di
Giuseppe Natale*
La copertina del libro |
Che
il Giorno della Memoria non rischi di diventare un rituale annuale, confinato
nel ricordo e nella testimonianza degli ultimi sopravvissuti che ci stanno
lasciando come le foglie d'autunno. Che sia invece la fiamma che alimenti
giorno dopo giorno l'impegno civile, etico e culturale, sociale e politico
finalizzato alla vigilanza e alla denuncia, al contrasto e alla lotta contro il
razzismo e la xenofobia e l'omofobia, la discriminazione e lo sfruttamento di
tipo schiavistico del lavoro (caporalato, orari eccessivi, salari da fame ed
accampamenti simili a campi di concentramento). Il 27 Gennaio 1945 l'esercito
sovietico libera il campo di sterminio di Auschwitz. Il 27 Gennaio è diventato
il Giorno della Memoria per "ricordare la
shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione
italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la
prigionia, la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio
e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetti i
perseguitati" (Legge 211/2000). Nel 2005 l'ONU ha dichiarato il 27 Gennaio
Anno Internazionale della Memoria. Ed è in questa dimensione planetaria che
occorre muoversi e partecipare, ciascuno secondo la propria volontà, secondo le
proprie possibilità e mezzi e condizioni di vita quotidiana e locale, alla
grande lotta per eliminare la bestia mostruosa nazifascista che, in forme
diverse da quelle di ieri, prova oggi ancora ad aprire le orrende fauci. I
campi di sterminio e le soluzioni finali, sono il frutto avvelenato del
razzismo che colpisce in primo luogo gli ebrei (antisemitismo), estende i
propri tentacoli alle altre minoranze: religiose (testimoni di Geova), rom,
omosessuali, oppositori politici, lavoratori che difendono i loro diritti. Sono
8 le "categorie" da annientare, che i carnefici nazifascisti elencano
con burocratica precisione: 7 segnate dal simbolo del triangolo rovesciato di
diverso colore; una, quella degli ebrei, rappresentata dal simbolo della stella
gialla. Triangolo rosso: prigionieri politici; marrone: rom e nomadi; viola:
testimoni di Geova; blu: immigrati e apolidi; nero: asociali, senza fissa
dimora; verde: criminali comuni spesso impiegati come kapò; rosa: omosessuali.
Proprio sulla persecuzione degli omosessuali vogliamo soffermarci e ricordare
che il fascismo italiano è stato tra i primi a organizzare la loro
discriminazione in nome della purezza della razza. Già prima delle leggi razziali
(1938), è il confino l'arma usata dal fascismo
non solo per allontanare gli oppositori politici dai loro luoghi di vita e di
lavoro, ma per colpire e sradicare le persone omosessuali (o ritenute tali)
dalla loro vita normale, dal loro lavoro e dagli affetti più cari. E confinarli
in paesi lontani e sperduti di zone e regioni fuori dal mondo. La Lucania/Basilicata, e
in particolare i paesi della provincia di Matera (dove Cristo non era arrivato!)
sono i luoghi scelti in cui relegare persone col marchio ritenuto
"infamante" dell'omosessualità. Possiamo conoscere e ricordare alcuni
dei loro volti e alcune storie grazie alla preziosa opera di ricerca storica
compiuta da Cristoforo Magistro che ha curato la mostra "Adelmo e gli
altri": 29 confinati omosessuali nel Materano. Sempre Magistro è autore di
un saggio storico- antropologico (Adelmo e gli altri - confinati
omosessuali in Lucania, Ombre Corte, Verona 2019) pregevole e molto
stimolante, in cui alle 29 biografie se ne aggiungono altre 12 dentro un quadro
di analisi d'ampio respiro che intreccia bene la peculiarità umana dei
confinati con le caratteristiche dei luoghi e alcuni nodi poco conosciuti della
questione meridionale.
Diritti fondamentali della persona annientati. Vite sconvolte buttate come
scarti. Una galleria di volti e di ritratti che ti interrogano dolenti e
implorando comprensione e solidarietà. Di persone comuni come te, ma strappate
e sradicate dagli affetti più cari: l'operaio e l'impiegato, il mercante e il
bancario, il sarto e il calzolaio, il senza fissa dimora e il sagrestano, il
comunista e il pittore, lo studente e l’anarchico. Finanche il fascista e lo
squadrista vengono puniti in quanto "pederasti"! Oggi, 28 gennaio,
presso la sede dell'Università Statale di Via Festa del Perdono, alle ore
18.30, viene presentato il libro con la partecipazione dell'autore, ed
inaugurata la mostra organizzata da un collettivo di studenti e da Agedo,
associazione dei genitori di omosessuali.
*Presidente
Anpi Crescenzago