di Ilaria, Vito, Adamo
WHAT
A NIGHT! (Che notte!)
Cammino tra i corridoi lunghi, freddi della scuola,
canticchiando il ritmo di una canzone che mi assilla da quando mi sono alzata.
Arrivo al locker e prendo i libri di cui ho bisogno, guardo il telefono e conto
le ore che mancano al game di questa sera. Sono emozionata e impaziente.
Richiudo l'armadietto e dietro ci trovo Kolton. "Hei!" lo abbraccio, "Ciao,
che c’è?"; "Nulla, sono super eccitata per stasera". Sorride
e mi accompagna fino in classe.
L'ora
di matematica sembra non finire mai, ma tra un'equazione e uno snap rimango
sveglia e concentrata su ciò che stiamo facendo. Suona la campanella,
finalmente: meno uno al pranzo, meno tre alla fine delle lezioni di oggi, meno
cinque al game!
Mentre
cammino nel parco in mezzo al campus incontro Iben, anche lei diretta a
inglese.
Chans
mi saluta e mi abbraccia, contraccambio e con aria distrutta mi siedo. I
ragazzi del mio tavolo mi sorridono e insieme mi chiedono "Come stai oggi? Sembri così stanca." Rido e con una
faccia indifferente rispondo: “Io stanca?
Che state dicendo? Non sono mai stanca!”
Mr.
Shine irrompe nella classe urlando e dicendo che per la fine della settimana
prossima dobbiamo aver finito lo scheletro del nostro progetto. È molto
importante visto che sarà la base della valutazione. La cosa mi rende nervosa
e, senza neanche accorgermene, inizio a mangiarmi il labbro. Jack mi guarda e
mi anticipa dicendo che posso farcela e che sicuramente andrà bene.
Suona
la campanella del pranzo. Il prof ci augura buona giornata e inizia a mangiare
senza neanche badare agli studenti ancora presenti nella classe.
Durante
il pranzo continuiamo la solita discussione su come aprire la banana. Poi ci
raccontiamo le gaffes fino a che Jake e Kolton mi guardano. Divento paonazza e li
supplico di non raccontare la mia gaffe più grande, insuperabile. Gli altri
ragazzi e Iben sono curiosi e li incitano. Mi rassegno e iniziano a raccontare:
"Una settimana fa, eravamo a casa di
Ila e stavamo facendo i cartelloni per la senior night di stasera, quando a Ila
serviva una gomma per cancellare. Allora va da Jake e chiede se gli può
prestare la sua rubber. Jake la guarda storto e sorridendo le chiede se è
sicura di volere una rubber. Convinta ma anche un po' perplessa lei annuisce.
Jake apre il portafoglio e tira fuori un condom. Sconcertata lei lo guarda: “Perché
un condom? Ti avevo chiesto una gomma, sai quelle che si usano per cancellare,
una rubber”. Tutti scoppiamo a
ridere, e Jake spiega che, se vuoi la gomma per cancellare, devi dire eraser,
perché rubber significa condom, non gomma.
Piangiamo
fino alle lacrime, io paonazza e Ry non riesce a smettere di ridere. Finalmente,
mi giro e dico "Ragazzi, vi rendete
conto che ho chiesto preservativi e non gomme a professori, alunni, ai miei
genitori per 5 mesi! Ora capisco perché tutti mi guardavano un po' strano".
Ci manca il fiato, ma anche questo è il bello di essere una exchange student.
Finisce
la giornata; torno a casa con Joe e mi preparo per il game. Sono contenta e non
vedo l'ora di questo super evento. Arrivano le 5pm e siamo pronti per iniziare
la serata. Cantiamo l'inno americano e ci mettiamo nella nostra formazione. Ora
sono in prima linea, la coach è molto
contenta della mia performance. Mi mancherà essere una cheer, e soprattutto mi
mancherà condividere i miei pomeriggi con questo gruppo. Cantiamo, urliamo,
saltiamo e incitiamo la nostra squadra delle Lady Eagle nell'ultima partita del
torneo, prima dei play-off. Le ragazze hanno vinto, cantiamo la nostra fight
song e poi andiamo a complimentarci con loro.
C’è
una pausa prima del game dei ragazzi e della senior night. Rifiniamo i trucchi,
organizziamo i fiori, poi lo speaker chiama i ragazzi in campo. Un boato si alza
dagli spalti e i ragazzi entrano sorridenti. Ry mi bacia sulla fronte. Intanto
i genitori di tutte le senior cheers e di tutti i senior players si dispongono
in due file, appena davanti alla court.
Lo
speaker chiama ad una ad una le cheer dell'ultimo anno, e racconta le attività
che hanno fatto durante l'anno, il pubblico applaude e i genitori hanno gli
occhi lucidi. Arriva il mio turno e avanzo con la mia Mom e il mio Dad, sono
contenta e non riesco a smettere di sorridere. Dal corpo studentesco i ragazzi
mi urlano "We love you! We'll miss
you! (Ti vogliamo bene, ci mancherai!)". Le cheer urlano il mio nome e
battono le mani. Mi scende una lacrimuccia e mi giro verso Ry chiedendo un
fazzoletto. Anche le altre ragazze hanno gli occhi lucidi. Torniamo ai nostri
posti con i palloncini e i regalini di coach, famiglia e amici.
Sono felice, mi piace stare qua.
Ora,
è il turno dei ragazzi, anche loro sono emozionati, vengono acclamati e
sostenuti da tutto il pubblico, sono i nostri "campioni" e i miei amici.
Inizia la partita, è tutto un'emozione. Tra una schiacciata, un canestro e uno
slogan, la serata vola. Finito il game, tutti vengono a fare i complimenti al
nostro team e facciamo le foto ricordo. Saluto i ragazzi ed esausta torno a
casa con mom, dad e Morgan.
Arrivati
a casa mi rilasso sotto una doccia bollente e faccio cadere le ultime due
lacrime di gioia; poi, con i capelli ancora sgocciolanti e bagnati, mi avvolgo
tra le coperte del letto e con la musica nelle orecchie mi abbandono al sonno.
Good Night and have a good week!
Ilaria
Countdown: -7 to
go
Ilaria e il nonno camminano
sul sentiero ombreggiato dell’Alta Via delle 5 Terre. Una bella mattina di
sole, il passo spedito, il fiato che si accorcia nei tratti ripidi, il
paesaggio marino che s’intravvede tra le fronde degli alberi, uno spettacolo di
quieta bellezza. A mezzogiorno si fermano nella piccola radura di Malpertuso.
Ilaria
scrive un messaggio di saluto, per la sua imminente partenza, agli amici del
nonno: “Ciao, sono Ilaria. Fra una
settimana sarò in volo verso gli USA. Vado in Oregon, sopra la California, in
un villaggio chiamato Sublimity di 2500 persone! Sono a 45 minuti dall’oceano
Pacifico e 1ora dalle montagne. La famiglia che mi ospiterà mi è già molto
simpatica, la mia mom si chiama Kelly e il mio dad si chiama Mike. Vi saluto,
un abbraccio.”
Si
rimettono in cammino per tornare a casa e cominciano a ricevere notifiche di
messaggi. Gli amici rispondono affettuosi ed entusiasti. Non mancano le
raccomandazioni.
Lo
zio Adamo, al telefono, consiglia Ilaria di mettere in valigia la Divina
Commedia; lei promette di portare l’Inferno.