Pagine

sabato 7 marzo 2020

L’ELZEVIRO
di Angelo Gaccione


L’è el di’ del virus alegherer!  

Scusate se ho preso a prestito, parodiandolo, il titolo di un libro del poeta milanese Delio Tessa per l’occhiello di questo elzeviro. Purtroppo è accaduto quello che avevo facilmente previsto. Quando il Governo, su indicazione degli esperti sanitari, ha deciso di chiudere le scuole mi sono subito allarmato. Ho pensato: chi fermerà ora studenti, docenti, segretari, bidelli e personale vario che lavora in asili, scuole di ogni ordine e grado e Università? Liberi come sono da ogni impegno, tutti se ne torneranno ai loro luoghi di origine, alle loro regioni, alle loro città, ai loro paesi, alle loro famiglie. Vuoi vedere che a nessun parlamentare (specialmente tra quelli che più abbaiano sulla diffusione del corona virus), a nessun governante, a nessun “esperto” sanitario, a nessun “tecnico”, verrà in mente di bloccare tutti costoro nelle città dove al momento si trovano?
Mia moglie che è una donna di buon senso mi ha risposto: “Non saranno tutti così scemi…”. Ebbene sì. 
Mi giungono notizie da vari luoghi d’Italia, compreso centri del Sud, dove una marea di persone sono tornate, riempiendo piazze e locali come se fossimo a Natale e in un normale periodo di feste. Già tremo a che cosa può succedere se in questa massa di persone ci sono dei portatori asintomatici del virus. Vi immaginate luoghi del Sud dove non esiste neppure un ospedale? Vi immaginate luoghi del Sud da dove per raggiungere il capoluogo con un ospedale ci vogliono ore? Ma questo vale per tantissimi luoghi del Nord, e per gli stessi capoluoghi attrezzati, le cui strutture di accoglienza stanno già scoppiando perché i posti per la terapia intensiva sono scarsi e limitati. Affidarsi alle preghiere? È forse quello che ci resta. Non certo alle processioni con le statue dei santi sulle spalle, per carità! Già ai tempi di Carlo Borromeo, del Settala e del Tadino, le processioni per debellare la peste fu il più efficace veicolo per espanderla ancora di più. E a proposito di peste, leggete quanto sia attuale questo brano dei Promessi Sposi del Manzoni, sembra scritto oggi: 
“In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste: vale a dire peste sì, ma in un certo senso: non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del veneficio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro.” 
[A. Manzoni, I Promessi Sposi, Cap. XXXI] Potenza della letteratura.