di Lidia Sella
Antonio Canova "Amore e Psiche" |
La passione amorosa è
energia vitale. Forse perciò funziona come un’onda. Il desiderio cresce. E poi
si ritira. Una sorta di luna ormonale provoca l’alta marea dei sensi, allaga la
psiche, dilaga in ogni fibra, dilata vasi sanguigni e organi sessuali. E,
mentre culla i corpi nella comunione dell’estasi, e svela ai mortali l’eternità
dell’attimo, ci sommerge nella sua spuma di gioia, e piacere. Con il segreto
intento di depositare, sui fecondi fondali della donna, il sacro seme
dell’essere. Dopodiché l’istinto a fondersi, e riprodursi, viene calamitato di
nuovo dal grande Oceano del Nulla.
Sulla
battigia delle nostre coscienze, mestamente avviate a tornare monadi, talvolta
restano allora desolazione e sofferenza, simili a ossi di seppia risputati dal
mare.
La
perenne metamorfosi che investe il rapporto di coppia evoca il ciclo
dell’acqua. Idrogeno e ossigeno si legano a formare molteplici realtà:
ruscello, nuvole, pioggia, neve, ghiacci e, ancora, l’immensa distesa equorea.
Lungo il suo iter di trasformazione, così l’innamoramento talvolta si incaglia
sulle secche dell’odio, affonda nelle sabbie mobili del disprezzo, si
cristallizza nei crepacci della rimozione. Oppure approda alle bianche spiagge
del ricordo. O accende fari di nostalgia, a illuminare un possibile ritorno.
Il
mito è specchio della realtà. Zeus, per irretire le sue amanti, si presentava
in veste di stallone, cigno, toro bianco... Altrettanto proteiformi le emozioni
romantiche. Si mostrano sotto sembianze in ogni istante diverse. A seconda
delle circostanze, sembrano anzi assumere addirittura una sostanza differente.
E, nel piegarsi al loro destino di cambiamento, ci plasmano dall’interno.
Quando infine ci hanno trasfigurati, come pretendere di essere uguali a prima,
e provare le medesime pulsioni, se al fuoco dell’esistenza bastano pochi
istanti per ridurre in cenere le più luminose illusioni?
I
singoli elementi che rappresentano le imprevedibili maschere e sfaccettature
dell’Amore si mescolano, fluttuano, svaporano. In una folle, mistica, sadica danza.
La sequenza è circolare. Attrazione, intimità, sintonia. Cui seguono
tradimento, gelosia, abbandono. Subentrano, in ultimo, solitudine, depressione,
rimpianto. O si annunciano tsunami di delusione, rancore, vendetta. Fino al
viaggio successivo. Ti accosti al tuo compagno. E te ne separi. Nell’arco di
ore, giorni, mesi, anni. In maniera provvisoria o definitiva. Nell’ambito di
intese profonde o di incontri superficiali. Che importa? Il percorso tenderà a
replicarsi con dinamiche e modalità analoghe. Nel gorgo dell’irrazionale, la
logica non ha diritto di asilo, e il valore dell’esperienza si rivela quasi
nullo.
Per
chi viceversa ambisca a una maggior stabilità, il segreto è collocarsi in una
corretta prospettiva spazio-temporale. Le parole sono sagge. Consideriamo l’etimo
di desiderio. Sublime contemplare una stella. Ma nessuna salvezza, se ti
avvicini troppo. Mantenersi alla giusta distanza contribuisce a scongiurare il
rischio di precipitare nell’orbita dell’altro. E aiuta a non collassare su noi
stessi. Sciocco tuttavia illudersi di costruire legami solidi e di poter governare
le relazioni sentimentali. Soggiogati dal dio Eros, siamo agiti da una forza
che non dominiamo. Possiamo al massimo tentare di resistere alla corrente della
seduzione, che vorrebbe trascinarci altrove.
Unioni
felici o sfortunate. Qual è la differenza? Presto o tardi, tutto muta, declina,
si scioglie. Qualunque spinta si esaurisce.
Meglio
muoversi dunque al ritmo della vita, assecondarne i capricci, accoglierne i
verdetti, per quanto amari. Senza ostinarsi a inseguire chimere. Di rado siamo
davvero noi a scegliere. Riannodare un rapporto sfilacciato di solito si
dimostra impresa vana. Purtroppo anche Amore soccombe alla Morte. Non a caso,
Euridice rimane nell’Ade. Nella migliore delle ipotesi, gli atomi del dolore
diventeranno concime per l’arte, musica dalla lira di Orfeo, linfa ad
alimentare l’albero della fantasia, vento nelle vele del vascello che
finalmente ci condurrà lontano da questa maledetta bonaccia.