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mercoledì 16 ottobre 2019

ARTE
Jannis Kounellis
di Giorgio Colombo


Una esposizione di grandi incisioni “I Cappotti” di Jannis Kounellis alla Casa Testori di Milano rimanda alla ricca mostra dello stesso, la prima dopo la sua morte, alla Fondazione Prada, Cà Corner de la Regina, aperta sino al 24. 11. 2109, introdotta da Germano Celant, che propone una delle figure artistiche più interessanti del ‘900. Nato in Grecia nel 1936, si trasferisce a Roma negli anni ’50, s’iscrive all’Accademia, inizia i suoi lavori ed esposizioni. Muore a Roma nel 2017.
Ho cominciato con due immagini: la prima, il suo viso, ha in bocca una piastra sulla quale si posa una candela, dritta sul naso; la seconda i suoi noti cavalli. La prima il fuoco, la luce, la comprensione, la seconda, dentro un elegante spazio espositivo, una pacifica e sottomessa animalità. Rimangono degli interrogativi, degli spaesamenti, delle sorprese. “Cavità teatrali”, scrive l’artista, “Io non rappresento- Io presento”. Fin dall’inizio opere di grandi dimensioni con frammenti di scritte, segnali stradali, lettere, frecce, numeri. Anni 50/60, il pubblico medio non è ancora preparato, rifiuta sdegnato che in una Galleria d’arte vengano collocati animali (oltre i cavalli, anche un pappagallo) o gruppi di suonatori o materiali grezzi come polveri (di caffè), lana, carbone, cotone… oppure fuoco, segni di bruciature. La tavolozza annerita è compagna della fiamma che esce dal fiore di ferro.


La scena può allargarsi, occupare il pavimento di un salone sul quale si stende una ordinata molteplicità vestimentale in nero: un cappotto, un paio di scarpe, un cappello, moltiplicati uguali sino a coprire il pavimento del salone. Un gioco astratto di ripetizione, da ridurre o estendersi secondo lo spazio disponibile? Un gruppo omogeneo di persone, con la stessa ‘divisa’? Una scuola, un club? Ciò che resta di scomparsi? Ma gli interrogativi si moltiplicano, aumentando il senso sinistro degli ambienti: armadi attaccati al soffitto, anche con pannelli specchianti, sui quali ti puoi riflettere dal basso, una grande tela chiara con la scritta in rosso “Giallo”, macchine da cucire rotte schiacciate entro quattro lucidi pannelli….            
                                                                               
Jannis Kounellis

Il vestito nero ritorna, ma questa volta unico, appeso all’appendiabito, di fronte a una parete dorata, indice sognato dello stesso autore, e ritorna ridotto, appeso sopra un asse qualsiasi, con una corona dorata di lauro sul cappello, segno povero del ‘poeta’, una firma, un sorriso. Insomma una capacità creativa sempre rinnovata, sorprendente, durante un lungo, ricco periodo di attività.