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sabato 28 luglio 2018

LETTURA/17
Aforismi per un giorno solo
di Nicolino Longo



“Se, oggi, i giovani sono arrivati all’amnèsia, vorrà dire  
che non ricordano che la vita gli appartiene”.

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“Se vuoi scovare un tirchio, fagli uno squillo. Se ti risponde
con un altro squillo, l’hai trovato”.

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“Lo stroncatore: è colui che, col suo lavoro di scavo, fa, del libro,
la tomba dell’autore”.

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“Le stelle cadenti: sono le liane del cielo, con cui le anime dei morti
si calano sulla terra a visitare i vivi”.

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“Ci sono politici che, quanto più son di destra, tanto più son mancini”.

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“Le ostetriche liberano le madri dai figli. La maggiore età, i figli
dalle madri”.

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“D’ogni cosa, spesso l’eccesso è un accesso al decesso”.

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“Il politico religioso, per arrivare al Governo, i voti non li chiede, li fa”.

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“C’è gente che, pur non facendo testo, in quanto senza testa,
 vorrebbe, in virtù del posto che occupa, a tutti i costi, tener testa”.

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“Se si ha un figlio morto, e se ne sente la voce, sarà meglio sentirsi
con lo psichiatra”.

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“I politici che sistemano i propri familiari, dormono a sette cuscini.
Quelli che, invece, temono di poter essere sistemati dalla mafia,
a sette chiavi”.

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“Un tempo, i giovani andavano a letto con i polii. Oggi, invece,
con le pollastrelle, all’ora in cui i polli cantano”.

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“Quando un tetto ha il capogiro, non  è la troppa altezza che glielo provoca,
ma il comignolo a pappagallo della casa”.

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“Attacco di cuore: un attacco, a sorpresa, da parte del cuore, al cuore”.

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“Avere una marcia in più, e non disporre del cambio per innestarla”.

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“Il tuono se la fa sempre a piedi, perché non appena apre bocca
per chiedere il passaggio al lampo, questo è già al suolo”.

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“Un consiglio per titubanti aspiranti sposi: contrarre matrimonio,
con divorzio già incorporato ”.

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“I politici, quando parlano, usano il microfono; quando scrivono,
i negri”.

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“Solo il disordine, per ovviare alla sua mancanza d’ordine, può,
richiamando sé stesso all’ordine, mettere ordine”.

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“Quando i politici, sul palco, se le cantano, il sottofondo musicale,
il più delle volte, è quello delle fazioni opposte che,
sotto il palco, se le suonano”.