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giovedì 4 luglio 2019

Taccuino
ETTORE MODIGLIANI
Un grande soprintendente, un grande uomo.
di Angelo Gaccione

Ettore Modigliani

E se una manifestazione di bellezza
è una gioia per l’eternità, basta allora che un uomo
il quale ha vissuto per tanti anni in un empireo
‘di cose belle’ senta dentro di sé, sul punto di scomparire
per sempre, il piacere orgoglioso di aver portato
il proprio granello, il proprio minuscolo granello,
a quella sovrana gioia comune degli esseri umani”
Ettore Modigliani

 
Modigliani con la moglie
 
Ci sono uomini che vengono al mondo con un destino: rendere all’umanità il loro servizio di gloria. Per giovare ad altri uomini, alla loro patria e alla loro città, con l’intelligenza, la sensibilità, la passione, l’altruismo, il senso civico, la rettitudine morale che li contraddistingue. Questi uomini sono costruttori, conservatori di civiltà, continuatori dell’essenza umana più autentica, perché si contrappongono ai distruttori, ai saccheggiatori, o a quanti restano semplicemente indifferenti. Sono quanto di meglio possa capitare a un Paese, ad una nazione, e alla loro abnegazione noi ci inchiniamo, rendiamo onore. Una di queste meravigliose creature, è stata Ettore Modigliani; intellettuale attento, cultore d’arte, funzionario pubblico capace e indefesso, disinteressato difensore del patrimonio artistico italiano, strenuo oppositore di ogni possibile dispersione, integerrimo controllore per bloccare ogni tentativo di alienazione fraudolenta dei beni culturali della nazione, uomo libero ed onesto mai venuto a patti con la propria coscienza, geloso della sua indipendenza (di direttore della Pinacoteca di Brera e di soprintendente della Lombardia), saprà tenere testa al regime fascista (siamo negli anni a cavallo tra il 1908 e il 1938), alla tracotanza dei suoi gerarchi (nonostante l’esilio punitivo a L’Aquila), fino a quando le infami leggi razziali del ’38 non lo costrinsero alla macchia, ad una vita in fuga fatta di pericoli e di fame, condivisa con la famiglia e i nipotini. 

Brera bombardata

Queste sue bellissime, emozionanti, commoventi Memorie uscite postume da Skira, ci rivelano l’esemplarità di una vita spesa tutta in difesa dell’arte, dell’immenso patrimonio culturale e artistico del nostro Paese, del suo onore internazionale e del suo prestigio. L’Italia e Milano devono molto a questo caparbio e intelligente direttore. Non solo ha arricchito con acquisti di capolavori la pinacoteca di Brera, messo in salvo dai bombardamenti il patrimonio museale di Milano e di altre numerose città durante le due guerre, difeso il Cenacolo dalle grinfie dei domenicani, impedito che la stupidità fascista cambiasse nome alle vie Fiori Chiari e Fiori Scuri, dato vita agli “Amici di Brera”, creato assieme ai suoi cari amici e sodali Boito, Ricci, Cagnola, Pogliaghi, Visconti di Modrone e altri, il Museo Teatrale alla Scala acquisendo, con una vera e propria abilissima battaglia diplomatica e finanziaria, la famosa collezione Sambon all’asta a Parigi nel 1911. E se il “Baluardo del libero Comune di Milano eretto dai cittadini dopo la sconfitta del Barbarossa a Legnano” è ancora in piedi in fondo alla via Manzoni, è alle sue proteste che lo dobbiamo. 


Modigliani in esilio
Eppure, quest’uomo di cultura che aveva goduto dell’amicizia e della stima di letterati del calibro di D’Annunzio, di musicisti come Boito e Puccini e che tanto aveva fatto per il suo Paese; che era stato nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia da Vittorio Emanuele III, ottenuto riconoscimenti di prestigio internazionale (Giorgio V lo nomina Cavaliere Onorario membro dell’Ordine dell’Impero Britannico a seguito del grande successo della mostra del 1930 a Londra dove aveva portato con un viaggio avventurosissimo per mare i capolavori italiani che avevano oscurato ogni altro Paese e conferito alla megalomania del regime fascista un vero e proprio trionfo internazionale); che aveva fatto brillare la nazione italiana dopo il furto della Gioconda dal Museo del Louvre per come aveva saputo gestire l’esposizione della “Monna Lisa” leonardesca e la successiva restituzione alla Francia; per il tatto e la determinazione con cui aveva condotto le trattative all’indomani dell’armistizio per la restituzione all’Italia delle opere d’arte di cui si era impossessato l’impero austro-ungarico; per come aveva difeso le raccolte trivulziane in favore della nostra città per impedire che tutta la collezione del principe Trivulzio finisse a Torino; quest’uomo, dicevamo, fu umiliato da un regime criminale e ignorante solo per la sua origine ebraica. 

S.M. Delle Grazie bombardata

Cacciato da ogni incarico, affamato, vilipeso, impossibilitato a pubblicare persino un libro col proprio nome, fu costretto alle più tremende peripezie della guerra. Per fortuna si salvò: l’11 febbraio del 1946 egli ritornava nella città che aveva tanto amato reintegrato nel suo ruolo di Sovrintendente. Ritornava a quella Brera che aveva fatto grande; una Brera bombardata, una città in macerie con il Poldi Pezzoli devastato e con le ferite sanguinanti della Galleria, del Castello, di Santa Maria delle Grazie, dell’Ambrosiana, del Teatro alla Scala, della Galleria di Arte Moderna… Morirà appena un anno dopo, il 2 giugno 1947, non riuscendo, come avrebbe voluto, a farla risorgere “a gloria della città, come prima e meglio di prima”. A Brera fu esposta la sua salma per ricevere gli onori dei milanesi e di quanti lo avevano sostenuto e apprezzato. Poi l’oblio. Scandalosamente ho potuto constatare che a questo benemerito della mia città non è stata dedicata né una via, né uno spiazzo, né una delle aule di Brera. È giunto il tempo di ovviare a questa colpevole distrazione. Io ci sono.

La copertina del libro

Ettore Modigliani
Memorie
La vita movimentata di un grande soprintendente di Brera
Skira Ed. 2019
Pagg. 303 € 25,00