marzo alle ore 9,30 nell’aula 9 bis.
Anche nel Teatro alla Scala, il tempio della musica noto in tutto il mondo, era presente una grande quantità di amianto che ha avvelenato diversi lavoratori uccidendone 10, fra cui macchinisti di scena, un orchestrale, un cantante del coro e un vigile del fuoco. Data la massiccia presenza della sostanza cancerogena, è probabile che siano stati contaminati, negli anni, anche spettatori del Teatro. Quali parti civili in questo processo, oltre al nostro Comitato (sempre presente a tutte le udienze), Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto – difese dall’avvocata Laura Mara - sono state ammesse altre associazioni (il Comitato Ambiente e Salute del Teatro alla Scala, il sindacato CUB Informazione Spettacolo, la CGIL, INAIL e ATS (ex ASL), ANMIL. Presenti all’udienza anche i responsabili civili (Fondazione Teatro Scala e Centro Diagnostico Italiano).

Palazzo di Giustizia

In questi giorni in cui è tornato alle cronache con drammaticità il tema delle morti sul lavoro – con gli operai della Lamina Spa asfissiati e le tre vittime dell’incidente ferroviario di Pioltello – vogliamo ricordare come, al di là delle lacrime di circostanza, i tempi lunghi della “giustizia” da anni favoriscano  i dirigenti che hanno anteposto il profitto alla sicurezza dei lavoratori, beffando le vittime e le loro famiglie. Così le recenti sentenze del Tribunale di Milano, che hanno ripetutamente assolto chi non ha rispettato la salute e la vita umana, sono un grave precedente anche per questo processo. Ormai per la “giustizia” italiana questi processi non s’hanno più da fare: il profitto è più importante della vita degli operai. con buona pace di tutti quelli che si riempiono la bocca di stato di diritto e di uguaglianza dei diritti previsti dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
Intanto di amianto migliaia di persone continuano ad ammalarsi e morire fra l’indifferenza generale delle Istituzioni e dei partiti, le bonifiche ritardano e la “giustizia” assolve gli assassini e condanna le vittime e le associazioni a pagare le spese processuali. Senza bonifiche si continuerà a morire. Il picco dei morti è previsto per il 2020/2030.
La lotta per ottenere giustizia e impedire che queste morti si ripetano è sempre più difficile, ma non ci arrendiamo. Lo dobbiamo ai nostri compagni assassinati, ai malati e quanti purtroppo si ammaleranno in futuro. La lotta continua.
*Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio