di
Franco Astengo
Quarantasei
anni fa l'11 settembre 1973 in Cile il golpe fascista sostenuto
dall'amministrazione USA, dal segretario di stato Henry Kissinger pose fine al
Governo di sinistra, democraticamente eletto, massacrando e imprigionando
migliaia di cittadine e di cittadini democratici e instaurando una feroce
dittatura militare capace di mettere in pratica lo sfruttamento più intensivo
delle persone e delle risorse del territorio.
Un
regime dittatoriale sorto in nome dell’indiscriminata libertà del profitto e
della sopraffazione. Il governo di Unidad Popular guidato dal socialista
Salvador Allende era sorto Il 4 settembre 1970 quando Salvador Allende era stato eletto Presidente.
Il 24
ottobre 1970 il Congresso Nazionale Cileno aveva ratificatola sua elezione: Salvador Allende poté così incominciare a mettere in
pratica il programma rivoluzionario della Unidad Popular, la cosiddetta Vía
chilena al socialismo. Un'esperienza politica non priva di contraddizioni
ma assai avanzata nel connubio tra democrazia e socialismo.
Unidad Popular avrebbe potuto cambiare il
corso della storia del Cile, avere ripercussioni internazionali, essere
d'esempio per diversi altri Paesi del mondo. La vicenda cilena, che pure diede
origine a un ampio dibattito nel movimento operaio internazionale, deve
rimanere nella memoria collettiva come un esempio e un monito incancellabili,
in particolare in questi tempi dove davvero la “damnatio memoriae” sembra
coinvolgere tutto quanto è stato fatto, tra luci e ombre, vittorie e sconfitte,
per il riscatto del proletariato di tutto il mondo. Mai come in questo momento
appare necessario il ricordo di quel tragico fatto: le sinistre sembrano
essersi ritratte dalla lotta politica, nessuno osa più contrapporsi all’idea
della “fine della storia”, alla possibilità della trasformazione radicale delle
marxiane “stato di cose presenti”.
L’11
settembre 1973, il giorno della “macelleria americana” resta intatto nella
nostra mente e nel nostro cuore accanto ai grandi passaggi avvenuti nella
storia dell’internazionalismo: dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione
d’Ottobre, dalla guerra di Spagna alla vittoriosa resistenza al nazi-fascismo,
dalle rivoluzioni cinese, cubana, vietnamita, alla liberazione dei popoli
dell’Africa e dell’Asia dal giogo coloniale, alla fine dell’apartheid in Sud
Africa.
Non
possiamo cancellare tutto questo anche considerando che va riconosciuto il
fallimento dei tentativi d’inveramento statuale realizzati dai fraintendimenti
marxisti attraverso il ’900. L’11 settembre 1973, il giorno della caduta della
speranza cilena avvenuta a mano armata con l’assassinio del “Compagno
Presidente” ricorda il momento di una sconfitta. Per noi che continuiamo a
credere nell’ideale, è uno dei giorni di quell’“Assalto al Cielo” verso il
quale dobbiamo continuare a tendere con la nostra volontà, il nostro impegno,
il nostro coraggio. Finché i popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea
di riscatto sociale, di rivoluzione politica, di uguaglianza, di solidarietà,
di riconoscimento della condizione di classe. Un’idea quella del riscatto
sociale che non deve essere mai smarrita.