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mercoledì 18 dicembre 2019

C’È VITA A SINISTRA?
di Felice Besostri

Lo stato compassionevole della sinistra italiana è sotto gli occhi di tutti e non si colgono segni di miglioramento. Uso l’espressione sinistra per comodità, perché a mio avviso significa ormai soltanto dove si sta negli emicicli parlamentari, quindi una posizione statica, quando la sua crisi è che non sa in quale direzione andare, manca di una dinamica. Quando si dice sinistra italiana non c’è nemmeno accordo sulla sua composizione: in particolare alcuni mettono in dubbio se il PD, ne faccia parte. Altri obiettano che senza il PD, o almeno i suoi elettori, la sinistra sarebbe irrilevante, se la sua consistenza fosse pari alla forza, pur sommata algebricamente, ma non politicamente, di LeU, PaP e PC, 4,85%, alle elezioni politiche del 2018. Già essere di sinistra è difficile in Italia, era opinione anche di Fidel Castro, a causa della lingua, gli aggettivi “sinistro” o sinistrorso” per designare chi faccia parte dell’area sono anche di significato/suono o malaugurante o foneticamente sgradevole. Nella nostra lingua “una sinistra sinistra”, è altro che dire in tedesco “eine linke Linke”. In nessun’ altra lingua, tra quelle europee che conosco, il sostantivo per designare la sinistra, che sia LEFT, GAUCHE, IZQUIERDA, ESQUERDA, ESQUERRA (le tre versioni iberiche) e LINKE, si associano con una direzione, ma mai con un segnale di negativo auspicio. Alle elezioni 1946 per la Costituente socialisti, comunisti e azionisti erano il 33,74% degli aventi diritto al voto e il 41,06% dei voti validi. Alle prime elezioni politiche del 1948 socialisti e comunisti uniti nel Fronte Popolare erano il 27,94% degli aventi diritto e il 30,97% dei voti validi, pagando la scissione socialdemocratica molto di più del 7,07% della filogovernativa Unità Socialista. Settanta anni dopo nel 2018 la sinistra larga da PD a PC è il 23,33%, quella larghissima con Ferrando e Chiesa/Ingroia 23,46%. Per ricostruire la sinistra non si può semplicemente ripartire dall’esistente, si deve percorrere un’altra strada che abbiamo voluto designare come Dialogo Gramsci Matteotti scelti come simboli delle due tradizioni maggiori, ancorché non esclusive della sinistra italiana, quella socialista e quella comunista. Le altre accoppiate Turati-Bordiga, Nenni-Togliatti o Craxi-Berlinguer, senza entrare nel merito dei singoli personalmente presi, non contenevano come accoppiata un messaggio di speranza unificatrice.