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lunedì 3 dicembre 2018

IL MINISTRO COSTA E IL CLIMA
di Alfonso Navarra*

Sergio Costa

Premetto che personalmente ritengo positiva l'apertura al dialogo con il mondo associativo di Sergio Costa, ministro dell'Ambiente: Ma va sempre tenuto presente che abbiamo a che fare con una figura anomala, che comunque non rappresenta la politica estera del "Salvimaio". Politica estera che va tenuta presente perché quella climatica è una questione globale centrale), proporrei però una riflessione su questo fatto "epifanico". La delegazione della Coalizione Clima che il 27 novembre ha incontrato il Ministro Costa in corso Colombo era molto ampia e variegata. Le presenze comprendevano le grandi associazioni ambientaliste, i grandi sindacati, organizzazioni come la Confederazione agricoltori.
Io rappresentavo la componente ecopacifista e ho portato all'attenzione di Costa la questione di prendere ispirazione dalle risoluzioni della California e di collegarsi idealmente con il movimento "We are still in" per come propone di mettere insieme il contrasto tra minaccia climatica e minaccia nucleare.
Ho consegnato ufficialmente al ministro il testo della risoluzione del 28 agosto 2018, quella con cui lo Stato della California supporta il Trattato di proibizione delle armi nucleari con motivazioni che potremmo avere scritto noi (alla Conferenza stampa con Mattioli svoltasi al Senato in collegamento con l'Earth Day).
La risposta di Costa è stata quella di una reazione infastidita, sopra le righe, da nervo scoperto toccato: "Volete che faccia scoppiare un incidente diplomatico? Il governo italiano si rapporta solo con chi rappresenta ufficialmente il governo degli USA!".
La mia impressione - non ho prove in supporto, si tratta solo di un pensiero malizioso - è che il duo Salvimaio gli abbia tirato le orecchie quando si trattava di decidere se, come Italia, partecipare ufficialmente o meno al summit ambientale di San Francisco in settembre.
Ovviamente, considerata l'opzione pro Trump di questo governo, si è deciso di non partecipare, e questo a differenza delle alte autorità dell'ONU, dei primi ministri dei Paesi che affonderanno con l'aumento a 1,5° C (le Fiji in primis più diversi altri...), di ministri per l'Ambiente di Paesi NATO come il Canada, del plenipotenziario della Cina per l'azione climatica...
Non si parli dunque a sproposito di galateo diplomatico ma di scelta politica!
Il nostro problema di associazionismo italiano è allora anche quello di fare i conti con questo semplicissimo quesito: si può essere trainanti ed ambiziosi a livello globale evitando lo scontro politico e culturale con una Amministrazione negazionista ed anti-Parigi che ritiene il cambiamento climatico "un complotto dei cinesi"? O si ritiene meglio fare finta di nulla: si giustifica di fatto il governo perché ha bisogno dell'appoggio di Trump nell'acquisto dei titoli italiani nelle aste sui mercati finanziari e nel sostegno al governo Serraji a Tripoli in difesa dei pozzi dell'ENI! È da valutare positivamente, ripeto, che il Ministro Costa sia aperto al dialogo e, anomalamente,  parli senza peli sulla lingua. Ma altrettanta franchezza dovrebbe essere esercitata da parte nostra, con l'intelligenza tattica, come dicevo all'inizio, e sto ripetendo, di non ignorare comunque la disponibilità che sta dimostrando personalmente il Ministro a consultarci sul Piano energia e clima.
[*Disarmisti esigenti]