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venerdì 19 luglio 2019

ECCESSO E MISURA NEI RACCONTI DI GACCIONE
di Pino Aprile
Pino Aprile

Roccabruna è ogni posto in cui un ordine viene dissolto


La copertina del libro

Dov'è Roccabruna? Non esiste. È il nome letterario dato da Angelo Gaccione al paese calabrese (di facilissima identificazione), in cui sono ambientate le storie del suo nuovo libro: “L'incendio di Roccabruna”. Sono vicende in cui ogni ragione e sentimento vengono portati all'estremo, in quel punto in cui l'una e l'altro si incontrano e si giustificano a vicenda, fondendosi nella follia umana che non concepisce altre azioni se non quelle che saziano la ferocia dei sentimenti che reclamano un conto da saldare.
Se vi sembreranno storie atroci, cruente, eccessive, sfrenate, sappiate che la ricerca della giustizia, della misura fra le ragioni del torto e quelle della ragione, l'equilibrio e il limite del fare quando, cosa e perché, procede nella nostra e in ogni civiltà, attraverso il racconto, la contrapposizione dei giudizi, l'analisi degli eccessi: se Medea uccide i figli per punirne il padre; se Erode ordina la strage di innocenti; se Agamennone sacrifica la figlia Ifigenia; se il conte Ugolino si ciba della carne dei suoi ragazzi; se Enrico VIII usa stragi per raggiungere il cuore di una donna che poi farà uccidere...
È attraverso eccessi che si traccia la via e la necessità della misura. Così, quelle storie di Roccabruna che del “troppo” paiono tarate, sono un ritorno alla radice prima della nostra ricerca di equilibrio: persino noti esperimenti (con colonie di topi) sulla nascita di comunità, mostrano che la formazione dei canoni di convivenza avviene attraverso massacri di inaudita crudeltà.
Roccabruna, ci fa capire Gaccione, non è un paese; è ogni posto in cui un ordine viene dissolto e un altro, sorretto da diverso potere, deve imporsi.
E il modo in cui ce lo racconta è apparentemente minimale, racchiuso in un luogo che non è nemmeno sulla cartina geografica. Questo potrebbe rassicurarci, ma così non è, perché Gaccione usa quei racconti come uno specchio: quelli siamo noi. E che il posto sia piccolo, inesistente, non significa proprio niente, anzi: essere non localizzabile è prova (e non si vede altra ragione del nome letterario, visto che quelli di alcuni protagonisti sono reali e ben noti) che quel posto è ogni posto, è l'ovunque. Universale come i sentimenti e le presunte ragioni che ci rendono tutti di Roccabruna.
Non fidatevi dello stile sommesso di Gaccione: è il modo per entrare più facilmente nelle nostre anime e portarvi inquietudine. Altro non si può chiedere a un autore.

Angelo Gaccione
L’incendio di Roccabruna
Di Felice Edizioni 2019
Pagg. 120 € 12,00