di Chiara Pasetti
L’aforisma sul rapporto
forma e contenuto di Gaccione, pubblicato sulla prima pagina di “Odissea” nella
Lettura domenicale (29 aprile 2018), mi ha suscitato queste riflessioni a
partire da alcuni spunti contenuti negli scritti di Flaubert.
G. Flaubert |
«La forma è la carne stessa
del pensiero, come il pensiero ne è l’anima, la vita. Mi dite che faccio troppa
attenzione alla forma. Ahimè! È come il corpo e l’anima, la forma è l’idea, per
me, sono un tutt’uno e non so cosa sia l’uno senza l’altro. Più un’idea è
bella, più la frase è sonora; siatene certa. La precisione del pensiero fa (ed
è lei stessa) quella della parola».
«Come
tu non puoi estrarre da un corpo fisico le qualità che lo costituiscono, cioè
colore, estensione, solidità, senza ridurlo a una vuota astrazione, senza
distruggerlo insomma, così tu non toglierai la forma dall’Idea, perché l’Idea
non esiste che in virtù della sua forma. Pensa ad un’idea che non abbia una
forma, è impossibile; così una forma che non esprima un’idea. Ecco un insieme
di stupidaggini sulle quali vive la critica. Si rimprovera alle persone che
scrivono in buono stile di trascurare l’idea, lo scopo morale; come se lo scopo
del medico non fosse di guarire, quello del pittore di dipingere, quello
dell’usignolo di cantare, come se lo scopo dell’Arte non fosse il Bello prima
di tutto!».
È nota la teoria
flaubertiana, espressa più volte nella sua Correspondance
già a partire dal periodo giovanile, secondo la quale, in un’opera, egli
identifica forme e fond, o forme e idée: forma e idea, forma e contenuto,
forma e pensiero. Identificazione esplicitata attraverso similitudini come
anima e corpo, carne e vita, colore e sostanza (1) . Per Flaubert l’idea
che soggiace a una creazione, e la forma della creazione stessa, sono momenti
non tanto inscindibili quanto inesistenti come fatti separati (2).
Esiste un’unità ontologica tra di essi, da cui scaturisce l’unicità
dell’espressione (lo stile) proprio di ogni opera d’arte.
Non
ci sono pensieri belli senza forme belle, né viceversa. La Bellezza trasuda
della forma nel mondo dell’Arte, come nel nostro mondo fuoriesce la tentazione,
l’amore. Come non puoi estrarre da un corpo fisico le qualità che lo
costituiscono, cioè colore, estensione, solidità, senza ridurlo a una vuota
astrazione, senza distruggerlo insomma, così non potrai togliere la forma
dall’Idea, perché l’Idea non esiste che in virtù della sua forma. Pensare a
un’idea che non abbia una forma: è impossibile. Così una forma che non esprima
un’idea (3). Quando o dove «la Forma manca, l’Idea non è più. Cercare l’uno, è cercare l’altro.
Sono così inseparabili quanto la
sostanza dal colore, ed è per questo», afferma Flaubert, «che l’Arte è la Verità stessa» (4).
G. Flaubert |
1. «La forma è la carne stessa dell’idea, come il pensiero ne è
l’anima, la vita», scrive a Louise Colet il 27 marzo 1853. E qualche anno dopo,
a Mademoiselle Leroyer de Chantepie: «è come il corpo e l’anima; la forma e
l’idea, per me, sono tutt’uno e non so cosa sia l’uno senza l’altro. Più
un’idea è bella, più la frase è sonora. La precisione del pensiero fa (ed è lei
stessa) quella della parola». (rispettivamente Correspondance, vol. II, p, 286, e ibid., p. 785).
2. Tra i tanti che si sono soffermati su questo importante
concetto al cuore dell’estetica di Flaubert, anche il suo discepolo Guy de
Maupassant: «Allo stesso modo in cui, negli esseri viventi, il sangue nutre la
carne e determina anche il suo contorno, la sua apparenza esteriore in
conformità della razza e della famiglia, così, per lui, nell’opera, il
contenuto fatalmente impone l’espressione unica e giusta, la misura, il ritmo,
tutte le pieghe della forma. Non concepiva assolutamente che il contenuto
potesse esistere senza la forma, né la forma senza il contenuto». Guy de
Maupassant, «Préface aux Lettres de Gustave Flaubert à George Sand», Extraits,
Charpentier, 4 février 1884, in Didier Philippot, Gustave Flaubert. Mémoire de la critique, Presses de l’Université Paris Sorbonne,
Paris 2006, p.574.
3. Correspondance,
t. I, pag. 350.
4. Correspondance,
t. II, p. 91. Flaubert scrive quasi sempre la parola Art con la lettera
maiuscola.