Giuseppe Bruzzone
Cambiare strada o
perire. Le armi nucleari minacciano di far scomparire per sempre la vita sul
nostro pianeta.
Chi scrive è un
"nato al mondo" sul finire dell' anno 1942. Nato al mondo perché
frutto dell'incontro di un uomo e di una donna. Cioè frutto della specie umana. Che poi sia nato in un
certo Stato, in una città piccola o grande, lo ritengo meno importante che non
il dato di fatto di cui sopra. Senza nulla togliere all'impronta, che pesa,
che si può ricevere, nascendo in un posto, anziché in un altro. Ma il concetto di Specie sovrasta
quello di Stato. Non ci fossero i frutti di essa, lo Stato non esisterebbe. Rivendico
quindi una mia libertà di pensiero che va oltre quella cultura, quell'atteggiamento verso i problemi che si riceve in una realtà oppure in un'altra. A
maggior ragione, nel periodo storico che stiamo vivendo, in cui i gruppi umani,
nella permanente conflittualità contro altri gruppi, nella costante evoluzione
del pensiero scientifico, hanno prodotto armi, che se impiegate, potrebbero distruggere
la nostra stessa Storia sul Pianeta che abitiamo.
Ritengo,
come osservato da diversi studiosi, che nel nostro modo di rapportarci con
altri gruppi, ci sia molto del comportamento di altre specie animali sociali
come le formiche. Cioè ci sia una componente animale che nel periodo storico
attuale giudico deleteria. Le formiche non sanno quello che fanno. Fanno e
basta. Noi, umani, dovremmo invece sapere le conseguenze dei nostri atti,
proprio perché umani. E se usassimo certe armi faremmo solo opere di reciproca
distruzione , non di conquista o difesa di valori o raggiungimento di obiettivi
"geo-politici", come qualcuno continua a pensare non volendo accorgersi
del periodo "atomico" attuale. Parlare del non uso di certe armi non
vuol dire che se ne possono usare altre di tipo diverso. Vuol dire accorgersi che la nostra
violenza che le ha prodotte, oggi è
arrivata al massimo della sua espressione. E che occorre cambiare verso, se si
vuole continuare la Vita nel suo insieme, sulla Terra. È la nostra Storia Umana che ritengo sia giunta
ad un bivio. Per il Clima e la situazione conflittuale tra gli Stati, quelle
politiche di accordi generali, economici e politici per contenere e isolare gli
avversari ad
oriente e occidente, senza lasciare loro troppe scelte; per la proprietà
contestata di alcune isolette del Pacifico presa magari a pretesto per scontri
generalizzati (considerato che, in quell'area, è presente un' imponente forza
navale spostata dall'Oceano Atlantico per contrastare un potenziale
"nemico").
Ebbene
oggi riaffermo il ritiro della mia delega allo Stato italiano (già ritirata,
nei fatti, decenni fa per non aver voluto compiere diverse volte il servizio
militare) responsabilizzandomi della mia violenza all'interno e all'esterno
del mio Stato, non accettando condotte di furberie e dominio verso chiunque. Lo
Stato siamo noi cittadini che lo componiamo, nel senso pieno del termine, senza
deleghe, alla pari, uomini e donne, perché non possano esserci scelte di guerra
che potrebbero distruggere le vite di tutti. Ci si accorgerebbe allora che un'altra
vita è possibile, proprio come, mi pare, dica una canzone. Ci fossero
difficoltà economiche, i soldi da spendersi per eventuali armamenti, potrebbero
essere dirottati a beneficio dei cittadini, senza il cogente rispetto della
"sovranità statale". Perché la loro
vita è oggi e
solo oggi, non domani, e si preserveranno le modalità perché possa continuare
per i nostri figli e nipoti perché questo è il senso "umano" della
vita che continua. Non siamo numeri, formiche, e le nostre vite non dovrebbero
essere a disposizione di altri, nel pieno rispetto di tutti.
Questa
è appunto una filosofia: la mia. Gli amici "Disarmisti esigenti", dal
titolo del libro di Hessel e Jacquard, propongono strade più dichiaratamente
sociali e di gruppo e, forse, più facilmente raggiungibili nel tempo breve. Non
ho intenzione di rinnegare nulla e nessuno me l'ha chiesto. Ma è l'espressione
di un me stesso, che dal cornicione di una scalinata di scuola a Genova,
pensava come avrebbe vissuto la vita che aveva davanti e questo mi rende
contento.