Pagine

sabato 26 gennaio 2019

AMERICA
 di Ilaria, Vito, Adamo

HOMECOMING DAY 
(il giorno del ballo della suola)
di Ilaria


(la settimana prima) “Eagle, we open the invite for the homecoming ” (Aquile, apriamo gli inviti per il ballo). Lo speaker si spegne di colpo e viene sostituito dal rumore assordante della campanella. Gli occhi di tutti sono pieni di speranza per un invito al famoso e molto richiesto ballo.
Anche per questo venerdì sono finite le lezioni. Aspetto Iben fuori dalla classe e andiamo ai nostri armadietti. Iben inizia a urlare come un'oca. "What are you doing! are you crazy?" (che fai, sei matta?), le dico con un tono secco. Si avvicina al mio armadietto e mi porge un foglietto. “Oh my gosh”, mi aumenta il battito cardiaco. Non diciamo boiate, non è per me, avranno sbagliato. Lo spacchetto, è un invito per il ballo, se accetto riceverò una proposta dal vivo... non ci posso credere, sembra di stare in un film. Matthew è il suo nome. Lo conosco, abbiamo un po' di classi insieme.
Sabato. È finalmente arrivato il giorno tanto atteso, per cui tutti gli studenti si sono preparai a lungo, rispettando le tradizioni. Sembra ancora una giornata come le altre ma cambia quando, con il primo pomeriggio, iniziano i preparativi per l'evento incredibile. Saltello dalla camera al bagno, all'armadio, con mom che mi segue per aiutarmi: "okay, be still, you will start with the shower, after hair, makeup and finally dress!” (ok, stai calma, comincia con la doccia, poi i capelli, il trucco e finalmente il vestito).
Mancano solo 20 minuti e il mio date (accompagnatore) sarà qui. Il nervosismo cresce di pari passo con la gioia e l'euforia. Il cielo è grigio e ricoperto da nuvoloni neri che lasciano scivolare al suolo goccioloni di pioggia. Non c'è vento, tutto è calmo; in lontananza si vede uno spiraglio di cielo che lascia passare un fascio di luce, l'ultima luce della giornata prima del tramonto. È un'immagine fiabesca, quasi magica.
Sono pronta per la serata, mi lascio cadere il vestito addosso e calzo il mio tacco 12, rosato per la serata. Mom è emozionata e continua a scattarmi foto per ingannare l'attesa.
DlingL-Dlong. Scatto in piedi e Mike, il mio dad (papà), apre prontamente la porta. Mom tende la mano agli ospiti e poi apre le braccia in un abbraccio caloroso. Li abbraccio anch’io e mi presento a Rachel, la madre di Matt.
Matt mi prende la mano, mi mette al polso un bracciale con due rose bianche e io glene  appunto una nell'occhiello della giacca. Siamo finalmente pronti per le foto e poi corriamo con la sua Chevrolet al ballo. 
La serata inizia alle 7pm in punto. I ragazzi entrano nella grande palestra, addobbata per questo fantastico Homecoming. Sono emozionata, Matt mi sussurra che ho un abito stupendo e mi prende sotto braccio. La musica invade in fretta la sala e non esitiamo a ballare. I ragazzi formano subito il cerchio della morte, lo chiamano cosi perché fa un caldo esagerato lì in mezzo. Ci facciamo un sacco di foto, anche con i travestimenti, e ci sfiniamo ballando tutti insieme, come dei matti!
A metà serata parte il primo ballo lento, Matt mi prende per mano e dopo una giravolta balliamo. Probabilmente è il primo lento della mia via, o per lo meno il primo lento che mi ricordi. È un momento fatato, c'è un'atmosfera stellata dentro quella stanza. Il tempo sembra essersi fermato, Tutti ciondolano vicini e abbracciati, con le teste che si toccano e la musica di sottofondo accompagna questo momento che rimarrà dentro di noi per sempre.
È tempo di tornare a casa, io e Matt ci mettiamo in macchina. Siamo sulla strada e al bivio tra casa e collina ci lanciamo un'occhiata e imbocchiamo la strada della collina. Lui alza la musica e abbassa i finestrini. Cantiamo a squarciagola fino a che non arriviamo al punto più alto della collina. Scendiamo dalla macchina e ci sdraiamo guardando le luci di Salem e delle città vicine. Tutto intorno è silenzio, la pioggia inizia a cadere su di noi, prima leggera, fine e, poco dopo, grossa e pesante. Ritorniamo di corsa in macchina e torniamo a casa. 
"Thank you for the night! "Thank you too, you was perfect tonight” (Grazie per la serata. Grazie a te, sei stata perfetta stasera) Arrossisco ed entro in casa.
Mi butto sul divano e lancio le scarpe sul tappeto. Mom mi lascia spazio accanto a lei mentre le racconto tutta la serata e le mostro le foto. Mi abbraccia e mi augura la buonanotte. Salto nel letto e mi tolgo il vestito. Crollo dopo poco.

            ***

Festa da ballo
di Adamo

Adamo Calabrese "Il ballo"

Il tuo scritto sulla “festa da ballo” mi ha lasciato un piacere come l’ “allegro” di un piffero che mi ha rimandato al poeta trecentesco Folgore di san Gemignano.
Scrive il Folgore:

“MAGGIO”

Per vostra grazia
Di maggio molti cavalli
Docili al freno, ben portanti e veri corridori
Con pettorali, testiere e sonagli
Con bandiere e gualdrappe ricamate
Con zendadi di tutti i colori
Scudi da giostra di viole e rose ornati
Che ogni uomo abbagli
E roteare di spade e lance dar di punta
E piover da finestre e da balconi
In giù ghirlande e in su melarance
E pulzelle e giovani garzoni
Baciarsi sulla bocca e sulle guance
D’amore e di piaceri ragionando.

Naturalmente sono andato indietro nel mio passato di adolescente ma non ho trovato niente di così gioioso. Certo, c’erano festicciole da ballo con le prime scintille tra maschi e femmine dove io ero saltuariamente invitato e dove mi presentavo col viso pitturato di nero carbone per apparire più fosco di  un diavolo ostile. Risultato: a metà della festa me ne andavo sgusciando di sotterfugio e mi intrufolavo in qualche Luna Park attirato dalla zingara che ti porgeva la carabina per il tirassegno. E nevicava una neve madida di pioggia. E un giradischi gracchiava “Paloma blanca.” Poi cambiava tempo, finiva la scuola, cominciava l’estate, ed io vagavo per i campi ammattito dal frastuono delle cicale. Chissà se in America ci sono le cicale? Cicale grosse come tartarughe? In America tutto deve essere mirabilmente grande: il Mississipi il fiume più lungo del mondo ( Un centimetro o un miliardo di centimetri ?) Buffalo Bill il più rodeo del mondo. Ernest Hemingway il narratore più aladinesco del mondo. Non so come rendere tangibile la comparazione tra le cicale delle mie estati remote e l’America: con una mano pizzicare una farfalla  con l’altra mano accarezzare un rinoceronte. Forse, nascosto nel giardino della casa che ora ti ospita, si può trovare qualche segno primordiale dell’America: un chiodo arrugginito? O nella scatola del cucito di mamma Kelly un bottone ricavato dal corno di un bufalo? Cosa dico? Forse mamma Kelly non ha mai cucito, forse mamma Kelly aggiusta i vestiti col nastro adesivo. Io col nastro adesivo rimedio i miei vecchi libri. Alla pagina dell’IIiade, dove l’acheo Achille trafigge il  troiano Ettore, ho aggiustato uno strappo con un nastro adesivo gommoso, residuo di bindello con il quale mio padre rabberciava i fili elettrici dopo i temporali: c’è ancora odore di fulmini. Nella mia vecchia casa ai bordi della ferrovia che portava i treni a Vladivostok si poteva distinguere tra fulmini e saette: i fulmini guariscono dalle piattole, le saette arricciano i baffi.