Taccuino
IL TALENTO
IGNORATO DI ANDREA LUCHESI
di Angelo Gaccione
Andrea Luchesi |
La Chiesa dell’Assunta in
Vigentino dà il nome alla Piazza dell’Assunta su cui si trova ubicata. In
realtà chiamarla piazza è un po’ esagerato: si tratta di un semplice slargo al
fondo di una traversa della lunghissima via Ripamonti. Non è una chiesa
blasonata e forse è per questo, oltre alla posizione decentrata, che non è nota
ai più. Tuttavia la sera del 13 giugno scorso si è rivelata, almeno per un
appassionato di musica sacra e barocca come me, una magnifica doppia piacevole
sorpresa. Mi ha regalato, deliziandomi, un bellissimo concerto, e ha colmato un
pezzetto della mia abissale ignoranza.
Nulla
sapevo, infatti, del compositore veneto Andrea Luchesi e dei suoi straordinari
meriti, oggi quasi del tutto seppellito in un colpevole oblio.
Intanto
ho scoperto che la Chiesa ha una sua Orchestra dell’Assunta, e già questo è
straordinario: vuol dire che è in grado di proporre delle piccole rassegne alla
città. Non so se l’ensemble che ha eseguito questo Concerto Straordinario
dedicato a Luchesi appartenga a detta Orchestra, o se, come spesso avviene, era
integrato da musicisti “in prestito”. In ogni caso il maestro Giovanni Battista
Columbro (cui si deve, credo, la scelta di questo omaggio), lo ha diretto in
maniera impeccabile, e tanto il Concerto
per clavicembalo e archi in Fa Maggiore (al clavicembalo Graziella Baroli),
quanto la Grande Sinfonia in Re Maggiore
per fiati e archi, sono risultati ottimi. La Grande Sinfonia contiene una quantità di echi e di suggestioni
davvero sorprendenti. Ci sono stati dei momenti i cui passaggi melodici, i
timbri sonori mi evocavano Mozart, Beethoven e non solo.
Dalle
note del programma stese dal direttore Columbro, ho potuto successivamente
appurare come quelle mie reminiscenze non fossero arbitrarie. Di come Luchesi a
Bonn fosse stato effettivamente maestro di Beethoven, e come in quella città
avesse ricoperto il prestigioso incarico di Kapellmeister a vita, giuntovi su
invito del principe arcivescovo per organizzare l’orchestra del principato. Di
come Luchesi e gli altri grandi maestri italiani operanti nelle più celebri
capitali europee della musica (Sammartini, Fischietti, Guglielmi, Boroni,
Paisiello, Sarti, Piccinni, Bianchi, Tarchi, Boccherini, Salieri, Clementi,
Porpora...), avessero influenzato la musica europea.
Plagi,
false attribuzioni, impossessamenti più o meno fraudolenti, commissioni dietro
compensi di committenti che spesso se ne attribuivano la paternità o le
commerciavano come proprie, inesistenza della tutela del diritto d’autore,
condizioni difficili di vita che spesso obbligavano gli artisti a cedere il
frutto della loro creatività a ricchi signori dietro compenso... Fino a quella
editoria “imperial-sciovinistica” come la definisce Columbro, germanocentrica e
che ha dominato per tutto l’Ottocento, che ha apertamente ignorato l’enorme
debito che a questi grandi talenti italiani devono la musica europea, e
moltissimi dei protagonisti più celebrati.