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mercoledì 11 marzo 2020

DI CHE MATERIA È FATTA LA MUSICA?     
di Raffaele Kohler

Raffaele Kohler
foto di Stefania Andrello 
 

I milanesi impegnati nella legalità e nell’antimafia, hanno sentito suonare in pubblico in più occasioni il trombettista Raffaele Kohler: lo hanno sentito davanti all’albero piantato in onore di Falcone e Borsellino nei giardini di via Benedetto Marcello; per il generale Dalla Chiesa e sua moglie; per l’avvocato Ambrosoli. Di recente (9 febbraio 2020) lo ha fatto anche per il frate e poeta padre David Maria Turoldo, davanti al giardino che gli abbiamo fatto dedicare in Largo Corsia dei Servi, e dove abbiamo letto versi e reso un caloroso omaggio. “Odissea” che lo aveva invitato a suonare, gli ha chiesto di parlarci del suo magnifico strumento. [A. G.]


Mi chiamo Raffaele Kohler e sono nato a Milano nel 1981. Quando avevo l’età di 12 anni mia madre tornò a casa e chiese a noi figli: “Ma se io comprassi una tromba, qualcuno poi la suona?”. Mio fratello più grande rispose che non gli interessava perché già suonava la chitarra, mia sorella più piccola rimase zitta e allora mi feci avanti io e dissi di sì. Andammo insieme in un negozio in centro a Milano e tornammo a casa con quel magnifico strumento. Prendendolo tra le mani mi dissi: “Con questo oggetto di ottone mi guadagnerò da vivere per sempre”.

Raffaele Kohler
foto di Stefania Andrello

Ebbi la fortuna di iniziare a studiare privatamente con il grande Maestro Emilio Soana, di ricevere in dono da mio padre una collezione infinita di vinili jazz, di aver potuto imparare l’arte dell’improvvisazione da mio fratello e di iniziare a sperimentare la mia musica per le strade di Milano.
La fortuna, poi, continuò venendo ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove incontrai il trombonista Luciano Macchia, con il quale - da ben più di vent’anni - condivido il lavoro più bello e più strano del mondo.


È il più bello per l’appagamento che ogni volta hai dopo ogni concerto di qualsiasi genere di musica e per qualsiasi tipologia di pubblico e il più strano per le variabili infinite che puoi incontrare e scoprire durante la tua carriera.
Devo dire che la mia passione per questo lavoro è legata soprattutto al mio strumento, alla praticità che si ha nel portarlo in giro, la potenza sonora che può emettere, le emozioni arcaiche che suscita negli ascoltatori e la possibilità di poterlo inserire in qualsiasi contesto musicale. Se mia madre non mi avesse fatto quella domanda, quasi sicuramente non sarei diventato un musicista.
Quindi posso dire che per me la musica ha una precisa materia, l’ottone.