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venerdì 13 marzo 2020

LA RAGIONE NELL’EPOCA DELLA PANDEMIA
di Fulvio Papi

Elaborazione grafica di
Giuseppe Denti


La crisi della pandemia ha messo in luce la imperfezione dell’essere umano, concetto che la teoria dell’evoluzione ha chiarito sin dai testi di Darwin, dove si intende che l’evoluzione non ha nessuno scopo come si vede dalla struttura imperfetta di ogni organismo, compreso l’uomo. Tanto imperfetto anche nelle sue azioni e nella sua storia che è sufficiente la diffusione di un virus per mettere in crisi tutta l’opera creata dal lavoro e dall’intelligenza, un intero sistema sociale, oggi planetario.
Perché? Semplice, perché esso funziona in un modo, quello capitalistico che vede nella ideologia neo-liberista dei valori di mercato il valore fondamentale dell’essere umano. Il funzionamento del capitale con i suoi effetti sociali e psicologici diviene il valore (senza storia) dell’uomo imperfetto. Se è così il funzionamento ottimale del capitale, anche immagino, del capitale finanziario che non è sempre in armonia con quello produttivo, deve essere garantito nel migliore dei modi, perché è molto di più di un valore economico. E qualsiasi ruolo per il suo buon funzionamento tocchi agli uomini deve essere considerato positivo. (Il precariato - fu detto - è vantaggioso per la crescita dei giovani). L’individualismo che deriva dalla centralità economica dell’esperienza, è un valore umanistico. In questo caso si tratta di un effetto che deriva da un “dio nascosto”, in questo caso immanente e materialistico. Questa fede intellettuale può diventare anche una credenza comune e costituire una tecnologia, un ordine del linguaggio, una psicologia. Per proseguire devo dire che non penso la sciocchezza secondo cui l’economia non sia decisiva nel nostro modo di riproduzione sociale. Ma l’economia è un fatto che può essere strutturato da una intelligenza non economica che partecipa di altri valori e non è chiusa nella “ontologia regionale” della forma spontanea (il suo “spirito”) del capitalismo. O semplicemente tiene conto della imperfezione dell’uomo.
Se quindi dell’economia attuale si fa un valore, è corretto chiedersi: quale economia? È una domanda che deriva anche da questa pandemia che è una rivelazione della imperfezione umana, addirittura un evento che rientra nell’ordine della previsione. Se dicessi che da qui deve partire un sistema economico forse farei solo della buona morale umanistica. Invece dirò solo che la presenza del male sottolinea in negativo l’imperfezione umana e che un sistema economico deve tenerne conto nelle proprie forme. Come? La risposta sarebbe lunga, ma in due righe si può dire con il valore della politica e di un ceto politico che abbia una cultura buona per tentare una forma di programmazione (non è la nostalgia dei primi anni Sessanta!), così derisa dai neo-liberisti.