UNA CAMPAGNA PER IL
LAVORO
di Franco Astengo
La campagna elettorale si sta
svolgendo, almeno per quel che riguarda quelle che sono considerate le
principali forze politiche, al centro di un vero e proprio “festival del
minuetto”, tra bonus, contributi, sgravi fiscali e contributivi, incentivi di
varia natura rivolti soprattutto a ipotetiche famiglie numerose e in un quadro
complessivo dominato dalla logica di un mondo del lavoro dominato dalla
precarietà, dalla facilità di licenziare, dalla crescita del peso dello
sfruttamento a tutti i livelli. E’ necessario irrompere in questo quadro
affrontando i termini drammatici che sono stati imposti all’economia e al mondo
del lavoro nel corso di questi anni. La priorità riguardante la rottura della
gabbia imposta dall’Unione Europea (rottura da far partire modificando
l’articolo 81 della Costituzione laddove s’impone l’obbligatorietà del pareggio
di bilancio) deve essere accompagnata da una vera e propria “campagna per il
lavoro” che veda al centro uno spostamento d’asse dalle privatizzazioni al
ritorno delle leve della programmazione economica e industriale al settore
pubblico. Le drammatiche vicende legate al progressivo processo di ulteriore
de-industrializzazione in atto nel nostro Paese chiamano a una riflessione
attorno alla possibilità di avanzamento di una proposta di politica economica,
tale da rappresentare un’alternativa, aggregare soggetti, fornire respiro a
un’iniziativa “di periodo”.
Il concetto
di fondo che è necessario portare avanti e rilanciare è quello della
programmazione economica, dell’intervento e della gestione pubblica,
combattendo a fondo l'idea che si tratti di strumenti superati, utili soltanto
– al massimo – a coordinare sfere private fondamentalmente irriducibili. Una
programmazione, un intervento, una gestione pubblica economica attraverso la
quale avviare un processo di vera e propria rottura con il capitalismo europeo
ponendoci anche in sintonia con la crisi della globalizzazione e recuperando
elementi decisivi di presenza sul piano industriale e delle infrastrutture:
1) Il rilancio del settore
industriale, nei suoi gangli vitali dalla siderurgia alla chimica
all’elettromeccanica all’agroalimentare. Direzione e gestione pubblica per gli
asset decisivi;
2) Pubblicizzazione delle utilities
in campo energetico. Il ritorno al pubblico in campo energetico deve essere
sostenuto da una politica estera non finalizzata alla partecipazione bellica
nei paesi produttori, stabilendo invece con essi un quadro diverso di relazione
e di scambio per un’Italia posta fuori dal quadro NATO e UE;
3) Piano straordinario per
l’adeguamento delle infrastrutture ferroviarie, stradali, portuali
4) Il territorio. Serve un piano
straordinario per il ripristino dell'assetto idro-geologico del territorio che
va franando dappertutto, dal Nord al Sud, sulle coste e nell'entroterra. Eguale
urgenza ha, ovviamente, il tema della difesa dell'ambiente nel suo complesso,
dello smaltimento dei rifiuti, della cementificazione;
5) Pubblicizzazione dei più
importanti gangli del sistema bancario e relativo disboscamento delle “nicchie”
di malaffare che si sono annidati nel corso dei processi di finta
privatizzazione verificatisi nel corsogli anni;
6) Il finanziamento della ricerca
destinata soprattutto verso l'innovazione di processo nell'industria attraverso
un grande rilancio dell’Università;
Accanto a
questi punti del tutto irrinunciabili ci sono da valutare anche gli elementi di
spreco che vengono principalmente da due parti: il gigantismo dell'apparato
politico portato soprattutto dalla personalizzazione della politica (pensiamo
alla dimensione gigantesca del debito delle Regioni, elefantizzatosi dal
momento dell'elezione diretta dei Presidenti), e il processo di spreco e di
diseguaglianze già causato dal cosiddetto “federalismo” così come questo, in
maniera del tutto raffazzonato e legato a egoismi di parte è stato concepito, e
il tema della riconversione ecologica di parte dell'apparato produttivo e delle
prospettive di uso del territorio che pure vanno considerate con grande
attenzione. Sanità e trasporti lasciati in mano alla privatizzazione
sponsorizzata dalle Regioni hanno rappresentato l’esempio lampante del
fallimento dell’ipotesi federalista, sulla base della quale si era anche
frettolosamente modificata la stessa Costituzione Repubblicana al titolo V. Lasciamo
anche da parte, per motivi di economia del discorso, i temi dell'intreccio
inedito che si sta realizzando, ormai da qualche anno, tra struttura e
sovrastruttura, in particolare nell'informazione: si tratta comunque di un tema
assolutamente decisivo nella lotta sociale e politica di oggi. Come può essere
possibile avviare un programma di questo tipo nelle condizioni di crisi globale
dentro cui, oggettivamente, ci stiamo trovando? Si tratta prima di tutto di
cogliere anche quest’occasione della campagna elettorale per far irrompere nel
dibattito pubblico l’idea che non tutto è ormai delegabile alla logica della
gestione feroce del ciclo capitalistico all’interno di ambiti definiti e
insuperabili. L’idea di un’opposizione per l’alternativa va quindi fatta
crescere come fatto politico dotato di una propria autonoma capacità di rappresentanza
sul piano politico sviluppando attorno ad essa una presenza, insieme culturale
e di lotta, capace di rappresentare una concreta quotidiana, non episodica,
presenza nella vita pubblica.