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venerdì 8 marzo 2019

Democrazia, vita, guerre, in epoca nucleare
di Giuseppe Bruzzone


Intanto una considerazione generale. Se fino ad oggi sono scoppiate una serie di guerre, anche fatte compiere da terzi, in varie parti del mondo, ne scoppiasse una "nucleare" con l'utilizzo di queste armi, creata, nei fatti, con il risparmio della nostra violenza di singoli cittadini, capitalizzata e alienata dai vari stati, non sarebbe una guerra come le precedenti. Potrebbe anche darsi che nessuno potesse registrarla o averne voglia di farlo. Perché una guerra nucleare sia pure tra due stati, coinvolge nella morte, anche cittadini di altri stati non in guerra. Si produrrebbe, inoltre un livello di distruzione, reciproca, mai avvenuta nel passato, anche recente, e una distruzione dell'ambiente con ripercussioni climatiche che possiamo solo immaginare per la loro negatività, per tutti. Penso allo studio dei Medici antinucleari riguardante una potenziale guerra tra India e Pakistan, ad esempio, ancora in conflitto tra loro per confini regionali, presentatesi anche ultimamente. Da sole, queste "anomalie", per cui i danni di una guerra riguarderebbero anche altre persone di stati non belligeranti, sia pure tralasciandone l'aspetto umano, dovrebbe interessare quei giudici della Corte internazionale dell'Aja sui crimini contro l'Umanità. Oggi c' è un Trattato, in corso di approvazione, firmato da 122 stati che in un suo articolo proibisce la detenzione, lo studio, la trasformazione, il trasferimento delle armi nucleari, cui non hanno aderito le potenze nucleari che evidentemente si sentono diverse dal resto del Mondo, in questa palla rotante nell'Universo che non avrebbe nessun problema a ruotare anche senza i suoi abitanti umani. Chi da il via libera a queste guerre, come pensa sia la situazione dopo una guerra nucleare? Le persone "ricomincerebbero" a vivere come niente fosse? 


Ci sarebbe un altro processo di "Norimberga"? Sarebbe un film già visto o invece sarebbe nettamente un film dell'orrore mai visto così esteso? E noi cittadini che abbiamo delegato la nostra violenza allo stato perché possa utilizzarla per una guerra che rivela che la "difesa" non c'è più e che, in fondo, non c'è mai stata? "Difesa" che distruggerebbe lo stato e te cittadino, non ti indurrebbe ad altre scelte?  Riprendere la tua violenza, sentirtene responsabile come lo sei all'interno dello stato, sentirti autenticamente stato, come una sua parte. Aprirti agli altri pensando alle persone cui vuoi bene e che desideri continuino a vivere anche dopo te, perché hai già una certa età, perché la vita è questa. E la devi vivere con intensità perché è anche la tua libertà che non sovrasta quella degli altri. Ma insieme a loro puoi costruirne una nuova che la esalta e non ne distrugge nessuna, perché altrimenti distruggeresti te stesso. Capiresti, forse, anche come la morte si accompagni a te, vivo, e che non sono gli altri che ti vogliono far morire per costringerti alla "difesa". Questo essere stato, senza alcuna violenza esercitata su chicchessia, ma con la padronanza di te stesso, sempre insieme agli altri, sarebbe l'umanizzazione dello stato. Non un gruppo immateriale di persone capace di accettare omicidi o guerre di qualsiasi tipo per ragioni di convenienza o dimostrazione di forza che gli si ritorcerebbero contro.