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giovedì 12 settembre 2019

IL SACRIFICIO CILENO
di Franco Astengo


Quarantasei anni fa l'11 settembre 1973 in Cile il golpe fascista sostenuto dall'amministrazione USA, dal segretario di stato Henry Kissinger pose fine al Governo di sinistra, democraticamente eletto, massacrando e imprigionando migliaia di cittadine e di cittadini democratici e instaurando una feroce dittatura militare capace di mettere in pratica lo sfruttamento più intensivo delle persone e delle risorse del territorio.
Un regime dittatoriale sorto in nome dell’indiscriminata libertà del profitto e della sopraffazione. Il governo di Unidad Popular guidato dal socialista Salvador Allende era sorto Il 4 settembre 1970 quando Salvador Allende era stato eletto Presidente. Il 24 ottobre 1970 il  Congresso Nazionale Cileno aveva ratificatola sua elezione: Salvador Allende poté così incominciare a mettere in pratica il programma rivoluzionario della Unidad Popular, la cosiddetta Vía chilena al socialismo. Un'esperienza politica non priva di contraddizioni ma assai avanzata nel connubio tra democrazia e socialismo.
 Unidad Popular avrebbe potuto cambiare il corso della storia del Cile, avere ripercussioni internazionali, essere d'esempio per diversi altri Paesi del mondo. La vicenda cilena, che pure diede origine a un ampio dibattito nel movimento operaio internazionale, deve rimanere nella memoria collettiva come un esempio e un monito incancellabili, in particolare in questi tempi dove davvero la “damnatio memoriae” sembra coinvolgere tutto quanto è stato fatto, tra luci e ombre, vittorie e sconfitte, per il riscatto del proletariato di tutto il mondo. Mai come in questo momento appare necessario il ricordo di quel tragico fatto: le sinistre sembrano essersi ritratte dalla lotta politica, nessuno osa più contrapporsi all’idea della “fine della storia”, alla possibilità della trasformazione radicale delle marxiane “stato di cose presenti”.
L’11 settembre 1973, il giorno della “macelleria americana” resta intatto nella nostra mente e nel nostro cuore accanto ai grandi passaggi avvenuti nella storia dell’internazionalismo: dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione d’Ottobre, dalla guerra di Spagna alla vittoriosa resistenza al nazi-fascismo, dalle rivoluzioni cinese, cubana, vietnamita, alla liberazione dei popoli dell’Africa e dell’Asia dal giogo coloniale, alla fine dell’apartheid in Sud Africa.
Non possiamo cancellare tutto questo anche considerando che va riconosciuto il fallimento dei tentativi d’inveramento statuale realizzati dai fraintendimenti marxisti attraverso il ’900. L’11 settembre 1973, il giorno della caduta della speranza cilena avvenuta a mano armata con l’assassinio del “Compagno Presidente” ricorda il momento di una sconfitta. Per noi che continuiamo a credere nell’ideale, è uno dei giorni di quell’“Assalto al Cielo” verso il quale dobbiamo continuare a tendere con la nostra volontà, il nostro impegno, il nostro coraggio. Finché i popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea di riscatto sociale, di rivoluzione politica, di uguaglianza, di solidarietà, di riconoscimento della condizione di classe. Un’idea quella del riscatto sociale che non deve essere mai smarrita.