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domenica 29 marzo 2020

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 
Sergio Mattarella

L’epidemia del Coronavirus rappresenta un dramma umanitario a cui si aggiungono enormi danni al sistema economico e produttivo del nostro paese.
All’emergenza sanitaria si accompagnano quelle economiche e sociali.
È nostro auspicio che se ne esca in avanti, valorizzando fino in fondo le risorse disponibili, allargando il welfare, migliorando la sanità pubblica, l’assistenza per i soggetti più fragili e cogliendo l’occasione per dar vita a quella grande riconversione ambientale e sociale dell’apparato produttivo necessaria al fine di vincere la sfida posta dalla questione ambientale.
Ne possiamo però anche uscire all’indietro, peggiorando le condizioni attuali con un ulteriore ricorso a politiche liberiste di austerity: quelle politiche che tanti danni hanno fatto in questi decenni e che sono alla base dell’indebolimento del sistema sanitario pubblico, pagato a caro prezzo dalla popolazione e dal personale sanitario in queste settimane.
Il tempo di questa discussione è oggi.
Mentre il paese attonito piange i suoi morti, i governi dell’Unione Europea stanno discutendo sul da farsi.
Le scriviamo perché le notizie che circolano non sono per nulla rassicuranti.
Si parla di aumentare la spesa in deficit ma prevedendo che il maggior esborso oggi dovrà essere recuperato con maggiori tagli domani.
Si parla di accedere oggi a prestiti su scala europea e nel contempo si prevede la necessità di restituire domani questi prestiti, sommando questa restituzione alla necessità di tagliare il debito in essere e quello che verrà fatto in virtù di un aumento della spesa in deficit.
In altre parole, dietro acronimi esoterici come MES e dietro un linguaggio iniziatico il cui significato reale sfugge ai più, si nasconde la concreta possibilità che la crisi del coronavirus si traduca in un nuovo cappio al collo dell’economia e del popolo italiano. Pagheremmo con ulteriori tagli e privatizzazioni nei prossimi anni decisioni sbagliate assunte oggi.
Noi riteniamo ottusa e criminale questa prospettiva.
Le scriviamo in quanto garante della Costituzione e dell’unità della nazione per chiedere con forza che vigili e intervenga al fine di impedire al Presidente del Consiglio Conte di sottoscrivere - nel prossimo Consiglio europeo o nei prossimi giorni - accordi per prestiti condizionati che avrebbero unicamente la funzione di porre il nostro paese in mano ai creditori e non più al popolo italiano. Il MES e il Patto di stabilità non possono essere attivati per risolvere la crisi economica perché i loro meccanismi intrinseci sono la fonte della crisi. Nessun accordo in sede europea è meglio di un suicidio del paese.
Parimenti intendiamo indicare una strada alternativa, sulla base di quanto avviene in tutto il mondo:
proponiamo che venga posta con forza la necessità di dar vita all’unico provvedimento sensato in un momento come questo e cioè che la BCE, che ha la funzione istituzionale di creare moneta e di garantire lo sviluppo economico e un adeguato tasso di inflazione all’Europa, concorra direttamente e con risorse proprie alla creazione di una grande piano per il welfare e la riconversione dell’economia in modo da creare milioni di posti di lavoro e salvaguardare quelli oggi a rischio. Mille miliardi di euro all’anno sarebbero una cifra congrua al fine di permettere all’Europa di sortire dalla crisi e di sortirne insieme, evitando che proprio le politiche europee riproducano quei meccanismi infernali che dopo la Prima Guerra Mondiale posero le basi per la seconda.
La preghiamo di usare tutta la sua autorevolezza per indirizzare il confronto tra le forze politiche e i partner internazionali in una direzione costruttiva per tutti. 

Maurizio Acerbo, segretario
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Paolo Ferrero, vicepresidente del Partito della Sinistra Europea