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lunedì 16 marzo 2020

FERVONO GLI AFFARI…       
di Luigi Caroli*



Coronavirus. Un po’ di cronaca

Fervono gli affari che non si sono mai fermati, mentre gli ottantenni si stanno fermando per sempre.
21 febbraio: il primo morto. I più saggi e i meno stupidi cominciano a preoccuparsi. Il virus è contagioso. In Cina è morto il 4,5% dei contagiati.
26 febbraio: si registrano in Lombardia 258 casi di Covid 19. Attilio Fontana (in quarantena) tenta goffamente di mettersi la mascherina di fronte all’operatore televisivo. Non è il massimo ma è un utile avvertimento per gli spettatori. Il problema sarà poi di trovarle le mascherine. Ma… i grandi soloni che si spacciano per esperti - ma sono guitti da avanspettacolo - irridono coloro che si preoccupano.
È solo propaganda per rimanere al potere. L’influenza fa più vittime di questo preteso virus”. Per ora!
Sala è preoccupato. Per le morti, per i malati o per gli affari? Si fa fotografare con Alessandro Cattelan al tavolino di un bar dei Navigli mentre brindano con le birre. Ma, se uno è un comico televisivo, l’altro è il sindaco della più importante città italiana. Pare averlo dimenticato e che preferisca l’avanspettacolo anche lui. Dopo aver brindato (ai futuri morti!), decide di riaprire i locali la sera dopo le 18. Che brindino anche gli altri e che tornino subito gli incassi della movida con le relative percentuali!
Torna l’aperitivo! Meglio l’apericena” si festeggia a stomaco pieno.
Riapre il Duomo, la città prova a ripartire” titola il Corriere, toppando alla grande. “Milano non si ferma” infatti precipita nel burrone. La Confcommercio consiglia ai milanesi: “Approfittate degli ultimi saldi”. Per qualcuno lo sono stati. “Se ti rimangono dei quattrini, prenota una vacanza”.
Dopo le 18, riempi i bar con gli amici”. Facciamo festa, altrimenti gli stranieri non vengono più a Milano. Al Sindaco la riapertura della città preme molto. È stato eletto per festeggiare, non per risolvere i problemi della città.
Le sue archistar sono in cassa integrazione (che è molto meglio che in cassa da morto).
8 marzo: non si festeggia la Festa della donna. Cominciano le fughe da Milano. Si lascia la birra sui tavoli dei Navigli e si corre alla Stazione centrale. A Milano non arriva più nessuno. Il Presidente Conte ha appena ben illustrato la situazione ma, riferendo i provvedimenti, commette un errore (di cui pochi s’accorgono). Dichiara che verranno stanziati parecchi miliardi (che verranno poi aumentati). I soliti profittatori si fregano le mani. Quasi la metà (10 miliardi non sono noccioline) delle somme stanziate verrà spesa per la sanità. Chi finora ha guadagnato più che bene con la sanità potrà sedere al banchetto. Potrà forse farlo l’ospedale Sacco? Neanche per idea! I loro dottori e i loro infermieri si stanno distruggendo per aiutare i malati. In città parecchi medici di famiglia stanno conducendo una vita da inferno. Il primario del Sacco, prof. Galli, sta ottimamente illustrando i pericoli. Per esempio gli asintomatici sono meno numerosi dei sintomatici ma sono più pericolosi per la diffusione del virus perché difficilmente intercettabili.
È il numero dei tamponi che andrebbe almeno triplicato!
L’assessore Gallera, dopo l’esordio in foulard verde di cui vi ho parlato in una precedente lettera, ha finalmente avuto un’ottima idea.
Gli ospedali pubblici milanesi hanno pochi letti per i contagiati più gravi. Quelli privati ne hanno ancora meno perché le malattie infettive non sono - per loro - vantaggiose come le altre.
“600 letti in Fiera. Modello Wuhan” titola un giornale serio. È una buona notizia. “Ventimila metri quadrati su due piani per ricavare posti di rianimazione”.
È proprio questo il grandissimo problema che potrebbe avere Milano tra dieci giorni. Sarebbe un vero disastro. I due grandi e bellissimi padiglioni della ex Fiera sono già disponibili. I tecnici “veri” hanno studiato il progetto e prevedono di poter fare i collegamenti nel giro di una settimana.
Ma ecco la doccia fredda: “Mancano medici e ventilatori” è l’obiezione di Fontana, togliendosi la maschera. È un problema di soldi.
Si sono trastullati davanti alle televisioni per tre settimane, in attesa di soldi.
Al dunque stanno mostrando le loro qualità. Sono politicastri incapaci e…

Elaborazione grafica
di Giuseppe Denti

150 medici e 800 infermieri - da assumere - costerebbero.
500 letti di terapia e i famosi ventilatori (che costano circa 10 mila euro cadauno) costerebbero. E questi costi verrebbero detratti dalle enormi somme che la Regione Lombardia incasserà dallo Stato. È mai possibile che in Lombardia non si trovi una ditta in grado di produrre i suddetti ventilatori in quindici giorni? È l’accordo economico che non si vuole raggiungere. Sentono già i soldoni nelle loro tasche.
In Emilia c’è una piccola ditta che i ventilatori li sta costruendo. In Lombardia siamo forse meno bravi? Consip (è l’ente pubblico addetto agli acquisti della Nazione) con risparmi teorici e intrallazzi certi, non riesce a fare gli acquisti dei materiali necessari. Per le mascherine ha fatto un bando per dieci milioni di pezzi che è andato deserto. Se l’avesse fatto di tre milioni avrebbe potuto trovare concorrenti. Gli altri avrebbe potuto ordinarli in seguito.
È immorale che la situazione degli approvvigionamenti sia drammatica. La Consip è forse marcia fino al midollo?
Leggo su il Fatto Quotidiano: “Così salta l’ospedale in Fiera” e aggiunge (ho provato dei brividi leggendo) “Ieri il Commissario Borrelli ha parlato di requisizioni e di blocco totale delle esportazioni”.
Caro lettore, sei d’accordo con me che se una ditta italiana può esportare attrezzature fondamentali per la nostra salute è perché è in grado di produrle?
Anzi, le sta già producendo. Non è che la soluzione giusta da adottare sarebbe quella di iniettare il coronavirus nella vorace gola di alcuni italiani e impedire che vengano ricoverati negli ospedali privati che li hanno sempre foraggiati?

*Un quasi ottantenne che abita a 500 metri dai padiglioni 
della ex Fiera.