di
Vincenzo Guarracino
Alberto Toni (Foto: Dino Ignani) |
Un
uomo di grande fedeltà e coerenza, Alberto Toni, che recentemente ci ha
lasciato, lasciando tutti sgomenti: fedeltà alla poesia e alla vita; coerenza
con un’idea luminosa dell’amicizia e dei sentimenti.
Fedeltà
e coerenza sintetizzabili nel modo con cui lui stesso in un testo recente aveva
fissato, in memoria, la vita di sua madre: “testimonianza di umanità”, parole e
comportamenti, impressi nella sobria sostanza di ciò che veramente serve, in un
modo di sentire e vivere il tempo come sentimento che lega in modo essenziale
una comunità di spiriti oltre ogni apparenza e illusione. A rischio di “perdere
un po’ d’ego”, ma deciso a dare senso e concretezza, in una dizione via via
sempre più aspra e tesa, al “tempo dell’origine”, a un sistema di valori
incarnato in figure fondanti della sua vita, in primo luogo quelle parentali, e
nella “pietà per gli inascoltati”, nei “corpi da proteggere” dei reietti della
vita e della storia.
Ecco,
Alberto era così: “costante più che petra”, come si definisce in un esergo con
le parole di Dante, uno capace di accogliere il dramma della vita e dello
spirito dell’uomo nella rigorosa misura dei suoi gesti per restituircene il
senso nei versi di tante sue raccolte poetiche, fino all’ultima, recentissima
Non c’è corpo perfetto (Algra Editore, Catania 2018), giunto a sigillo e
conclusione di un itinerario poetico esemplare, partito dalle prime prove
poetiche, da La chiara immagine dell’esordio nel 1987 e proseguito con Vivo
così, uscito nel 2014, e soprattutto con Il dolore, una raccolta veramente
memorabile del 2016.
Ed
è proprio sull’attacco di quest’ultimo libro, dall’allegoria che lo apre, ossia
dalla “trota sannita” così umana e montaliana, che conviene soffermarsi per
mettere in evidenza anche gli esiti di quest’estrema raccolta, grazie alla
quale, come dice Maurizio Cucchi, la sua “presenza” nella scena poetica
contemporanea si incide vieppiù “netta e decisamente persuasiva”, non solo per
le sue capacità per così dire “tecniche”, formali, ma soprattutto per un
“pensiero poetico” (una volta, lo si definiva, messaggio, come io non mi
vergogno di continuare a chiamarlo) che gli fa con assoluta naturalezza
inglobare nel suo dire osservazioni e riflessioni, a dare il senso dell’inquietante
“complessità del mondo”, tra trasalimenti e memorie. Era già lì, nella trota,
quel che appare negli elementi che sono qui, in Non c’è corpo perfetto, il
segno e il nodo stesso di tutta la poesia di Alberto, sul margine di un “addio”
(presagito profeticamente in un testo della sezione eponima): come volontà
dichiarata, già in Vivo così, di esserci nel proprio presente, costi quel che
costi, quasi in una continua sfida (attraverso la scrittura), giorno per giorno,
godendo dei minimi piaceri, di una “bellezza ruvida e transitoria” appena
intravista e già sfuggita, a dispetto dell’illusione “di non doverti fermare
mai”.
Alberto
Toni
Non c’è corpo perfetto
Algra
Editore, Catania 2018
Pagg.
95, € 10,00