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mercoledì 12 febbraio 2020

ANCORA SULLE FOIBE
di Claudio Zanini


10 febbraio, il giorno del ricordo mutilato.



Giusto e doveroso non dimenticare le nostre vittime degli eccidi delle foibe titine e del tragico esodo imposto alle popolazioni italiane negli anni 1943/45; tuttavia, sarebbe altrettanto doveroso ricordare che tali efferate vicende sono l’atroce conseguenza, della precedente e più che ventennale occupazione fascista dell’Istria, della Croazia e della Dalmazia, in seguito alla Prima Guerra Mondiale. (Trattato di Rapallo, 1920).
Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava…non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani” (Mussolini, 1920).
Occupazione, questa - iniziata con il divieto di parlare la propria lingua, l’incendio di scuole croate e slovene e delle Case del Popolo (per esempio la Casa della Cultura Slovena a Trieste) - che continua in quella successiva dell’ex-Jugoslavia da parte dei nazifascisti dal 1941 al ’43. Occupazioni militari che furono caratterizzate da discriminazione razziale, internamento in campi di concentramento (Gonars, Rab, Molat, ecc.), brutale pulizia etnica ed efferati genocidi a danno dei civili.
I responsabili, tra cui spiccano l’Alto Commissario Grazioli, i generali assassini Roatta, Orlando, Robotti (che rimproverava i suoi soldati che “si ammazza troppo poco”), e altri criminali di guerra, rimasero impuniti. In Germania ci fu Norimberga, da noi “l’armadio della vergogna” rivolto verso il muro (con la documentazione degli eccidi tenuta nascosta fino a pochi anni fa).  Doveroso, dunque, informarsi. Ci sono ottimi libri di storici ben documentati. Consiglio di leggere, per esempio “Italiani brava gente” di Angelo Del Boca (sui crimini fascisti anche in Africa) e il romanzo di Boris Pahor Necropoli. Quindi, evitare rimozioni, farsi un esame di coscienza, fare i conti con il “nostro” passato prima di giudicare quello degli altri.