di Alfonso Navarra*
Sergio Costa |
Premetto che
personalmente ritengo positiva l'apertura al dialogo con il mondo associativo
di Sergio Costa, ministro dell'Ambiente: Ma va sempre tenuto presente che
abbiamo a che fare con una figura anomala, che comunque non rappresenta la
politica estera del "Salvimaio". Politica estera che va tenuta
presente perché quella climatica è una questione globale centrale), proporrei
però una riflessione su questo fatto "epifanico". La delegazione
della Coalizione Clima che il 27 novembre ha incontrato il Ministro Costa in
corso Colombo era molto ampia e variegata. Le presenze comprendevano le grandi
associazioni ambientaliste, i grandi sindacati, organizzazioni come la
Confederazione agricoltori.
Io
rappresentavo la componente ecopacifista e ho portato all'attenzione di Costa
la questione di prendere ispirazione dalle risoluzioni della California e di
collegarsi idealmente con il movimento "We are still in" per come
propone di mettere insieme il contrasto tra minaccia climatica e minaccia
nucleare.
Ho
consegnato ufficialmente al ministro il testo della risoluzione del 28 agosto
2018, quella con cui lo Stato della California supporta il Trattato di
proibizione delle armi nucleari con motivazioni che potremmo avere scritto noi
(alla Conferenza stampa con Mattioli svoltasi al Senato in collegamento con
l'Earth Day).
La
risposta di Costa è stata quella di una reazione infastidita, sopra le righe,
da nervo scoperto toccato: "Volete che faccia scoppiare un incidente
diplomatico? Il governo italiano si rapporta solo con chi rappresenta
ufficialmente il governo degli USA!".
La
mia impressione - non ho prove in supporto, si tratta solo di un pensiero
malizioso - è che il duo Salvimaio gli abbia tirato le orecchie quando si
trattava di decidere se, come Italia, partecipare ufficialmente o meno al
summit ambientale di San Francisco in settembre.
Ovviamente,
considerata l'opzione pro Trump di questo governo, si è deciso di non
partecipare, e questo a differenza delle alte autorità dell'ONU, dei primi
ministri dei Paesi che affonderanno con l'aumento a 1,5° C (le Fiji in primis
più diversi altri...), di ministri per l'Ambiente di Paesi NATO come il Canada,
del plenipotenziario della Cina per l'azione climatica...
Non
si parli dunque a sproposito di galateo diplomatico ma di scelta politica!
Il
nostro problema di associazionismo italiano è allora anche quello di fare i
conti con questo semplicissimo quesito: si può essere trainanti ed ambiziosi a
livello globale evitando lo scontro politico e culturale con una
Amministrazione negazionista ed anti-Parigi che ritiene il cambiamento
climatico "un complotto dei cinesi"? O si ritiene meglio fare finta
di nulla: si giustifica di fatto il governo perché ha bisogno dell'appoggio di
Trump nell'acquisto dei titoli italiani nelle aste sui mercati finanziari e nel
sostegno al governo Serraji a Tripoli in difesa dei pozzi dell'ENI! È da valutare positivamente, ripeto, che il
Ministro Costa sia aperto al dialogo e, anomalamente, parli senza peli sulla lingua. Ma altrettanta
franchezza dovrebbe essere esercitata da parte nostra, con l'intelligenza
tattica, come dicevo all'inizio, e sto ripetendo, di non ignorare comunque la
disponibilità che sta dimostrando personalmente il Ministro a consultarci sul
Piano energia e clima.
[*Disarmisti esigenti]