Pagine

martedì 14 gennaio 2020

STRATEGIA REFERENDARIA
di Franco Astengo


In un quadro generale di grande tensione, con il mondo sull’orlo di una guerra globale, le piccole vicende interne al sistema politico italiano possono apparire del tutto secondarie. Ad ogni iniziativa portata avanti da una sinistra d’alternativa come quella che stiamo cercando di ricostruire attraverso il “Dialogo Gramsci /Matteotti” è dunque necessario premettere la priorità del tema della pace di cui il nostro Paese dovrebbe tendere attraverso un’adeguata politica estera.
Rimane comunque in primo piano il tema della crisi della democrazia.
Una crisi che probabilmente condizionerà lo sviluppo prossimo delle vicende È possibile, infatti, se non probabile, che nella primavera del 2020 si verifichi lo svolgimento di una vera e propria “stagione referendaria” con al centro la votazione di quesiti tali da porre in discussione del tipo di democrazia repubblicana delineata dalla Carta Costituzionale.
Risultano in itinere ben due scadenze di grande rilievo: la prima, su di un quesito di rango costituzionale attraverso il referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari già approvata dal Parlamento; la seconda sulla richiesta avanzata dalla Lega di abolire la quota proporzionale all’interno della formula elettorale vigente, con la quale (sistema misto) si è votato nel 2018.
Riduzione nel numero dei parlamentari e maggioritario “secco” rappresentano i frutti di due opposte visioni dell’agire politico, quella “della democrazia diretta” di impronta “5 stelle” e quella “illiberale, da pieni poteri” di derivazione neo-leghista.
Due opposte visioni dell’agire politico che finiscono con il convergere nell’idea di riduzione di spazi democratici mutando – prima di tutto – ruolo, compiti, possibilità di composizione delle Assemblee rappresentative.
Se i due impegni elettorali citati all’inizio dovessero effettivamente svolgersi ci troveremmo di fronte a difficoltà molto rilevanti nel riproporre l’impianto istituzionale approvato a suo tempo dall’Assemblea Costituente.
Ricordiamo ancora una volta come la formula elettorale e l’intero sistema elettorale non trovano definizione compiuta nel testo della Costituzione, ma rimangono l’architrave sul quale poggia l’intero sistema politico.
L’apparente semplificazione del sistema proposto dalla richiesta abrogativa della Lega Nord si colloca nel filone di “iconoclastia della democrazia rappresentativa” come del restio lo stesso quesito confermativo sul numero dei deputati e dei senatori.
Abbiamo già vissuto in passato situazioni analoghe: in alcuni casi, come quello del referendum del 1993, la mannaia del semplicismo populista ebbe ragione in una esasperata opinione pubblica; in altre occasioni, in fasi di maggiore complessità delle domande, il voto popolare ha respinto i tentativi di modificare la Carta Fondamentale.
 Soprattutto sono stati respinti i tentativi di spostare l’asse di riferimento delle istituzioni democratiche dalla fondamentale espressione di “centralità del Parlamento”. Ciò nonostante i “media” hanno continuato, colpevolmente, a parlare e scrivere di “Seconda” se non di “Terza Repubblica”.
È evidente che, nel frangente che potrebbe determinarsi con l’eventuale svolgimento dei due referendum in oggetto, risulterà assolutamente problematico difendere proprio il tipo di impianto previsto dal dettato costituzionale proponendo il tema della rappresentatività delle Camere anche attraverso l’invariabilità nella loro composizione numerica.
Nello stesso tempo si dovrà proporre ancora la formula proporzionale intesa come riferimento della possibilità di espressione istituzionale da parte delle principali sensibilità politiche presenti nel Paese come fatto necessario per la qualità della vita democratica.
Eppure il tentativo va svolto con pienezza d’impegno, consapevoli di correre il rischio di pagare l’ennesimo scotto ad una apparente impopolarità.
 Questo impegno, in apparenza controcorrente e dai prevedibili esiti minoritari, deve essere anche inteso come costitutivo in un progetto di sinistra d’alternativa.
Una sinistra d’alternativa assolutamente connessa con i valori costituzionali, capace di superare divisioni ormai antistoriche e di portare avanti un progetto di vera e propria ricostruzione come nel caso del tentativo che si sta svolgendo attraverso il citato “Dialogo Gramsci /Matteotti” nell’ambito del quale stiamo già svolgendo iniziative sul territorio.
Il punto di fondo di questo discorso è quello di essere capaci di ritornare sul tema della democrazia rappresentativa.
Nell’occasione delle eventuali scadenze referendarie sarà necessario mantenere comunque il “focus” sulle idee portanti che sostengono l’idea della democrazia rappresentativa. Si dovrà ricordare che è stato soltanto dopo l’acquisizione dell’eguaglianza politica, realizzata attraverso l’allargamento della possibilità di scelta posto sul terreno della democrazia rappresentativa, che si è potuto parlare di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, come sostrato dei diritti fondamentali e - di conseguenza - di acquisizione dei diritti sociali: salute, abitazione, condizioni di lavoro, assicurazioni sociali.
Considerata la democrazia come competizione tra partiti allo scopo di instaurare nuove procedure di governo si sono così affermate teorie pluralistiche attraverso le quali, anche nei tempi della cosiddetta globalizzazione, si sono espresse le sintesi politiche delle diverse contraddizioni sociali. Stiamo arretrando rispetto a quelli che furono i punti di partenza della democrazia costituzionale, attraverso l’ulteriore introduzione di determinati meccanismi di tipo maggioritario/personalistico da questo livello del confronto politico per semplificarlo all’interno di meccanismi ridotti al “sì” o al “no” rispetto a personaggi rappresentativi di opzioni sostanzialmente “celate”.
Una domanda retorica: negli ultimi trent’anni quante elezioni si sono fatte, in Italia, a guisa di referendum per attestare il livello di gradimento di un solo personaggio? È probabile che il prossimo turno elettorale si svolga di nuovo sullo stesso schema; del resto i nuovi movimenti stanno sorgendo proprio per contrastare la “resistibile ascesa” di un solo personaggio…
Stiamo davvero compiendo un salto all’indietro.
In questi tempi bui stiamo compiendo un vero e proprio salto all’indietro nel vortice della storia. Un salto all’indietro voluto da quanti nascondono in realtà la “voglia matta” di una involuzione autoritaria, in nome della “semplificazione”. La politica riservata ai più forti, come ai tempi dei baroni della “Magna Charta”.