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lunedì 14 gennaio 2019

PER UNO SGUARDO SINOTTICO  
di Franco Toscani


Per comprendere pienamente il mondo problematico e travagliato in cui viviamo, bisognerebbe mettere insieme le conoscenze e le competenze di economisti, sociologi, psicologi, politologi, antropologi, ambientalisti, filosofi, teologi, scienziati ed esperti vari. Come osservava giustamente Tito Perlini (1931-2013) - un grande filosofo italiano rimasto sempre assai lontano dai riflettori della società sirenico-spettacolare e oggi ampiamente sottovalutato -, nessuna persona, da sola, può possedere tali conoscenze e competenze. Enorme è dunque per chiunque - anche per i più acuti intellettuali - la difficoltà nel cercare di comprendere e di penetrare a fondo i lineamenti fondamentali del mondo odierno e le sue tendenze.
Fatta questo doverosa premessa per cercare di evitare ogni tentazione di arroganza e di supponenza, per invitare chiunque (a cominciare da me stesso) alla vigilanza critica, ad un sano senso del dubbio e a soppesare con la dovuta cautela la portata delle proprie affermazioni e convinzioni, credo che sia non solo possibile, ma anche pure urgente cercare di giungere in qualche modo ad una visione sinottica della realtà contemporanea, ossia ad una visione d'insieme, unitaria e globale, del mondo in cui viviamo. È quanto auspicava Platone quando, nella Repubblica (VII, 537 c), affermava che solo le nature dialettiche sono capaci di una "visione d'insieme" (σύνοψις). Per quanto sia difficile, occorre tentare di abbracciare con lo sguardo, filosoficamente (vale a dire, con l'amore per la sapienza), il mondo. Una visione parziale, settoriale, frammentaria risulta infatti certamente infruttuosa, sterile, superficiale.
A noi sembra così di scorgere un mondo grande, meraviglioso e terribile, un'epoca caratterizzata da una profonda duplicità: grandi opportunità, speranze, conquiste in ogni campo (soprattutto in quello scientifico-tecnologico), comodità, innovazioni e scoperte incessanti, veri e propri prodigi s'intrecciano inestricabilmente con enormi rischi, paure, pericoli, inquietudini, disagio e declino.
L'intelligenza artificiale, le "macchine intelligenti" e il mondo dei robot ci dischiudono nuove possibilità di vita e nuovi scenari affascinanti, che nel contempo ci appaiono pure estremamente inquietanti. Si pensi soltanto alla questione del cosiddetto "post-human", rispetto a cui si pongono numerose domande, come le seguenti: l'umanità sopravviverà, perlomeno con le caratteristiche che finora ha mantenuto? Sono all'orizzonte nuovi esseri e con quali caratteristiche? Le "macchine intelligenti" ci saranno d'aiuto o prenderanno il sopravvento sugli uomini, fino a dominarci ed eventualmente a distruggerci?
Ha un fondamento la promessa di una vita eterna "digitale"? In queste e in tante altre possibili domande è sempre in gioco la straordinaria accelerazione della potenza tecnologica accumulata dalla nostra civiltà, che da un lato ci consente cose meravigliose e strabilianti, dall'altro ci espone a rischi micidiali, del tutto impensabili e inediti sino a qualche decennio fa. Come all'apprendista stregone di Goethe, rischia di sfuggirci di mano ciò che noi stessi abbiamo creato, basti pensare alle manipolazioni genetiche. Tutto ciò avviene in un mondo sempre più caratterizzato dall'interrelazione e dall'interdipendenza di ogni aspetto della nostra esistenza: economico, politico, sociale, ecologico, culturale, scientifico-tecnologico, militare.
Non vi è alcun dubbio sulla persistenza di tanti mali del presente e sugli enormi rischi del futuro. Indubbi sono, ad esempio, secondo un elenco parziale: i livelli spaventosi di inquinamento ambientale e devastazione della terra; come si sa, le risorse del pianeta non sono infinite e a partire da ciò è cresciuta la competizione internazionale per il loro possesso, siamo ancora lontani (come ha osservato l'antropologo Jared Diamond) da una gestione sostenibile delle risorse planetarie; il surriscaldamento globale del pianeta e il cambiamento climatico, che mettono a serio rischio la stessa possibilità di sopravvivenza della vita umana e di tutti gli esseri viventi; la proliferazione nucleare, il rischio nucleare persistente in forme molto diverse, i pericoli del terrorismo e di nuove guerre, il riemergere della "cultura della guerra"; il dominio delle oligarchie economico-finanziarie sulla politica nella forma oggi prevalente della "globalizzazione" (che papa Francesco ha chiamato "globalizzazione dell'indifferenza"); le diseguaglianze economico-sociali, la fame e la povertà, gli enormi squilibri di ricchezza e di potere tra Nord e Sud del pianeta; il problema drammatico delle migrazioni, il cui flusso sembra inarrestabile e la mancanza
di una politica europea dell'immigrazione; la recrudescenza dei populismi,
dei nazionalismi/sovranismi e lo sfibramento o la crisi del progetto di unità europea in una situazione mondiale che richiederebbe invece più che mai il rafforzamento di tale unità; l'indebolimento dell'idea stessa di democrazia e delle sue forme attuali.
Se avessimo più spazio a disposizione, non sarebbe difficile mostrare come tutti questi aspetti e problemi siano tra loro profondamente connessi. In un mondo globale così problematico, arduo e complesso nessuno possiede né può proporre ricette miracolistiche o salvifiche.
È però importante cercare di mantenere una bussola e promuovere un certo senso di orientamento nella direzione di una nuova possibile civiltà planetaria (o civiltà dell'uomo planetario, come la chiamava Ernesto Balducci), che oggi sembra, purtroppo, ancora ben lontana dal nostro orizzonte.
Elementi di questa bussola imprescindibile mi sembrano soprattutto: un'etica mondiale della responsabilità e della centralità della dignità umana universale (penso qui, ad esempio, ad alcune importanti indicazioni in merito del filosofo Hans Jonas e del teologo Hans Küng); la lotta contro le diseguaglianze economico-sociali, per la giustizia e per la democrazia radicale, per ciò che Aldo Capitini chiamò l'omnicrazia (il potere di tutti); la coscienza ecologica e nonviolenta; il dialogo interculturale e interreligioso, da promuovere concretamente, al di là di ogni retorica; il progetto di una forma alternativa di "globalizzazione" e di nuove forme politiche istituzionali internazionali.
Siamo e saremo sempre di più a un bivio: o avviamo la strada della cooperazione, della solidarietà, della reciprocità, della collaborazione, del dialogo tra i popoli e le culture del pianeta oppure prevarrà - con conseguenze disastrose - la logica della competizione, dei muri, dei particolarismi, della prevaricazione, della difesa dei privilegi, delle ricchezze e dei poteri esistenti. È tutt'altro che semplice, ma spendere la propria vita nella direzione della risoluzione positiva di questo aut-aut mi sembra affascinante.