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venerdì 11 gennaio 2019

REFERENDUM PROPOSITIVO
di Franco Astengo


La Commissione Affari Costituzionali della Camera sta lavorando attorno alla proposta di Referendum propositivo avanzata dal M5S e, a latere, si stanno susseguendo chiose commenti, prese di posizione ispirati sicuramente da un notevole livello di conoscenza e di capacità culturale.
Si discute di democrazia diretta. In realtà il punto in discussione non può essere quello della democrazia diretta ma quello della partecipazione popolare all’iter legislativo, così come questo fu affrontato nell’Assemblea Costituente. L’Assemblea Costituente determinò attraverso l’articolo 75 le condizioni di svolgimento per il referendum abrogativo e attraverso il secondo comma dell’articolo 71 la possibilità di iniziativa di legge popolare. Si era così affermato un sistema misto tra Parlamento e capacità di proposta popolare affermando il ruolo centrale del Parlamento nella potestà legislativa (sottoponibile appunto soltanto per un certo numero di materie a processo di abrogazione attraverso referendum).
Fuori dalla discussione tecnica è necessario però far rilevare come ci troviamo in una fase nella quale il Parlamento è stato ed è sottoposto a un duplice attacco: da parte dei Governi (ormai da lungo tempo) attraverso l’uso smodato della decretazione d’urgenza che ha svilito fortemente la funzione legislativa lasciando alle Camere soltanto quella ratificatrice; e da parte delle forze politiche che spostato il loro asse di riferimento al tema della governabilità sopravanzante quello della rappresentanza politica, hanno varato leggi elettorali tutte tendenti alla formazione di “minoranze” governanti fuori controllo e alla nomina dei parlamentari senza possibilità di intervento nella scelta soggettiva da parte di elettrici ed elettori.
Leggi elettorali che, è sempre bene ricordarlo, sono state smontate del tutto o parzialmente, dalla Corte Costituzionale. All’interno di questo quadro si verifica, quindi, il tentativo di passaggio a quella che è stata definita “democrazia diretta” e che altro non è che il prolungamento fino al voto, da parte del corpo elettorale, della possibilità di avanzare proposte di legge di iniziativa popolare.
Il tema del ruolo del Parlamento salta fuori con grande evidenza proprio nella discussione riguardante la possibilità che il referendum propositivo si svolga egualmente anche in presenza di modifiche da parte delle Camere del testo presentato dalla proposta popolare.
Se, verificate le modifiche apportate dalla Camere il referendum propositivo si tenesse egualmente risalterebbe il “vulnus” inferto al lavoro parlamentare e si proporrebbe l’apertura di un canale legislativo alternativo e autonomo stravolgendo l’impianto costituzionale “misto” cui si è già accennato e inferendo un duro colpo al Parlamento stesso. La domanda di fondo che ci si deve porre allora riguarda dunque ruolo e funzioni del Parlamento. Domanda che si colloca ben oltre, in prospettiva, la discussione in corso e riguarda l’intero assetto della funzione legislativa e di governo. Ruolo e funzioni del Parlamento che sono state tra l’altro confermate dal referendum del dicembre 2016. È bene non dimenticare quel risultato: l’esito del referendum del 2016 ha confermato l’articolazione bicamerale e la responsabilità di entrambe le Camera del voto di fiducia e indicando ancora di conseguenza le Camere come luogo deputato alla produzione legislativa nell’ambito di quell’intreccio con l’iniziativa popolare come disegnato dalla stessa Costituzione Repubblicana di cui si è già accennato anche in questo testo. A questo punto non rimane che rilevare come, anche attraverso la proposta di referendum propositivo, si stia procedendo spediti sulla strada della “partitocrazia qualunquista”.
L’obiettivo comune delle forze che sostengono questo governo è quello del ridimensionamento e in prospettiva dell’eliminazione del Parlamento considerato come di un ingombro tra il dialogo diretto tra il “Potere” con la P maiuscola (e il M5S ha dimostrato di esserne affamato, dalla RAI, al Consiglio Superiore di Sanità, solo per fare degli esempi) e il Popolo.
Dialogo diretto che i 5 stelle pensano doversi realizzarsi preferibilmente attraverso il web, con elezioni e referendum improntati alla logica plebiscitaria mentre per la Lega, probabilmente, appare più adatta l’elaborazione di un’impronta autoritaria modellata sul classico stilema del “Führerprinzip”.
Al di là delle osservazioni, giustamente dotte, dei costituzionalisti e del dibattito in corso nella commissione affari costituzionali della Camera, la questione del referendum propositivo deve essere vista in questo quadro di pericoloso superamento complessivo delle garanzie costituzionali fornite da una forma di governo parlamentare. Emergono tutte le ragioni per lanciare, ancora una volta, l’allarme democratico come già capitato in tante altre occasioni nelle quali una mancata o una blanda reazione ha portato a questo progressivo immiserimento della vita politica e al restringimento effettivo dei margini possibili di pratica democratica.