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venerdì 13 marzo 2020

EQUINOZIO DI PRIMAVERA
di Chicca Morone

Chicca Morone

L’immagine dell’Uroboros, serpente che si morde la coda rappresenta la ciclicità del tempo come una delle dimensioni attraverso la quale la creazione si manifesta!
Ci avviciniamo al 21 marzo, data in cui - nella cultura induista - il serpente addormentato “si risveglia” spinto dall’energia creatrice Shakti che è la vita stessa, l’espressione femminile del Divino.
Per noi occidentali è il primo giorno di Primavera, data in cui effettivamente dovrebbe iniziare il bel tempo, il risveglio della vegetazione, schiudersi della vita in noi.


In passato c’era un tempo prestabilito per ogni cosa. Si coltivava in un certo mese o stagione, e un mese particolare era fissato per il raccolto. In quei tempi non c’erano pozzi artificiali. I contadini dipendevano solo dall’acqua e dal sole che la Natura benignamente concedeva. La gente viveva in armonia con la Natura e non provava mai a sfidarla. La gente aveva completa fiducia che sarebbe piovuto se si fosse seminato in un particolare tempo del mese... L’uomo e la Natura sono interdipendenti ma quando l’uomo sfrutta la Natura, il suo ritmo è perduto. Siamo giustificati se prendiamo dalla terra ciò di cui abbiamo bisogno ma è nostra responsabilità garantire che il ritmo e l’armonia della Natura non vadano persi!” sono parole di Amritanandamaji, l’illuminata - nota per il suo abbraccio purificatore - che risiede nell’Ashram di Trivandrum (Kerala), spesso in tour, ovunque nel mondo, per benedire le migliaia di persone che restano svegli una notte intera per assistere al suo Devi Bhava.


In effetti abbiamo perso il senso della misura e siamo stati travolti dagli elementi perché non abbiamo rispettato le regole basilari per un corretto rapporto tra noi umani e la Natura. Catastrofi prevedibili data l’incuria con cui le strutture pubbliche e private vengono gestite, epidemie dalla matrice ambigua foriere del sicuro collasso della nostra economia… insomma un panorama da definitiva Apocalisse se non guardassimo l’altra faccia della medaglia: siamo costretti a definire in modo diverso spazio e tempo, noi che siamo andati sulla Luna, facciamo ricerca sull’intelligenza artificiale e inventiamo le auto che guidano da sole. A noi è bastato un microrganismo per metterci in ginocchio.
La verità è che dobbiamo entrare dentro di noi e vivere la nostra vera essenza in empatia con la Natura, non gettandoci fuori alla conquista di chissà che, per raggiungere chissà quali traguardi se prima non abbiamo definito i nostri limiti e le nostre risorse. D’altra parte dicono che sul frontone del tempio di Delfi stesse pur scritto “Conosci te stesso” e non è solo Socrate che indica il criterio con cui incamminarsi nella giusta direzione.
Non abbiamo bisogno di essere intelligenti come Rita Levi Montalcini o possedere i castelli della Regina Elisabetta per vivere armonicamente nel nostro piccolo habitat: è sufficiente essere noi stessi e ascoltare i ritmi della Natura che canta un’antica nenia dentro di noi. Quella nenia che è il canto delle sfere e che non possiamo sentire se non ci ascoltiamo. Un piccolo metro quadro vicino a un altro e i chilometri quadrati potrebbero moltiplicarsi all’infinito per realizzare un panorama totalmente diverso. Sembra banale, ma non lo è.
Anche il messaggio “State in casa” sembra banale, ma non lo è.
Equinozi e solstizi si alternano senza sosta, totalmente indifferenti alle direttive di noi umani che abbiamo la presunzione di modificare la Natura; scandendo un tempo che noi viviamo per la maggior parte dimentichi di quel che siamo, di quello che è il nostro “sogno” da realizzare qui sulla terra.



Perché di questo si tratta: veniamo al mondo con un programma iscritto nel nostro DNA non solo biologico, ma anche spirituale. Abbiamo un compito, forse insignificante se non ne conosciamo il vero significato. Ognuno il suo, uno diverso dall’altro, non clonato, esattamente come non esistono due scritture uguali: simili, forse, ma non uguali perché la nostra impronta è unica.
Conoscendo i cicli della Natura è molto più facile entrare in armonia con i nostri bioritmi nel nostro legame con gli elementi.
Intorno al 21 dicembre cade il Solstizio d’inverno ed è il giorno il più corto dell’anno, cioè la luce illumina la giornata meno di quanto il buio la avvolga. C’è quindi più tempo per trovare la luce dentro, per illuminare quelle zone in cui è più difficile raccogliersi quando il sole avvampa su una spiaggia o un sentiero di montagna.    
L’inverno è il periodo di purificazione e riposo, mentre la Primavera, di rinascita: nell’antico calendario, rappresentava l’inizio del nuovo anno, periodo in cui possiamo lasciar andare il superfluo, che siano pensieri, oggetti, relazioni non costruttive.
Non a caso è il solstizio che dà inizio al tempo di potatura, quando vengono tagliati i rami secchi, quando anche noi dovremmo fare un bilancio dell’anno trascorso e togliere quello che abbiamo scoperto essere inutile per il nostro anno a venire.
Pulizia del terreno sul quale la semina nuova possa trovarsi al meglio: fare mente locale sui programmi da considerare fruttiferi per poter meglio organizzare il lavoro dei prossimi mesi, quando i semi/idee avranno modo di realizzarsi.

Elaborazione grafica di
Giuseppe Denti

Quest’anno il COVID-19 ci ha portato un messaggio che definirei chirurgico: un virus contro cui non abbiamo difese esterne e che solo il nostro sistema immunitario, per ora, può contrastare.
Un messaggio forte, da non sottovalutare perché non ci sarà ricchezza, potere, amicizie o altro che potrà influire anche sulle cure che potranno esserci offerte.
Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, siamo noi che dobbiamo prevenire i problemi, non possiamo affidare agli altri la nostra salute, se non siamo ancora stati contagiati.
Il tempo e lo spazio. Due coordinate nelle quali siamo costretti da qualche giorno a fare i conti e che sicuramente sono destinate a perdurare almeno due cicli lunari.
Dall’equinozio di primavera - in cui ombra e luce saranno in equilibrio - passeremo al solstizio d’estate passando attraverso Pasqua e Wesak, due date in cui le preghiere si elevano dal maggior numero di fedeli - tanto cristiani quanto buddisti - invocando la benedizione divina e quando, si spera, il virus improvvisamente smetterà di essere attivo. Non ci sono previsioni, ma sicuramente ci saranno persone che, costrette in uno spazio limitato e con il tempo dilatato, cambieranno le loro abitudini, ci si augura in meglio.
Tra i tanti messaggi più o meno divertenti uno in particolare mi ha colpito “Ai nostri genitori/nonni è stato chiesto di armarsi e andare in guerra. A noi di stare sul divano” e, se dal divano possiamo spostarci alla scrivania davanti al pc, noi italiani “segregati in casa” ma liberi di lavorare e comunicare con il resto del mondo, dobbiamo ammettere che non è poco in paragone al destino dei molti che oggi sulla terra vivono in situazioni più che drammatiche.