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lunedì 5 agosto 2019

LINGUA MATER
LA LINGUA DEL DOLORE E DELLA SAGGEZZA
di Luigi Bianco


La copertina del libro

La lettera-recensione del poeta performer Luigi Bianco arrivataci da Squillace - luogo dove il noto intellettuale ed animatore di indimenticate stagioni culturali a Milano e in Italia si è trasferito oramai da diversi anni - ci ha sorpresi e ci ha commossi. Gesti di così delicata amicizia sono scomparsi dal galateo dei rapporti letterari contemporanei, e appartengono a stagioni lontane. La stima letteraria ed umana che in questi righi ci viene espressa, e da un personaggio poco avvezzo agli incensamenti come è Bianco, ci conforta, ma ci carica anche di una tremenda responsabilità. Almeno per quelli come noi sempre in dubbio sulla bontà del proprio lavoro, anche quando è svolto con rigore e serietà; per quella inadeguatezza, quella insoddisfazione, quella consapevolezza nei personali limiti. Abbiamo deciso di rendere pubblico questo scritto soprattutto per rimarcare il valore di straordinaria civiltà che esso contiene. Valore raro, troppo raro nel costume italiano.

Caro Angelo,
con molto ritardo - la mia vecchiaia è lenta e anche perfida - mi sono impossessato di Lingua Mater, ho letto tutto con voluttà a precipizio. Bellissime le parole di Maffìa (finalmente non esita ad elevarti tra i grandissimi). Bellissime le tue spiegazioni, la tua voglia di respirare con la difficile lingua delle tue origini.
Anni fa per il mio lavoro Il persuasore (un romanzo in 6 dvd) mi sono inventato un dialetto per metterlo in bocca a un pastore analfabeta. Non ho consultato nessun libro, e amen. Tu scendi negli abissi di una grammatica che spesso non c’è e non ti arrendi mai (acuto quel passaggio su la mancanza di suono di alcune parole dialettali, quel suono che invece io sento nel dialetto delle mie parti).
Per me il lavoro dello studioso scompare quando leggo le poesie (sia in dialetto, sia in italiano), Hai una forza dolente che mi commuove e ti scrivo a parte l’emozione che mi ha fatto stendere di getto alcune righe di commento. Intanto ti ringrazio per quello che dici sempre di me e ti auguro di tuffarti ancora - in questi tempi crudeli - nella freschezza e pulizia della nostra cara terra.
Bianco

Il castello normanno di Squillace

In tempi di volgarità permanenti è doveroso inchinarsi davanti ai poeti veri. Davanti a quelli che guardano alto e cercano ancora l’origine dell’esistenza. È il caso di Angelo Gaccione, intellettuale ribelle di prolifico dire – poeta, narratore, critico, autore di teatro, inventore di riviste mai tenere con il potere. Gaccione è calabrese, ama visceralmente la Calabria ma da anni vive a Milano. Per non affogare nella sporcizia d’uso, oggi si eleva in una dichiarazione d’amore estremo per la sua terra e osa scrivere in dialetto di Acri (la cittadina dove è nato) affrontando difficilissimi problemi linguistici.
Ma basta una poesia - che trascrivo integralmente dalla versione italiana - per sorprendere la sua primitiva-innovativa coinvolgente passione e abbracciarlo in fraternità.

Mi sono sempre chiesto
se la nostra lingua sa cantare
il dolore.
Solo quelle sono lingue
- e sono degne –
di stare sulla faccia
della terra.
Anche se più spesso
Il dolore non ha lingua.

Caro Angelo, non scrivo altro. Non posso. È troppo forte la verità - l’emozione - che mi trasmetti. Sia onore, sia pace, alla tua “calma” poetica che genera pathos con sentimento. La tua “calma” sradica ogni pregiudizio e inietta il virus buono di una sana febbre per una terra che pochi conoscono e molti detestano.
Ai tanti che predicano il progresso tecnologico ad ogni costo, tu rispondi con le voci della tua terra, in un’altra magistrale poesia:

Osanna!
Sia gloria al secolo
dell’Intelligenza!
A tutte queste invenzioni
Strabilianti.
Ave!
Io saluto la Modernità:
il Progresso, la Scienza,
la Medicina, la Tecnica perfetta.
Sono figlio del Terzo Millennio
e me ne vanto!
Ma una voce fastidiosa mi dice:
“Vi occorre l’acqua
vi occorre l’aria
vi occorre la terra
per vivere:
ve ne state preoccupando?”.

Caro Angelo, tu hai trovato la lingua del dolore e della saggezza in tempi di insopportabile - incivile - rancore. Un dono enorme per i buoni e i cattivi. Grazie

Angelo Gaccione
Lingua Mater
Macabor Editore
Pagg. 80 € 12,00