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sabato 13 aprile 2019

Taccuino
PALAZZO MARINO IN MUSICA
di Angelo Gaccione

Una veduta della Sala Alessi

Seppure non ci fosse nessun’altra motivazione, la Sala Alessi di Palazzo Marino (il Municipio di Milano) avrebbe comunque la sua legittimità nella struttura stessa della sua composizione. A parte gli altri ricchissimi elementi pittorici e scultorei che arredano il suo imponente rettangolo, sono ben 12 le figure degli affreschi a contenuto musicale presenti lungo l’intero perimetro del Salone e dunque che in questo contenitore così istituzionale si svolga una rassegna musicale, è del tutto naturale. In verità di tanto in tanto i milanesi vi possono ammirare singole opere pittoriche provenienti dai musei più diversi, e le file davanti all’ingresso di Piazza della Scala sono sempre ordinate e ben nutrite. Mi è capitato, in prossimità di un Natale, di ammiravi anche l’allestimento di un magnifico artistico presepe. La stagione di Palazzo Marino in Musica è giunta ormai all’ottava edizione, e la particolarità è che si svolge alla domenica mattina. Di domenica mattina vi si svolge anche Area P, quella P è l’iniziale della parola Poesia, ed anche questa rassegna è ben seguita. Lo scorso anno avevo preso parte ad una bella mattinata dedicata alla poetessa Antonia Pozzi.

Cinzia Barbagelata

Questa ottava rassegna musicale si è aperta domenica 7 aprile con un omaggio all’Italia tardo-barocca, fondendo musiche e testi vocali di Pergolesi con quelli di autori poco noti al grande pubblico: Carlo Ignazio Monza, Domenico Gallo, Wilhelm van Wassenaer. A proposito di quest’ultimo, dalla nota al programma di Cinzia Barbagelata (che è poi anche la direttrice musicale del gruppo - Maestro di concerto si definisce -), abbiamo appreso che nuove ricerche, dovute soprattutto ad Albert Dunning, hanno permesso di attribuire proprio a lui i Concerti armonici. Per lungo tempo si era creduto che fossero della mano di Pergolesi, e prima ancora di quella del violinista Carlo Ricciotti che li aveva dati alle stampe nel 1740. Al concerto-spettacolo è stato dato il titolo: Alle fonti del Pulcinella di Stravinskij proprio perché si tratta delle musiche che il compositore russo utilizzò per il suo balletto dedicato alla celebre maschera partenopea. E in questa proposta di Cinzia Barbagelata (regia di Sonia Grandis, movimenti scenici e coreografie Simone Magnani, drammaturgia e coordinamento vocale Marinella Pennicchi) di napoletanità ce n’è a bizzeffe a cominciare dalle canzoni e dai recitativi, dalle figure dei Farfarielli, specie di folletti maliziosi e dispettosi che sedotti dalle musiche e dai canti, su quelle note romantiche e quelle parole amorose, ricostruiranno anch’essi il loro idillio, il loro scambio amoroso. E senza dimenticare la presenza di uno strumento come il mandolino e l’aperto omaggio a quella danza popolarissima che è la tarantella.


Uno spettacolo godibilissimo, un gruppo musicale ben nutrito (flauti, violini, viole, violoncelli, clavicembalo, tiorba, chitarra barocca, mandolino, contrabbasso, percussioni), tutto formato da allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, anche nelle sue componenti vocali e coreografiche, che hanno deliziato un pubblico attento e divertito. Giovanissimi e talentuosi, tutte le individualità orchestrali sono state valorizzate con dei brani eseguiti da soli o a piccoli gruppi, e di questo va dato merito ad una Barbagelata generosa, che si è prestata con ironia anche ai dispetti dei Farfarielli. Non c’è nota di questa musica che non sia gradevolmente bella, armoniosamente gioiosa e insieme toccante; ben si sposa alle atmosfere galanti e arcadicamente amorose che intende celebrare.