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martedì 28 aprile 2020

Libri
IL VUOTO
di Angelo Gaccione

Veduta della bella piazza Treccani
di Montichiari con il Duomo

Il coronavirus ha già la sua “letteratura”. Nel giro di pochi mesi, da quando il mondo ha preso coscienza della tragedia della pandemia che lo ha investito, e della consapevolezza della sua vulnerabilità, non c’è stata forma espressiva che non si sia interrogata con i suoi strumenti, sui numerosi risvolti – non solo medico-scientifici – di un evento così epocale e catastrofico che ha messo in ginocchio le economie, separato le persone, annientato la vita sociale, e fatto il vuoto nelle nostre città. “Odissea” è stato fra i primi organi di stampa ad interrogarsi, attraverso un questionario, sugli insegnamenti di questa tragica esperienza; ad aprire un dibattito con economisti, filosofi, scrittori, manager, virologi, medici, sociologi, psicologi, giuristi e semplici lettori; a pubblicare poesie, immagini, opere grafiche e pittoriche, disegni e favole illustrate. Sono stato il primo scrittore a concepire e pubblicare una fiaba sul coronavirus dedicata ai bambini, segregati da mesi come noi adulti, e privati dei contatti più necessari. A farne un racconto video-vocale casalingo da veicolare attraverso gli strumenti che la Rete mette a disposizione.

La piazza di notte

Video delle nostre meravigliose città svuotate, ne ho ricevuti diversi in questo periodo: Bergamo, Roma, Milano… La loro silente immota bellezza, faceva da contrappunto al silenzio attonito che la morte portava negli ospedali e nelle case; al requiem dei motori dei camion militari carichi di bare che si avviavano mesti verso i forni crematori. Vuoto: un monosillabo che non era mai suonato così sinistro ed inquietante alle nostre orecchie; capace di evocare un gelido svuotamento di vite e, insieme, una voragine psicologica ed esistenziale.
Intorno a questo monosillabo il fotografo Basilio Rodella, coadiuvato da due giornalisti: Federico Migliorati e Marzia Borzi, ha costruito il suo racconto per immagini dedicato alla città di Montichiari. Immagini che da sole sarebbero bastate a fissare nel tempo la testimonianza di questa dolorosa primavera, ma che gli ideatori del volume hanno voluto arricchire di parole, di riflessioni, di richiami storici, di testimonianze, di versi. 

Montichiari deserta

Di versi, già: perché non c’è nulla che come dei buoni versi ci sappia restituire ciò che l’occhio guarda paralizzato e la nostra anima sente: “Spettrale, la città muta s’addormenta. I miei passi hanno l’eco di tutte le assenze del mondo” (Federico Migliorati). E quella fu una primavera strana, fatta di vuoti e di silenzi. Una primavera dove tutto ciò che fioriva sembrava sublimare l’attesa. Pareva farsi poesia. E il paesaggio amato si scioglieva in un fermo immagine che scavava dentro. Ed era dentro, non fuori, il posto in cui cresceva l’infinito” (Marzia Borzi).
Il vuoto. Coronavirus, un male che ha sconvolto la Comunità, è un libro che vuole essere testimonianza di una tragedia, ma nello stesso tempo, profondo atto d’amore per la propria città, per la propria comunità. Sono le voci di alcuni figli di Montichiari che parlano in queste 156 pagine, mescolate alle voci di altri che di Montichiari non sono. In questo coro dolente c’è anche la mia.

La copertina del libro

Il vuoto
Coronavirus.
Un male che ha sconvolto la comunità.
A cura di Basilio Rodella, Federico Migliorati, Marzia Borzi
Ed. BAMS, 2020
Pagg. 156 € 15,00