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giovedì 1 novembre 2018

FRANCO MANZONI E LA POESIA
di Angelo Gaccione

In occassione della pubblicazione in lingua romena
di Înger de sânge.

Manzoni alla Libreria Bocca

Franco Manzoni è noto al grosso pubblico, soprattutto per la sua collaborazione al “Corriere della Sera” che dura oramai da oltre un trentennio. Ma per i cultori e gli appassionati di poesia come noi, Franco è soprattutto un poeta: un poeta che ha al suo attivo la pubblicazione di un significativo numero di raccolte di versi, alcune tradotte anche all’estero, messe assieme in un arco di tempo che racchiude mezza  vita di un uomo. Franco è, naturalmente, molte altre cose ancora: è un ottimo critico di poesia, un abile traduttore dalle lingue classiche, il fondatore della rivista “Schema” che ha diretto per anni, autore di testi messi in musica, l’estensore assieme al comune amico poeta Filippo Ravizza, del Manifesto in difesa della lingua italiana, e Dio sa se ne abbiamo bisogno! La scrittrice Gina Lagorio, allibita e indignata, aveva scritto un pezzo per la prima pagina di “Odissea” denunciando che al Parlamento Europeo, gli atti della Commissione non venivano più redatti nella lingua italiana. Una delle lingue più antiche e nobili della cultura mondiale, come sappiamo. Ma Manzoni è anche uno dei pochi conoscitori e cultori della lingua milanese parlata e scritta. E per un difensore delle lingue madri, come io mi considero, non è poca cosa: non fosse altro perché dai dialetti è nata la lingua italiana, come sappiamo dal De vulgari eloquentia. Lingua milanese sempre più marginale e destinata, ahimè! alla sua scomparsa e che si sta rivelando una lingua tagliata, una lingua perduta. I dialetti sono beni materiali della civiltà, non beni immateriali legati solo alle esigenze dello spirito. Nulla è più concreto delle lingue madri per conoscere la propria storia, i propri luoghi, la propria cultura, il proprio cibo, il proprio carattere. Uno dei più lucidi e intelligenti intellettuali milanesi, Carlo Cattaneo, ne era molto consapevole, e nello scritto “Sui milanesi e il loro dialetto” del 1836 (lo potete leggere nel IV volume dei suoi Scritti sulla Lombardia), ne difendeva con forza la legittimità contro i tanti detrattori.

Franco Manzoni

Dunque, qui abbiamo a che fare con una personalità pluriforme e complessa il cui interesse per la poesia è preminente, ma non è il solo. Naturalmente in un arco così vasto di tempo la sua ricerca poetico-espressiva, ha attraversato varie fasi e toccato i temi più diversi (esistenziali, civili, erotici, affettivi, familiari); e lo ha fatto sempre con controllata attenzione alla parola, al lemma, al dire, perché non debordasse mai, e mai perdesse la sua forza, la densità che le è richiesta per farsi emozione, sensorialità, e giungere al cuore del lettore, come anche la scelta antologica di questa traduzione in lingua romena dimostra. Dai testi più petrosi ed ermetici a quelli più distesi e narrativi, più colloquiali ed “aperti” ad una maggiore comprensione, ad una più immediata fruibilità, lo stile di Manzoni non si allontana dalla sua impronta, dalla sua riconoscibilità. Mai banale, anche nei testi più essenziali e leggeri egli conserva sempre la grazia di una sapiente alchimia compositiva. E questo è il dono di un vero poeta, di un poeta necessario.     

La copertina del libro

Franco Manzoni
Înger de sânge
Editura Eikon,
Pagg. 112 anno 2018