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lunedì 18 giugno 2018


Taccuino
IL TALENTO IGNORATO DI ANDREA LUCHESI
di Angelo Gaccione

Andrea Luchesi

La Chiesa dell’Assunta in Vigentino dà il nome alla Piazza dell’Assunta su cui si trova ubicata. In realtà chiamarla piazza è un po’ esagerato: si tratta di un semplice slargo al fondo di una traversa della lunghissima via Ripamonti. Non è una chiesa blasonata e forse è per questo, oltre alla posizione decentrata, che non è nota ai più. Tuttavia la sera del 13 giugno scorso si è rivelata, almeno per un appassionato di musica sacra e barocca come me, una magnifica doppia piacevole sorpresa. Mi ha regalato, deliziandomi, un bellissimo concerto, e ha colmato un pezzetto della mia abissale ignoranza.
Nulla sapevo, infatti, del compositore veneto Andrea Luchesi e dei suoi straordinari meriti, oggi quasi del tutto seppellito in un colpevole oblio.
Intanto ho scoperto che la Chiesa ha una sua Orchestra dell’Assunta, e già questo è straordinario: vuol dire che è in grado di proporre delle piccole rassegne alla città. Non so se l’ensemble che ha eseguito questo Concerto Straordinario dedicato a Luchesi appartenga a detta Orchestra, o se, come spesso avviene, era integrato da musicisti “in prestito”. In ogni caso il maestro Giovanni Battista Columbro (cui si deve, credo, la scelta di questo omaggio), lo ha diretto in maniera impeccabile, e tanto il Concerto per clavicembalo e archi in Fa Maggiore (al clavicembalo Graziella Baroli), quanto la Grande Sinfonia in Re Maggiore per fiati e archi, sono risultati ottimi. La Grande Sinfonia contiene una quantità di echi e di suggestioni davvero sorprendenti. Ci sono stati dei momenti i cui passaggi melodici, i timbri sonori mi evocavano Mozart, Beethoven e non solo.
Dalle note del programma stese dal direttore Columbro, ho potuto successivamente appurare come quelle mie reminiscenze non fossero arbitrarie. Di come Luchesi a Bonn fosse stato effettivamente maestro di Beethoven, e come in quella città avesse ricoperto il prestigioso incarico di Kapellmeister a vita, giuntovi su invito del principe arcivescovo per organizzare l’orchestra del principato. Di come Luchesi e gli altri grandi maestri italiani operanti nelle più celebri capitali europee della musica (Sammartini, Fischietti, Guglielmi, Boroni, Paisiello, Sarti, Piccinni, Bianchi, Tarchi, Boccherini, Salieri, Clementi, Porpora...), avessero influenzato la musica europea.
Plagi, false attribuzioni, impossessamenti più o meno fraudolenti, commissioni dietro compensi di committenti che spesso se ne attribuivano la paternità o le commerciavano come proprie, inesistenza della tutela del diritto d’autore, condizioni difficili di vita che spesso obbligavano gli artisti a cedere il frutto della loro creatività a ricchi signori dietro compenso... Fino a quella editoria “imperial-sciovinistica” come la definisce Columbro, germanocentrica e che ha dominato per tutto l’Ottocento, che ha apertamente ignorato l’enorme debito che a questi grandi talenti italiani devono la musica europea, e moltissimi dei protagonisti più celebrati.