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sabato 25 gennaio 2020

GIORNO DELLA MEMORIA
di Franco Astengo


Che senso ha oggi dire mai più?
Si vendono armi, si fa la guerra, si negano i diritti ai rifugiati.
Le “pulizie etniche” spuntano in ogni angolo dei tanti teatri bellici.
Il rischio è quello del rituale che accompagna un’amnesia collettiva che dura per tutti gli altri 364 giorni nell’indifferenza verso il crescere dell’odio verso il “diverso” e il ritorno a macabri rituali, come stiamo assistendo ancora in questi giorni qui vicino a noi.

PER NON DIMENTICARE QUELLO CHE È STATO IL PASSATO E CIÒ CHE STA AVVENENDO OGGI PUBBLICO DI SEGUITO L’ELENCO DELLE GUERRE IN CORSO SUL PIANETA:

Aceh. Aceh è una provincia autonoma dell'Indonesia, situata nell'estremità settentrionale dell'isola di Sumatra. Dal 1976 è teatro di una guerra tra i ribelli del Movimento Aceh Libero (GAM) e l'esercito indonesiano. I morti, secondo le fonti più accreditate, sono almeno 12mila, ma altre fonti parlano di 50mila, o addirittura 90mila.

Afghanistan. Osama Bin Laden è stato giudicato il responsabile degli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Twin Towers ed il Pentagono. La reazione degli USA i dei loro alleati è stata di abbattere il regime del Mullah Omar e dei Talebani, accusati di nascondere Bin Laden. Nonostante la morte del leader talebano, il conflitto procede da 17 anni, e i morti sono più di 110.000, la maggior parte dei quali civili.

Algeria. Intorno alla seconda metà degli anni '90 sanguinose stragi commesse dagli estremisti islamici si contrapponevano a violente controffensive da parte dell'esercito governativo. Dopo 100.000 morti (150.000 secondo bilanci indipendenti) la guerra non è ancora conclusa, sebbene attualmente stia attraversando una fase di relativa tranquillità.

Burundi. L'ultimo decennio di guerra tra le due maggiori componenti etniche del Burundi, i Tutsi e gli Hutu, iniziato nel 1993, ha provocato almeno 300.000 morti ed un milione di sfollati. Dopo un'interruzione nel 2004, sono ricominciate le guerre civili etniche.

Colombia. Da quasi quarant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo, paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra. All'origine di questo conflitto (300.000 morti) vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione.


Congo R.D. Una "Guerra Mondiale Africana", come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale. Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.

Costa d'Avorio. La Costa d'Avorio, ex colonia francese, conquistò l'indipendenza il 7 agosto 1960 e il 27 novembre dello stesso anno venne eletto presidente Felix Huophouet-Boigny, che governò lo stato africano per sette mandati consecutivi rimanendo in carica sino alla sua morte nel dicembre 1993. Dopo un decennio di guerra civile nel 2003 sono stati firmati accordi di pace, ma la situazione è rimasta instabile, nonostante le prime elezioni libere del 2010.

Egitto. Nella penisola del Sinai, da alcuni anni a questa parte il governo egiziano si è spesso scontrato con gruppi di fondamentalisti islamici armati.

Eritrea-Etiopia. Dopo una guerra trentennale (1962-1991), l’Eritrea ottiene finalmente la propria indipendenza dall’Etiopia nel 1993. Senza però stabilire confini chiari e definitivi. Dopo un rapido deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, nel 1998 le truppe di Asmara decidono di varcare il confine, dando inizio a una guerra a tutto campo (1998-2000). Dopo 2 anni di conflitto e decine di migliaia di vittime (più di 70.000), Etiopia ed Eritrea cessano le ostilità e si affidano all’Onu ma i due Paesi sono ancora ben lontani dall’aver trovato un accordo. 

Filippine. Dal 1971 i musulmani di Mindanao hanno iniziato una lotta armata per l'indipendenza dell'isola. La guerra tra l'esercito di Manila e i militanti del Fronte di Liberazione Islamico dei Moro (MILF) ha causato fino ad oggi 150mila morti.


Yemen. La situazione politica dello Yemen, attualmente il Paese più povero del mondo, è molto complessa. Da una parte, vi è un conflitto tra i ribelli sciiti Houthi e il governo di Abed Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dall’Occidente. Ciò ha prodotto l'intervento nel Paese dell'Arabia Saudita (sunnita) che una vittoria dei ribelli possa portare a un rafforzamento della minoranza sciita nel territorio saudita. Vi è poi un secondo conflitto, quello tra i terroristi di al-Quaeda, che nello Yemen hanno la cellula più potente (AQAP), e il governo yemenita, sostenuto dagli Stati Uniti.

Israele-Palestina. Un lungo conflitto, che affonda le sue radici nel dopoguerra, il 14 maggio del 1948, quando Ben Gurion dichiarò l'indipendenza di Israele, dopo la decisione delle Nazioni Unite di dividere la Palestina di uno Stato arabo e in uno Stato ebraico. Dopo oltre mezzo secolo di guerre e di patti storici, di atti terroristici e di speranze di pace andate in fumo, il sogno di "due popoli due Stati" resta purtroppo ancora un'utopia.

Libia. Nel 2014 è scoppiata una seconda guerra civile tra due coalizioni. Poco dopo è intervenuto anche lo Stato Islamico, con la conquista di Sirte. I morti sono più di tremila, e la guerra civile non sembra fermarsi.

Kashmir
. La rivolta del Kashmir, ancora in pieno svolgimento nonostante le incoraggianti iniziative di pace, è iniziata nel 1989 ed ha sempre rappresentato una guerra per procura tra i due colossi asiatici Pakistan e India (che dispongono anche di testate atomiche).

Kurdistan. È più di mezzo secolo che i Kurdi distribuiti tra Turchia, Iraq e Iran auspicano la nascita di uno stato kurdo. Nemmeno l’arresto di Ocalan, leader del PKK Partito dei lavoratori curdi fondato nel 1973 su forte ispirazione marxista, ha interrotto i conflitti ulteriormente aggravati dal conflitto in Iraq.


Nepal. I guerriglieri maoisti del Nepal sono in lotta contro la monarchia
costituzionale del re Gyanendra (creduto l’incarnazione del dio Visnhu) dal 1996. 8000 le vittime in tutto l’arco del conflitto. Scontri a fuoco, rapimenti, attentati e estorsioni avvengono quotidianamente.

Nigeria. La Nigeria è divisa in oltre 250 gruppi etnici-linguistici diversi. Le religioni principali sono il Cattolicesimo e l'Islam, ma anche molte religioni tradizionali dell'Africa. Queste differenze religiose sono alla base dei conflitti sviluppatisi in questo paese. Negli ultimi anni le violenze più grandi provengono dal gruppo terroristico Boko Haram.

Repubblica Centrafricana. Dal 25 ottobre 2002 la Repubblica Centrafricana è stata dilaniata da una guerra civile che oppone i ribelli di François Bozizé, ex- capo delle forze armate, al presidente Félix Patassé, morto nel 2011. La guerra civile continua anche dopo la morte del leader.

Siria. Dal 2011 la Siria è dilaniata da una guerra civile, iniziata con l'obiettivo di ottenere le dimissioni del presidente Bashar al-Assad. A questo conflitto si è aggiunta la presenza e l'attività dello Stato Islamico. Secondo alcune stime, i morti finora sarebbero più di 300.000.


Somalia. Dopo l'uscita di scena del presidente Siad Barre nel 1991, è iniziata una violentissima guerra di potere tra i vari clan del Paese, guidati dai cosiddetti "signori della guerra”. Una spirale di violenze che, fino ad oggi, ha provocato quasi mezzo milione di morti.

Sudan. La guerra civile in Sudan è in corso ormai da 20 anni. Nel Darfur, un'area grande quasi due volte l'Italia, è in corso un violentissimo conflitto fra gruppi armati locali e milizie filogovernative. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità dal marzo 2003 sono morte circa 70.000 persone. Attualmente nel Darfur muoiono circa 10.000 persone al mese.

Uganda. Una guerra civile che prosegue da più di 20 anni e che ha provocato una grave crisi economica. L'LRA è la forza ribelle che terrorizza le province del nord dell'Uganda fin dal 1987, abitate dagli Acholi, ai confini con il Sudan. Ed è proprio in Sudan che gli Olum ("erba" così vengono chiamati in lingua Acholi) hanno le loro basi e da lì partono molti dei loro attacchi.

Ucraina. Dal 2014 la situazione ucraina è sempre più complicata, a causa di una rivoluzione violenta che vede contrapposti alcuni gruppi separatisti al governo. La Russia è uno degli attori principali del conflitto.

Elaborazione grafica di Giuseppe Denti