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venerdì 19 luglio 2019

IL COLLEZIONISTA ILLUMINATO
di Gabriele Scaramuzza  
 
La copertina del volume

Andrea Baboni (www.andreababoni.it) - con cui condivido da decenni il soggiorno estivo a Bonassola, nonché interessi culturali anche per me (che pur mi muovo in ambiti diversi) ricchi di suggestioni - mi ha fatto gentilmente omaggio del suo ultimo lavoro nell’ambito di cui è riconosciuto specialista: la pittura italiana dell’Ottocento. Per inquadrarne meglio la figura, ricordo quanto meno le sue ampie ricerche (sfociate in impegnative pubblicazioni) dedicate ai Macchiaioli e segnatamente a Fattori, ma anche a Fragiacomo; sul libro dedicato a quest’ultimo è apparsa una mia recensione (sempre su “Odissea”, nel 2016).
Non è tanto, né solo, doveroso per me segnalare questo suo ultimo lavoro; è soprattutto stimolante e - perché no? - piacevole. Il libro è una sorta di catalogo ragionato di una “collezione lombarda” non meglio identificata, e tuttavia di tutto rispetto, degna di esser conosciuta per chiunque ami la pittura tout-court, oltre alla pittura italiana dell’Ottocento. Vi troviamo splendide riproduzioni a colori, in grande formato: emblema e vertice ne è I marmi a Carrara Marina di Vincenzo Cabianca (capolavoro “macchiaiolo” datato 1861), non a caso presente anche in copertina; ma altri dipinti non sono da meno. Alle pagine dedicate alle “Tavole” segue poi il “Catalogo delle Opere” (l’ordine è dato dalla data di nascita dei loro autori), accompagnato da puntuali schede tecniche. Completano il testo i profili dei pittori (succinti, ma a loro modo esaurienti, oltre che vivi): le “Biografie degli artisti”, poste nell’ordine delle loro date di nascita. Infine non manca un’accurata e pertinente “Bibliografia”, che completa, in modo esauriente, i testi citati sinteticamente nelle schede dal 1867 e 2017. Conclude il tutto l’“Indice degli Artisti”.
S’impone a questo punto uno sguardo all’introduzione del curatore, Andrea Baboni: una presentazione compiuta, che prende per mano e guida nell’itinerario il lettore attraverso il testo; e su cui ovviamente cade per prima cosa l’occhio del fruitore (tanto più se dilettante, come nel mio caso). A pag. 8 sono indicati i criteri della composizione del libro.   
Il titolo già di per sé è significativo, enigmatico quel tanto che basta a conferire una deliziosa pennellata di giallo al libro, che non può che stimolare il lettore, indurlo a scorrere le pagine verso una soluzione finale che, con rammarico, non troverà.
Il titolo dell’introduzione dunque: La pregevole raccolta di un collezionista illuminato; più consono al contesto sarebbe stato però dire: innominato. In tutto il libro si evita accuratamente di fare il nome del collezionista; che è lombardo si evince già dal titolo di copertina, che abita a est di Milano l’ho carpito da qualche cauto cenno di Andrea Baboni. Spingersi oltre nelle precisazioni non è concesso. Il caso è raro, e invita a ulteriori indagini….   
L’introduzione dunque: compiuta nel suo genere. Un invito alla lettura, a soffermarsi sulle immagini, certo; ma soprattutto ahimè alla visione in prima persona delle opere: “ahimè”, dato che proprio questo è inibito: col nome, anche il luogo della collezione resta segreto. La presentazione dei singoli artisti è già un’interpretazione e, insieme ad essa, lo è l’ordine in cui vengono presi in considerazione (in riferimento, ovvio, alle loro opere riprodotte nel testo): già da solo è indice dei gusti, della visione della pittura italiana ottocentesca che anima l’autore. Il quale peraltro (da autentico esperto) è stato di stimolo e non poco aiuto al collezionista, mettendogli a disposizione le proprie competenze nella scelta delle opere da acquistare. Possiamo anzi dire che il nostro giallo è - sia pure solo in modo desolatamente parziale - risolto: la collezione così com’è, e dovunque sia, è frutto del contributo dell’ignoto collezionista, ma anche dei consigli, determinanti, del noto autore del nostro libro. 
Tra i pittori considerati nell’introduzione, dunque, Fattori (oggetto, ça va sans dire, di gran parte degli studi di Baboni) non a caso viene primo; seguono Lega, Signorini, Banti, Cabianca, Tedesco, Borrani, Abbati, Sernesi, Gelati, Cecconi, Panerai, Gioli, Simi, Tommasi, Ricci, Lessi, Morbelli, De Nittis, Boldini, Zandomeneghi, Nono, Barbison, Canella, Migliara, Bossoli, Beccaria, Gigante, Palizzi. L’ordine non è certo gerarchico: si mescolano poche righe dedicate a minori e spazi più ampi dedicati a grandi nomi. Credo (ma è solo una mia ipotesi personale) che l’ordine della citazione sia piuttosto dettato dalla logica del susseguirsi delle opere nel catalogo, e dall’itinerario suggerito da Andrea Baboni nella visione di esse; oltre che dalla logica interna del suo discorso.  
D’altronde questo stesso discorso esplicita momenti chiave di una visione della pittura e, in essa, se è lecito dirlo, di un’intera visione del mondo. Di questo è già indice il ricorrere di taluni termini, tra cui particolarmente “il vero” mi sembra sintomatico.
Concludo facendo mie le parole finali dell’introduzione di Andrea Baboni: “Questa collezione deve la sua importanza nel documentare momenti tra i più rappresentativi della pittura italiana del XIX secolo con opere di assoluto rilievo. Ci si augura quindi che non vada dispersa visto l’alto valore che ricopre, non solo storico e commerciale, ma anche affettivo”.  

Andrea Baboni
L’Ottocento italiano
in una importante collezione lombarda
con la collaborazione di Francesca Baboni,
Daniela Prati, Matteo Ziveri,
Edizioni Tip.Le.Co, 2018,
Pagg. 127; e.f.c.