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domenica 27 gennaio 2019

PER CORRADO BAGNOLI

La copertina del libro

Nel leggere la tua nuova silloge “Il cielo di qua”, pubblicata nel maggio 2018 da La Vita Felice, mi sono sentita in bilico, Corrado, sulla soglia, a spiare il confine fra essere e nulla, istante ed eternità, quasi una nuvola in viaggio, sospinta verso gorghi di tenebra e improvvise illuminazioni, sulle ali della tua parola-pensiero. Hai una vocazione sapienziale a coltivare riverberi, e scovare gemme di senso. La materia, le persone, gli elementi naturali, le particelle subatomiche e il firmamento stesso sembrano qui ruotare vorticosamente attorno al centro di gravità iper-massivo dell’Amore, che pulsa nel nucleo di te. E da te questa energia salvifica si irradia, a esorcizzare il terrore della dissoluzione totale. Sulla tua tavolozza, cielo e mare si spogliano dei loro contorni, per sciogliersi in un’azzurra carezza. 
Ci ricordi il nostro esilio dal mistero ma solo per penetrare, subito dopo, nel cuore di nuove verità. Dal pozzo buio del silenzio estrai l’autentica voce delle cose, fotografate un attimo prima che il divenire le agguanti, le sgretoli. E le fagociti. Traduci la miseria del destino umano in costellazioni di significati, mantra di sentimenti, zattere poetiche cui aggrapparci per non sprofondare dentro abissi di assurdo.
Sei insieme granito che si sbriciola, battigia votata all’alta marea, lava dalle ferite della Terra, e deserto assetato. La tua mente è un radar potentissimo, attento a captare tutto il dolore e la gioia del cosmo e a tradurli nell’abbraccio che consola. L’universo intero si rifugia nei tuoi versi, e vi si specchia, qualche momento di riposo, poi riprende la sua fuga. La tua anima inquieta si arrampica sempre più in alto. Il tuo sguardo temerario ci prende per mano, vola oltre le vette, ci mostra orizzonti interiori inesplorati, là dove le onde giocano con oceani più grandi. Con te anche la luce scrive, danza, dipinge.
Grazie, Corrado, per questa generosa tenerezza, per aver trasformato in dono la tua sofferenza. Il sentiero che hai tracciato suggerisce infinite biforcazioni. E radure incantate.
Lidia Sella