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domenica 22 dicembre 2019

Libri
SAGGEZZA
di Gabriele Scaramuzza

Eugenio Borgna

In questo saggio Eugenio Borgna ci offre di nuovo, e con quella scrittura coinvolgente, snella e piana che abbiamo sempre ammirato in lui, una meditazione su una delle idee-chiave della nostra tradizione culturale, oggi purtroppo caduta in discredito. Caso vuole che la lettura di Saggezza cada in giorni in cui sto insieme leggendo il tuttora coinvolgente Corpo celeste (opportunamente riproposto da Adelphi), di cui mi ha fatto dono una sensibile amica. Le pagine di Anna Maria Ortese conservano tuttora un grande fascino: non voglio omettere di ricordare qui il respiro della libertà che le anima (“cosa vuole dire nazismo – il disprezzo totale del Respiro dell’altro – lo abbiamo dimenticato”), il tema di una ragione che si oppone a quanto l’autrice chiama intelligenza (ma qui avrei usato il termine intelletto, intellettualismo), la valorizzazione della scrittura, la perdita di rilievo di “la solitudine, il silenzio, l’ombra”, sono tra i temi che più mi hanno catturato.   
Tornando a Borgna, la sua scrittura ancora una volta ha esercitato una virtù terapeutica su di noi che leggiamo, ci aiuta ad orientarci meglio, a non restar vittima del mainstream di opinioni, di comportamenti, di scelte pregiudiziali di valori, che tutto travolge senza lasciar sbocchi. Tanto più che, coerentemente con l’intero suo pensiero, anzi con l’intera sua vita dedicata alla “cura delle anime” - Borgna è psichiatra per vocazione e per professione, si sa - la sua riflessione non si limita a far tesoro della sua pur lunga e meritoria esperienza di medico e di scienziato, ma ricorre alla filosofia (presenti sono i nomi di Platone, Aristotele, Paolo di Tarso, Agostino di Ippona, Erasmo da Rotterdam, Michel de Montaigne, Arthur Schopenhauer, Søren Kierkegaard, Friedrich Nietzsche, Romano Guardini, Elias Canetti, Teresa di Calcutta, Cristina Campo, Etty Hilesum, Simone Weil, Max Scheler, Emmanuel Lévinas, Winfried G. Sebald, George Steiner). Soprattutto Borgna attinge abbondantemente, come gli è connaturato, a quella forma di pensiero che della grande letteratura e della poesia: si incontrano nelle sue pagine Eschilo, Sofocle, Giacomo Leopardi, Friedrich Hölderlin, Fëdor Dostoevskij, Marina Cvetaeva, Rainer Maria Rilke, Marcel Proust, André Gide, Franz Kafka, Robert Musil, Dietrich Bonhoeffer, Thomas Mann, Eugenio Montale, Vladimir Nabokov Tra i musicisti troviamo Robert Schuman, tra i pittori Edvard Munch.  
Tanto più appassionante per noi è che le considerazioni di Borgna si nutrono di temi nodali della nostra esperienza quotidiana. Esperienza in cui il termine saggezza “può essere considerato antiquato e astratto, stravolto dal dilagare di forme di vita sempre più contrassegnate dall’esteriorità, dalla tecnica”, tanto che “tendono a far a meno dell’interiorità, della meditazione e della riflessione”. Non di rado si impongono modi di fare aggressivi, sgarbati, offensivi, umilianti al fondo; ci si rifiuta di capirli (Ortese: “io li rifiutavo semplicemente tacendoli”), nella speranza di non averli intesi bene, ci si chiede cosa dia il diritto di assumere simili atteggiamenti verso altre persone, nel tempo stesso in cui reclamano verso di sé un rispetto che negano ad altri.
Tendenze dominanti sono “la fretta, l’accelerazione”. Moritz Geiger, allievo di Husserl di cui mi sono occupato anni fa, resta per me un esempio di “uomo saggio”, non a caso travolto dalla tempesta che si addensò sull’Europa negli anni Trenta. Di lui testimonia un allievo, e poi filosofo in proprio, Hermann Zeltner: “non era mai indaffarato, sembrava sempre aver tempo a disposizione”. Di quanti oggi ci si potrebbe ricordare in questi termini? Ai giorni nostri, per le strade e sui mezzi pubblici troppe persone sono chiuse sui loro cellulari, inavvicinabili; si soffocano progressivamente gli spazi per il dialogo, persino per la mera chiacchiera – noiosa, banale, si sa, ma strada aperta a una comunicazione possibile. Sono messi da parte ambiti legati a quella che un tempo si diceva interiorità; sviliti - quando non relegati nell’ambito di quel pernicioso “buonismo” che ha ormai surrogato, e con ciò esautorato, ogni autentica bontà - risultano valori quali la gentilezza, la fragilità, la generosità, la diversità, la solitudine, l’empatia come immedesimazione negli altri: “le fondazioni etiche della vita e dell’agire”, come Borgna riassume in poche parole. Nel mondo delle mie attuali letture gli fa eco a suo modo, ripeto, Anna Maria Ortese allorché, nel suo tuttora coinvolgente Corpo celeste, denuncia il “grande buio morale” di tempi - lontani è vero, ma non così estinti - e aggiunge: “nella parola ‘morale’ comprendo una quantità. di cose. Ne dirò una sola: il vivere con pietà e amore in mezzo agli altri”.
Il testo di Borgna si articola in capitoli da cui emerge la rete di connessioni concettuali e vissute in cui la saggezza vive. Nella costellazione di termini di cui s’intesse rientrano gentilezza, attenzione, ascolto, silenzio, senso dei limiti, rinuncia, tempo, emozioni e la conoscenza che in essa si dà corpo (“sono forme di conoscenza”, sottolinea Borgna a ragione), gli occhi e il loro linguaggio; colpiscono le pagine dedicate alla saggezza nella vecchiaia e alla follia al femminile, infine prendono non poco le pagine verso la fine dedicate ad Antigone. Non poco riprende temi a lui cari, e ritornanti nei suoi lavori.  Non staremo a inseguirli. Quel che qui ci importa è l’attualità del tema che affronta, il suo mordere nelle situazioni della nostra vita. Il non trovar mai tempo per lo più: il non saper ascoltare, il liquidare con fastidio qualsivoglia tentativo di parlare con altri, di farsi ascoltare, l’essere sbrigativi, la cattiva solitudine in cui tutto questo getta, l’incremento di ansia, di depressione, di scontento che comporta. Ancora una volta ha più che mai ragione Anna Maria Ortese quando, in Corpo celeste, osserva poco più avanti osserva poco più avanti annota: “Chi vuol dire qualcosa, non spera più di esser capito”. “Un ben strano destino”, annota poco più avanti, incombe: “Di credersi il peggiore e trovarsi, alla fine, dopo mille convulsioni di speranza e di dolore, d’accordo con quanti lo spinsero via e persuasero di essere un sognatore, con nulla o quasi da dire. E forse il castigo, forse non castigo - reale sanzione del nulla a coloro che onorarono la maestà del vivere e patire terreno -, fu l’indurli a credere che non vi era una maestà del vivere e del patire”.      
Voglio concludere con le parole di Borgna alla pagina 126 del testo: “Non basta volerlo per essere, o divenire, saggi. Il cammino verso la saggezza è un camino frastagliato e faticoso che ha come premessa tante cose: conoscersi, conoscere le emozioni che sono in noi, essere inclini ad ascoltare, prestando loro attenzione, le persone che il destino ci fa incontrare, essere fedeli agli ideali di giustizia, voler esser saggi. Cose che talora non bastano a farci agire saggiamente, perché la saggezza è conoscenza razionale delle cose, ma nelle sue scelte ultime è intuizione e immaginazione, amore del prossimo: a questo ci di educa, ci si può educare, certo, ma con grande impegno e talora grande fatica”.   
La copertina del libro

Eugenio Borgna
Saggezza
Il Mulino, 2019
Pagg. 133, € 12, 00