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giovedì 23 aprile 2020

HABITAT
di Angelo Gaccione


Ho scritto e detto, in varie occasioni, che se l’uomo sparisse dalla faccia della terra, piante e animali di ogni sorta (quelli che l’uomo col suo nefasto passaggio sulla terra non è riuscito del tutto a cancellare) si riprenderebbero ogni luogo, ogni spazio urbanizzato. Verrebbero divelti asfalti di catrame e sampietrini; lastricati di basalto e vie consolari. Radici possenti non temerebbero ostacoli e per le vie si vedrebbero passeggiare colonie di fauna fra le più diverse. Ne stiamo avendo un assaggio in questi giorni di forzata cattività, in paesi e cittadine dove più rigorosa è la quarantena, e la presenza umana è inesistente o discreta. Questo fenicottero che passeggia tranquillo e senza pericoli, fotografato in una sera di aprile illuminata dai lampioni di Quartu Sant’Elena in Sardegna, e fatto giungere a me da Iole Mura, ne è il più evidente dei segni.

Cupola dei Cappuccini

Scorcio di Acri tra la nebbia

L'altura del Castello

Le tre immagini che vedete, con il paesaggio avvolto tra la nebbia, sono state scattate ieri da Annamaria Zanfini e giunte a me, via Whats App, tramite il pittore Filippo Gallipoli. Si tratta di Acri, uno dei centri più grossi della Calabria - e non solo - per estensione territoriale. A vederla avvolta in questa atmosfera magica e poetica, sono sicuro che rivelerà un fascino particolare agli occhi dei nostri numerosi lettori, come è successo a me. Ma per me è fin troppo facile, io sono di parte perché questa terra mi appartiene, come mi appartiene la sua lingua. La cupola che emerge grigia dal vapore è quella dei Cappuccini. Appena sotto c’è la casa dove ho vissuto la gran parte della mia giovinezza e dove sono tornato fino alla morte dei miei genitori. L’altura su cui si indovina invece la sagoma di una vaga forma a botte, è quel che rimane del Castello a tre torri. Il rione ne prende il nome e salendo si allunga verso Padìa. Su quel cocuzzolo, e tra le sue vie, ho giocato come tanti ragazzi, e dentro l’edificio scolastico prospiciente, ho frequentato le classi elementari dove mi bocciarono in quinta. Quando mio padre mi mandò a ripetere a Monachelle, in un complesso scolastico lontano dal mio vecchio amato quartiere Castello, soffrii in un modo atroce. 
Non mi sono mai potuto riconciliare con i guasti urbani irreparabili di alcune zone di questa città. Oh, lo so bene che guasti sono avvenuti dappertutto, lo so bene. Ma so altrettanto bene che tutto ciò che ci è rimasto nel cuore, ha avuto inizio dagli occhi.