di Franco
Astengo
Matteo Salvini |
“Io sono Matteo
Salvini, intervista allo specchio”, il libro della giornalista Chiara Giannini
- che uscirà per la casa editrice Altaforte, vicina a Casa Pound - fa discutere
ancor prima di finire sugli scaffali. “Cento domande all’uomo più discusso
d’Europa”
Questa la notizia di poche
ore fa che significa l’ennesima dimostrazione di disvelamento di una realtà che
molti non intendono vedere rifugiandosi nell’idea che “il fascismo non potrà
ritornare” e che questo razzismo, sovranismo, corporativismo di ritorno è cosa
diversa dal fascismo e che il tutto alla fine rientrerà nell’ambito di una
sorta di “normalità”.
La
stessa posizione questa di una sorta di sottovalutazione neghittosa che nel
1921 assunsero i notabili liberali nei confronti del fascismo nascente.
Fascismo
già capace di imprese come quelle dell’incendio della sede dell’Avanti di
Milano e delle razzie nelle campagne a favore degli agrari.
Mentre
circolano posizioni del tipo “Mussolini ha fatto anche cose buone” ribadiamo la
nostra convinzione, già espressa in tante occasioni, circa la necessità di
leggere tempestivamente i segnali che ci vengono di accostamento tra la Lega e
le fasce più estreme del fascismo di oggi e valutandoli appieno nella loro
pericolosità.
In
questo senso si ribadisce come emergano complicità e ipocrisie da parte del
mondo politico.
Complicità
e ipocrisie che altro non rappresentano che il frutto delle tante e delle
troppe concessioni fatte non tanto sul piano storico, ma su quello morale e sui
cedimenti avvenuti nella definizione dei principi fondativi non solo della
nostra Repubblica ma della stessa convivenza civile a partire dal mutamento di
segno del concetto aberrante di razzismo.
Cedimento
politico e morale attraverso il quale si sono aperti varchi per l’idea
presidenzialista di modifica della centralità del Parlamento nel sistema
politico così come previsto dalla Costituzione.
Centralità
che verrebbe spostata verso il primato del governo esaltando anche la
personalizzazione della politica, ormai arrivata al punto di far sì che a
livello di massa è diventato senso comune abbandonarsi all’idea dell’uomo solo
al comando.
Il
quadro generale è quello di un sistema politico estremamente fragile, di una
struttura dello stato che non regge, di un governo basato su di una logica da
“voto di scambio” esercitato a livello di massa e su di una società che in sue
larghe parti non riesce a esprimere nulla di più di un corporativismo diffuso,
di un “individualismo della paura”, di una richiesta di assistenzialismo
passivo. Sistema politico fragile e uomo solo al comando uguale grandi pericoli
per la democrazia repubblicana.