Pagine

mercoledì 18 marzo 2020

BALCONI
di Angelo Gaccione


In uno sfogo piuttosto deciso su questo giornale, Francesco Curto ha scritto, senza mezze misure, di non avere alcuna voglia di affacciarsi dal balcone per mettersi a cantare, e men che meno l’inno nazionale. Quello che Goffredo Mameli aveva scritto per altre temperie e non per l’uso truffaldino che se ne fa ai tempi nostri da parte di certi personaggi che della “patria” sono stati i saccheggiatori e i devastatori. Ovviamente non sto parlando di quelli che in questi giorni si sono affacciati dai balconi dei vari luoghi del Paese, e hanno sentito il bisogno di esorcizzare la morte e creare un afflato più o meno sincero.
Personalmente non possiedo un balcone e l’Inno un po’ di anni fa mi ero permesso di riscriverlo perché le parole e il senso fossero più corrispondenti ai tempi e all’agire degli uomini di questa nostra epoca. I Modena City Ramblers mi scrissero una email in cui dicevano di avere avuto già troppi problemi con la loro interpretazione di Bella ciao, figuriamoci se avessero osato cantare le parole del mio Sorelle d’Italia. Dunque, neanche io come Curto, seppure avessi avuto un balcone, avrei intonato quell’inno: tanto più che è la morte, e meno romanticamente, a venire a cercare noi attraverso il virus; a sterminarci grazie allo scempio di politici e manager che hanno sfasciato la sanità pubblica e fatto strame dei nostri ospedali.


Io non ho un balcone, ma molti di voi sì: e allora vi propongo, visto che lo avete già fatto, di spargere la voce e all’unisono, uno di questi mezzogiorno, di affacciarvi dai balconi e mettervi a gridare contro le armi chimiche e batteriologiche custodite negli arsenali degli Stati; contro le loro ricerche sulle armi di sterminio; contro le loro esercitazioni; contro l’enorme ricchezza spesa per i loro bombardieri, missili, sommergibili, portaerei, che affamano il mondo e privano tutti noi di ospedali e cure mediche. Potete usare, come le mamme argentine di Plaza de Mayo a Buenos Aires, pentole, padelle e quant’altro. Vi assicuro che mi unirò anch’io al concerto, anche se non ho un balcone.