Pagine

venerdì 10 maggio 2019

UNA LETTERA DI FRANCESCO PISCITELLO
 CASAL BRUCIATO
 
La gazzarra razzista a Casal Bruciato
Caro Angelo
ho visto qualche minuto fa, in televisione, alcune scene da Casal Bruciato, Roma. A una famiglia di rom si voleva impedire di occupare un appartamento popolare regolarmente assegnato in quanto in possesso di tutti i requisiti di legge e nel rispetto della graduatoria. Solo perché rom, non essendoci altra ragione. Non si contestavano, a costoro, dei fatti, magari pretestuosi, magari inventati. Non ce n’erano. Non c’era proprio nulla che si potesse in qualche modo amplificare, esagerare, per spiegare - spiegare, ho detto, non giustificare - tanto odio.   Erano rom e basta. 
Sì, Angelo, era odio quello che si vedeva in quella folla inferocita, odio viscerale, un odio totale, irriducibile. “Ti stupro!” si è gridato anche, a quella donna. E qui si potrebbe aprire un discorso, sulla scelta di questa tipologia di insulto, ma lasciamo stare. Correva, quella madre, protetta da qualche agente, con una bambina di pochi anni in braccio, dallo sguardo terrorizzato. Non ho dubbi, avendo visto quei volti, quegli sguardi, che se non fossero stati presenti degli agenti di polizia vi sarebbe stato un linciaggio.  Non esagero, Angelo: se non hai visto quelle immagini, cercale in rete. Mi darai ragione.
Mi vergogno, dicevo, di essere connazionale di quelle donne, di quegli uomini, nei quali non riesco a riconoscermi come appartenente alla stessa specie zoologica, quella umana. Però episodi di questo genere si ripetono.  Una volta sono i rom, un’altra volta i migranti…
Bada, non sto facendo una critica politica. I rom delinquono, gli islamici sono terroristi, gli africani sono troppi, bisogna fare qualcosa, basta acquiescenza, basta tolleranza, dice qualcuno. A quegli argomenti opporrei i miei. E potrei anche accoglierne qualcuno dei loro, perché no? Ma qui si tratta d’altro. Si tratta di disumanità.
C’è anche un secondo motivo di vergogna: dov’è la reazione? Dove sta andando, Angelo, il mio paese, dove stanno andando i miei concittadini? Forse, dove sto andando io stesso? Ci siamo mitridatizzati. Dopo una fugace sensazione emotiva di ripulsa, torniamo ai nostri affari. Sai quante risposte ho avuto, delle tante copie del mio Auschwitz di là dal mare, spedito a destra e a manca, dove ricordavo le raccapriccianti torture alle quali sono sottoposti in Libia i migranti? Quelli che rimandiamo laggiù, a subire di nuovo le stesse atrocità? Zero. La questione, però, non è il garbo, è la sensibilità. Che ha avuto solo l’amico Vincenzo Guarracino.
Io ho paura. Sei milioni di ebrei (e il mezzo milione di sinti e rom? ma non c’è, tra loro, un Simon Wiesenthal, un Primo Levi: dunque non se ne parla mai), sei milioni, dicevo, non sono nati dall’oggi al domani. Tutto è cominciato con l’indifferenza, poi è venuta la notte dei cristalli, e poi… Poi il popolo di Kant, di Beethoven, di Goethe, di Bach ha messo in piedi Dachau, Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen, Sobibor.
No, noi siamo lontani. Molto lontani. Qui non succederà. Già. Ma siamo poi così lontani dalla notte dei cristalli? A me pare che Casal Bruciato gli somigli un po’. Senza agenti di polizia, qualcosa di simile sarebbe avvenuto. Con protagonisti - parlo di quegli imbecilli, non delle loro vittime - di molto più piccolo spessore: quella nazista è stata una tragedia di grandezza cosmica, questa è crudeltà vile di omiciattoli.
Ho paura, dicevo: ma non di costoro. Ho paura del silenzio. Tutto comincia sempre col silenzio, il silenzio dei giusti che Martin Luther King temeva più dell’azione dei malvagi.
Non stiamo in silenzio, Angelo.
Francesco Piscitello