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domenica 18 marzo 2018


ROMA. EX-LAVANDERIA
Tutta la solidarietà di “Odissea” a chi lotta contro la deserificazione culturale e sociale delle città


La ex-Lavanderia

Noi non ci spegniamo. Contro il buio della politica, in risposta al distacco della corrente, per far luce su chi continua a lottare, per un uso pubblico, sociale e culturale, dell’ex manicomio di Roma-S.Maria della Pietà.

Cerchiamo di riassumere quello che sta succedendo oggi in un luogo storico della nostra città, il Santa Maria della Pietà (SMdP), l’ex manicomio provinciale della città di Roma. L’ex manicomio più grande d’Europa situato in un parco pubblico che per varietà botaniche è secondo a Roma solo all’Orto Botanico, un luogo scelto come sede per il Municipio Roma XIV, destinato all’accoglienza del turismo giovanile e di servizi al cittadino dal Piano Regolatore Generale della città di Roma.
Raccontiamo brevemente come le varie amministrazioni stiano demolendo tutto questo e come stiano facendo saltare una grande opportunità per il nostro territorio anche dopo avere investito lavoro, tempo e denaro.
Cosa abbiamo fatto in questi anni?
Più di venti anni di vertenza hanno visto migliaia di persone passare in questo angolo di città per partecipare a centinaia di attività che hanno spaziato dalla partecipazione alla pianificazione del territorio alle feste di compleanno dei bimbi del quartiere.
L’atto di disobbedienza civile del 2004 che ha visto l’occupazione del padiglione 31, ci ha permesso di salvare questo edificio, appena ristrutturato come centro culturale, dal suo smantellamento illegittimo, permettendoci di portare avanti la vertenza su tutto il SmdP attraverso: la presentazione di progetti partecipati(Progetto Città Ideale), la presentazione di proposte di Delibere al Comune (in due diverse occasioni) e di Proposte di Leggi di iniziative Popolari alla Regione, la partecipazione a esperienze associative territoriali o cittadine. Abbiamo rappresentato la memoria storica dell’ex manicomio di fronte alle diverse amministrazioni che si sono avvicendate negli anni.
Abbiamo potuto essere un vero centro di servizi pubblici per il territorio attraverso: la costruzione di eventi che vanno dall’Estate Romana alle rassegne che ogni estate animano il parco, la costruzione di progetti su mercato equo-solidale di respiro internazionale, su mobilità in bicicletta con la ciclofficina o che hanno portato alla costruzione di un teatro pubblico, che hanno visto le mamme del quartiere risistemare aree bimbi abbandonate, ci sono stati concerti di gruppi di quartiere e di grandi nomi, esposizioni collettive di tutte le possibili forme d’arte, abbiamo ospitato serate di ballovedendo qui la nascita di una delle più belle milonghe popolari di Roma, si sono svolti decine di laboratori stabili che si sono avvicendati negli anni, ecc…

Una magnifica Milongua alla Lavanderia

Tutto questo attraverso l’attività volontaria di chi si è incaricato di gestire e ridare alla città questo spazio, tutto questo ad offerta libera per tutti gli avventori in ogni attività, lasciando aperto questo luogo ad ogni esigenza del territorio.
Oggi la politica di palazzo che spesso si lamenta della scarsa partecipazione dei cittadini, dopo la presentazione di una Proposta di Legge Regionale firmata da più di 12.000 cittadini, dopo una delibera del Comune di Roma che sostiene la nostra ipotesi di riutilizzo, cerca di chiudere la partita con l’ennesimo processo dal quale ci siamo dovuti difendere.
Sposta l’attenzione da una vertenza territoriale ad una semplice questione di occupazione.
A quali regole ci appelliamo?        
Alla Legge Basaglia (Legge 180) che prevede l’esclusione di strutture psichiatriche all’interno degli ex manicomi e un loro riutilizzo per sostenere economicamente le comunità di reinserimento ed assistenza nel territorio cittadino esterno, leggi entrambe non rispettate qui al S. M. della Pietà.
Al Piano Regolatore Generale di Roma che prevede la delocalizzazione dei servizi nelle periferie e che individua nel S. M. della Pietà una di queste Centralità Urbane, in un quartiere privo di strutture per i cittadini, se non quelle ospedaliere (S. Filippo Neri, Gemelli, Columbus, ecc…).
A varie leggi (rimandiamo alla lettura del Libro Bianco) che dal 1997 ad oggi hanno spostato la proprietà del comprensorio dalle ex Unità Sanitarie Locali alla Regione Lazio, unico ente assieme al Comune di Roma responsabile della sua pianificazione.
Ma in realtà di cosa stiamo parlando realmente?
Del valore di 600 milioni di euro di capitale immobiliare distribuiti su 41 padiglioni, di 130 ettari di terreno interno al comprensorio oggi parco pubblico, di una vastissima area di terreni esterni non edificabili perché sotto vincolo paesaggistico. Di 20 miliardi di lire spesi nel giubileo del 2000 in ristrutturazioni e poi andati in fumo. Roma ad oggi è l’unica capitale europea senza ostelli della gioventù, qui ne avevamo ben 5 dopo poco smantellati assieme ad una mensa pubblica. Stessa sorte stava capitando al centro culturale, la ex lavanderia, fortunatamente salvato con l’occupazione da parte degli abitanti e delle associazioni della nostra città. Parliamo di una pianificazione scellerata del territorio che toglie a Monte Mario, in cui scarseggiano servizi, la sua Centralità Urbana e che pianifica la costruzione di un terzo polo ospedaliero tra S. Filippo Neri e Gemelli nei padiglioni oggi ristrutturati, quando ci sono molte altre zone in questa città prive di strutture sanitarie di prossimità. Parliamo di buchi di bilancio dell’amministrazione pubblica ormai insanabili, che mai verranno chiusi dalla ricapitalizzazione degli immobili, ma che serviranno a giustificarne la svendita di ciò che ad oggi non è stato ristrutturato ma che è ancora di proprietà pubblica.

Ex-Lavanderia

Chi ci rimetterà?
In una realtà dove amministratori politici del nostro territorio e dirigenti della nostra ASL Roma 1, anche responsabili del destino del SMdP, sono stati in questi anni indagati e condannati per vari crimini, chi pagherà per la sentenza di un giudice saranno inizialmente i responsabili dell’occupazione che da anni utilizzano i loro nomi per tutelare ciò che è di tutti. Poi pagheranno tutti quelli che non potranno più portare avanti le proprie attività all’interno del padiglione 31. Ma quelli che pagheranno veramente le politiche autoritarie e vendicative di questi nostri amministratori saranno i cittadini del quartiere e di Roma che si troveranno privati per l’ennesima volta di una risorsa pubblica.
Cosa vi chiediamo?
La partecipazione, ad ogni livello e sotto ogni forma, iniziando dalla sottoscrizione di questo appello. Vi chiediamo di starci vicini oggi perché la possibilità di uno sgombero del padiglione 31, che si manifesta come atto giuridico, può chiudere una storia vertenziale che in più di 20 anni ha cercato, a volte riuscendoci, di fermare le manovre speculative che vessano la nostra amata e odiata città. Vi chiediamo di convincervi che il vostro contributo riuscirà a mettere un freno a chi vede nel bene di tutti solamente una risorsa economica per pochi.

[Inviare le adesioni a: segreteria@exlavanderia.it]