San Gimignano.
LA
SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE
E LA SICUREZZA
ANTINCENDIO:
CRITICITÀ E
OPPORTUNITÀ
di Gioacchino Giomi
Un momento del Convegno |
Nell'ambito delle
iniziative legate alla scrittura di una nuova regola tecnica sulla sicurezza
antincendio dei Musei e delle Biblioteche che si trovano in edifici storici, il
13 aprile scorso al Teatro dei Leggieri a San Gimignano, è stato organizzato il
convegno dal titolo Salvaguardia del patrimonio culturale e
sicurezza antincendio: criticità e opportunità.
L’obiettivo è fare il punto sullo stato dell’arte della sicurezza
antincendio negli edifici storici e in particolare negli ambienti museali, un’occasione
per favorire scambi di opinioni e di informazioni tra Vigili del fuoco e chi si
occupa della gestione e della conservazione dei beni culturali, perché solo
attraverso un confronto il più possibile diretto è possibile arrivare a
soluzioni efficaci e condivise. Organizzato dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
con Mibact, Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco e Comune di
San Gimignano, l’evento ha coinvolto istituzioni e casi di studio di primo
piano come Santa Maria della Scala a Siena, Palazzo della Signoria a Firenze,
Venaria Reale a Torino e ha visto tra l’altro la presenza del Direttore degli
Uffizi di Firenze. Gli interventi hanno illustrato lo stato dell’arte della
normativa antincendio, le criticità del settore del riuso dei beni culturali e
il loro adeguamento ai fini della sicurezza antincendio, che offrono nella
complessità delle situazioni nuove opportunità per ampliare l’utilizzazione
degli spazi museali. Importante infatti la possibilità di riuso delle strutture
museali per attività multifunzionali dalla cultura alla ricreazione; la
centralità dell’approccio interdisciplinare, il coinvolgimento del personale
che lavora nei musei e anche del pubblico in merito a esodo per emergenza e
soprattutto per i comportamenti preventivi.
Proponiamo in questa sede l’intervento del Capo del Corpo
nazionale dei Vigili del fuoco, Ingegner Gioacchino Giomi
“Abbiamo
organizzato questo convegno a San Gimignano, esempio di una città conosciuta in
tutto il mondo che ha mantenuto intatte le proprie caratteristiche medioevali, per
condividere con tutti gli operatori del settore, scelte e prospettive di
sviluppo in un ambito di rilievo per il nostro Paese: la salvaguardia del
patrimonio culturale e la sicurezza antincendio. Introduco i lavori del
convegno con una breve carrellata sulle disposizioni di prevenzione incendi che
si sono succedute nel corso degli anni nel settore degli “edifici pregevoli per
arte e storia” e sulle iniziative che pensiamo si possano adottare per
semplificare ulteriormente le norme tecniche. La prima norma in ordine di tempo
è stato il Regio Decreto n. 1564 del 7 novembre 1942, emanato per garantire la
sicurezza e la conservazione degli edifici storici.
L’applicazione
delle misure stabilite dal Regio Decreto del 1942 ha comportato interventi
invasivi che in molti casi hanno deturpato il bene; quindi per superare tali
difficoltà e per contemperare le esigenze della sicurezza antincendio con quelle
della salvaguardia degli edifici storici, negli anni Novanta del Novecento furono
emanate specifiche normative antincendio per quegli edifici destinati a musei,
gallerie esposizioni, mostre, biblioteche e archivi. Mi riferisco al D.M. n. 569 del 20 maggio 1992 e
al D.P.R. n. 418 del 30 giugno 1995. Due provvedimenti che hanno completamente
rivisitato, semplificandole, le misure di prevenzione incendi stabilite dal Regio
Decreto del 1942.
Un
ulteriore passo avanti in chiave semplificativa è stato compiuto con
l’emanazione del DPR n. 151 del 1° agosto 2011. Con tale regolamento si è posto
rimedio alle difficoltà applicative del procedimento di prevenzione incendi agli
edifici tutelati che, pur essendo soggetti ai controlli, non erano
caratterizzati da un concreto rischio di incendio. In base a un Decreto del
1982, infatti, erano ugualmente soggetti ai controlli sia il grande museo, con
numerosi visitatori, che il piccolo edificio tutelato non aperto al pubblico
per il quale era palese l’inconsistenza del rischio di incendio e
conseguentemente la non rilevanza del procedimento di prevenzione incendi.
I protagonisti del Convegno |
E’
opportuno evidenziare che la progettazione antincendio risulta relativamente
agevole per i musei, le gallerie, gli archivi e le biblioteche in quanto, come
ho già accennato, questi edifici sono disciplinati da specifiche normative che
contemperano le esigenze di tutela della sicurezza antincendio con quelle di
salvaguardia dell’integrità dell’edificio storico.
Per
le rimanenti attività aperte al pubblico quali teatri, uffici, alberghi e
scuole ubicati in edifici tutelati, invece, non sono previste disposizioni ad hoc, ma ci si riferisce alle
normative di settore che sono state studiate per garantire la sicurezza
antincendio astraendosi dalla tipologia di edificio nelle quali sono inserite.
Per
questa ragione l’applicazione di tali disposizioni agli edifici storici, comporta
in molti casi il ricorso all’istituto della deroga con la conseguente necessità
di individuare, attraverso il processo della valutazione del rischio, le misure
di sicurezza equivalenti necessarie a compensare il rischio di incendio dovuto
al mancato rispetto della normativa di settore, con la conseguenza che il
procedimento autorizzativo risulta più complesso.
Com’è
noto ai professionisti che lavorano in questo settore, per la ricerca delle
misure compensative può essere adottato il metodo “qualitativo”, stabilito dal
Decreto 7 agosto 2012, ovvero il metodo “prestazionale”, disciplinato dal Decreto
9 maggio 2007.
L’esperienza
ci ha dimostrato che il professionista incontra molto spesso difficoltà nella
ricerca delle misure compensative. Per questo motivo siamo giunti alla
determinazione di emanare una linea guida per consentire di individuare
agevolmente le soluzioni più idonee per contemperare le esigenze di tutela
dell’edificio storico con quelle di sicurezza antincendio. Si tratta di uno
strumento che offre soluzioni ai problemi di prevenzione incendi,
differenziando i profili di rischio per la sicurezza delle persone da quelli
per la tutela dei beni. La linea guida, emanata con la Circolare n. 3181 del 15
marzo 2016, si applica agli edifici sottoposti a tutela, destinati ad attività
aperte al pubblico quali teatri, alberghi, scuole e uffici. Le soluzioni
tecniche in deroga, contenute nella linea guida, affidano la compensazione del rischio all’azione complementare delle soluzioni
conformi derivate dal Decreto ministeriale 3 agosto 2015 - il c.d. codice di prevenzione incendi - modulate con misure
aggiuntive, anche di tipo gestionale, quali divieti e condizioni di esercizio
che tendono a limitare lo sviluppo e la propagazione dell’incendio per salvaguardare
gli occupanti e tutelare i beni.
A
distanza di anni, sulla scorta dell’esperienza maturata e delle problematiche
riscontrate nell’applicazione di queste normative, ci stiamo rendendo conto che
anche i due decreti non garantiscono la necessaria flessibilità che invece
auspicheremmo per effettuare interventi mirati di adeguamento antincendio.
Pertanto,
per il futuro, vorremmo fare un ulteriore passo avanti in termini di
semplificazione, per evitare di dover ricorrere al procedimento di deroga per
le situazioni che non si inquadrano perfettamente nel rispetto della norma.
Nel
solco tracciato dal Decreto 3 agosto 2015, dunque, stiamo predisponendo, in
collaborazione con i colleghi del MIBACT, un’Appendice tecnica al Codice di
prevenzione incendi, che consolidi quanto abbiamo stabilito nella linea guida
del 2016.
Avremo
così uno strumento di progettazione molto flessibile che consentirà adeguamenti
antincendio mirati basandosi su varie alternative quali: il metodo
prescrittivo, il metodo semiprestazionale e il metodo prestazionale.
Il
Convegno di San Gimignano si propone quindi l’obiettivo di approfondire gli
argomenti che ho brevemente illustrato ponendo l’accento sul riutilizzo degli
edifici storici con l’intento di far convivere norme di tutela e di prevenzione
senza incidere sulla funzionalità dell’edificio. A mio avviso la fase
dell’adeguamento antincendio potrebbe essere utilizzata per un ripensamento
complessivo dell’edificio e delle sue funzioni in modo che eventuali interventi
sulle strutture e sulla gestione degli spazi vengano vissuti come una
opportunità di sviluppo. Siamo disponibili a realizzare, assieme ai colleghi
dei beni culturali e a chi ha la
responsabilità di tutelare e di promuovere tali beni, una normativa di
prevenzione incendi che non sia di intralcio, ma anzi consenta una
valorizzazione dei luoghi d’arte.
Viviamo
in un’epoca di grande cambiamento che viene definita rivoluzione digitale.
Supporti
informatici quali segnaletica di sicurezza intelligente che indirizza i flussi
di esodo in funzione del tipo di emergenza; sistemi informatici che consentono
ai soccorritori di conoscere quali sono le persone e i beni da porre in salvo; supporti
che indirizzano i comportamenti dei visitatori di un edificio in caso di esodo
in emergenza.
Sono
soltanto alcuni esempi di strumenti tecnici che qualche anno fa erano solo
ipotizzabili ma che ora sono stati messi a punto e sono disponibili per
implementare la sicurezza senza effettuare interventi invasivi: basta saper
cogliere l’occasione.”