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giovedì 28 marzo 2019

PER LOREDANA CILIONE
di Vincenzo Guarracino


Il 19 marzo scorso è scomparsa a Milano, al termine di una breve ma straziante malattia, Loredana Cilione, poetessa e già compagna per un trentennio di Gilberto Finzi, di cui è stata depositaria di memorie e carte poetiche.  
Nata e vissuta a Milano, Loredana ha realizzato una poesia molto originale investendo le sue energie, con un occhio alla letteratura e uno alla quotidianità, in una scrittura intessuta di sapienza e ironica eleganza intorno a una molteplicità di temi, a oggetti e momenti dell’universo femminile allusivamente rappresentati con effetti di melodrammatica, sorprendente freschezza, a testimonianza di quello che nella sua ricerca poetica è stato definito “il surreale quotidiano”.
Dopo un primo libro “Sfogliare il Tempo (1990), le sue poesie sono comparse su varie riviste (“Concertino”, “Anterem”, “Verso”, “Si scrive”) e in numerose raccolte poetiche, tra cui “Il silenzio” (1997), “Infinito Leopardi” (1999), “Il verso all’infinito” (1999), “Poeti per Milano” (2002).
Nel 1995, ha dato alle stampe, con la Lythos di Como, Rime scherzose e successivamente Carillon, per la collana “Fiori di Torchio” (1999). Nel 2002 è uscita la raccolta Scanzoniere e Embrione con una tempera di Adalberto Borioli. Nel 2015 ha pubblicato Poemetto nel volume Hyperversi.
Per ricordarla, riportiamo i suoi ultimi versi comparsi sull’antologia Lunario di desideri, in cui, in maniera singolare, Loredana ha voluto intrecciare un ultimo colloquio amoroso con Gilberto in un originale “duetto”, modellato su un carme di Catullo, in cui in controcanto le due voci si corrispondono:
BASIA MULTA - È una sorta di scherzoso e al tempo stesso dolente “contrasto”, fatto di basia multa (c.7), di baci verbali insaziabili e incommensurabili: con una voce, quella di G (ossia di Gilberto), che gioca col nome dell’Amata, la L di Lei, e questa, Loredana Cilione, che a sua volta amabilmente gli fa il verso, in schermaglie incentrate intorno al tema del Nome. È una eterna questione, quella del Nome, un “puro segno”, che si presta a mille variazioni, sempre per dire e ribadire quanto il gioco sia serio e come giunga al cuore, all’Essenziale, senza lasciarsi irretire da logiche puramente elegiache, dai “doppi vetri” del ricordo nostalgico: un gioco serio, un puzzle lessicale, dove tutto è possibile e ad “amore” corrisponde soltanto “ardore”.


Gilberto

L di Lei
a chiamarti con tutti
i nomi del possibile e impossibile –
sei, saresti o sarai sempre
la L di luna, luce e lama,
ma anche di linea, lince e libidine –
umida foglia, anima sospesa,
fino amore, vaga L di lei
sommersa dall’amore

(da Dèmone se vuoi)

Loredana

G di Lui
se ti guardo attraverso
i doppi vetri segnati dal tramonto
vedo da un limite d’aria
la G di gioia, gioco e Gibí
nonché di gatto e gallo sterpacuore
linea marcata, avida astrazione
puro segno e intatta G di lui
atteso nell’ardore