di Vincenzo Guarracino
Il
19 marzo scorso è scomparsa a Milano, al termine di una breve ma straziante malattia,
Loredana Cilione, poetessa e già compagna per un trentennio di Gilberto Finzi, di
cui è stata depositaria di memorie e carte poetiche.
Nata e vissuta a Milano, Loredana ha realizzato una poesia
molto originale investendo le sue energie, con un occhio alla letteratura e uno
alla quotidianità, in una scrittura intessuta di sapienza e ironica eleganza
intorno a una molteplicità di temi, a oggetti e momenti dell’universo femminile
allusivamente rappresentati con effetti di melodrammatica, sorprendente
freschezza, a testimonianza di quello che nella sua ricerca poetica è stato
definito “il surreale quotidiano”.
Dopo un primo libro “Sfogliare
il Tempo (1990), le sue poesie sono comparse su varie riviste
(“Concertino”, “Anterem”, “Verso”, “Si scrive”) e in numerose raccolte
poetiche, tra cui “Il silenzio”
(1997), “Infinito Leopardi” (1999), “Il verso all’infinito” (1999), “Poeti per Milano” (2002).
Nel 1995, ha dato alle stampe, con la Lythos di Como, Rime scherzose e successivamente Carillon, per la collana “Fiori di
Torchio” (1999). Nel 2002 è uscita la raccolta Scanzoniere e Embrione
con una tempera di Adalberto Borioli. Nel 2015 ha pubblicato Poemetto nel volume Hyperversi.
Per ricordarla, riportiamo
i suoi ultimi versi comparsi sull’antologia
Lunario di desideri, in cui, in maniera singolare, Loredana ha voluto
intrecciare un ultimo colloquio amoroso con Gilberto in un originale “duetto”,
modellato su un carme di Catullo, in cui in controcanto le due voci si
corrispondono:
BASIA MULTA
- È una sorta di scherzoso e al tempo stesso dolente “contrasto”, fatto di basia
multa (c.7), di baci verbali insaziabili e incommensurabili: con una voce, quella
di G (ossia di Gilberto), che gioca col nome dell’Amata, la L di Lei, e questa,
Loredana Cilione, che a sua volta amabilmente gli fa il verso, in schermaglie
incentrate intorno al tema del Nome. È una eterna questione, quella del Nome,
un “puro segno”, che si presta a mille variazioni, sempre per dire e ribadire
quanto il gioco sia serio e come giunga al cuore, all’Essenziale, senza
lasciarsi irretire da logiche puramente elegiache, dai “doppi vetri” del
ricordo nostalgico: un gioco serio, un puzzle lessicale, dove tutto è possibile
e ad “amore” corrisponde soltanto “ardore”.
Gilberto
L di Lei
a chiamarti con tutti
i nomi del possibile e impossibile –
sei, saresti o sarai sempre
la L di luna, luce e lama,
ma anche di linea, lince e libidine
–
umida foglia, anima sospesa,
fino amore, vaga L di lei
sommersa dall’amore
(da Dèmone se vuoi)
Loredana
G di Lui
se ti guardo attraverso
i doppi vetri segnati dal tramonto
vedo da un limite d’aria
la G di gioia, gioco e Gibí
nonché di gatto e gallo sterpacuore
linea marcata, avida astrazione
puro segno e intatta G di lui
atteso nell’ardore