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venerdì 15 maggio 2020

INSEGNAMENTI
di Angelo Gaccione

Max Hamlet
"La musa consola il poeta"
(particolare) 2020

Alla grande quantità di medici, operatori sanitari, esponenti di organizzazioni volontarie, e a quanti, nelle forme più diverse, hanno sacrificato generosamente la loro vita per garantirla ad altri.

Molte cose abbiamo imparato da questa esperienza del coronavirus, e non sono di poco conto. Non voglio scomodare il principio di falsificabilità di Popper e tanto meno le critiche alla teoria della conoscenza di Paul Feyerabend, ma una cosa appare evidente a tutti noi:

1.- Che quella che chiamiamo scienza ha mostrato un alto grado di approssimazione, e che i suoi officianti si sono divisi in sette dogmatiche, come e più, delle sette religiose. Distinguere il grano dal loglio è stata impresa disperata: abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. I cosiddetti esperti hanno proceduto per tentativi, offrendo uno spettacolo ridicolo e tragico insieme. Ergo, non si può concedere ad essa alcuna illimitata fiducia.

2.- Che la medicina è completamente subalterna e non è in grado di opporsi alle grandi lobbies farmaceutiche, e dunque, la chimica la fa da padrone sulla fisiologia. La medicina si fa ridurre, molto spesso, ad una semplice funzione somministrativa.

3.- Che avendo abdicato al suo ruolo critico, la categoria dei medici si è condannata all’irrilevanza intellettuale. Pochissimi medici sono oramai capaci di tenere testa, senza paura, agli Ordini di categoria e ai gruppi di potere.

 4.- Che come sempre avviene, la non conoscenza di un fenomeno, porta in auge riti e pratiche fideistiche e parareligiose, scatena credulità irrazionali, come nei tempi più bui.  

5.- Che Stati e Governi si sono mostrati colpevolmente impreparati in ogni dove, e che alla loro criminale efficienza militare, non corrisponde alcuna efficienza sanitaria. E poiché la stragrande maggioranza dei morti si deve alla loro incuria, alcuni capi di Stato e di Governo andrebbero processati dai loro popoli come i gerarchi nazisti lo furono a Norimberga. 
 
Max Hamlet
"La musa consola il poeta" 2020

6.- Che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è resa colpevole di omissione, non avendo condotto alcuna ispezione in Cina per capire le dinamiche della diffusione del virus.

7.- Che ben 430 sono stati gli incidenti da laboratori denunciati da Patrick Berche dell’Institut Pasteur lunedì 4 maggio durante la trasmissione televisiva di Rai3 “Report”. Berche si è domandato perché i virologi rendano ancora più letali virus già di per sé pericolosi. Ha definito questa pratica degli scienziati mostruosa, come quella del protagonista del romanzo di Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Ha detto che non è affatto impossibile che chi lavora in questi laboratori non possa essere contagiato e portare all’esterno, seppure involontariamente, un qualunque virus. Si è domandato inoltre, perché l’OMS non abbia chiesto agli Stati uno stop su queste pericolosissime ricerche. Come possiamo fidarci di queste ricerche segrete di cui i popoli sono tenuti all’oscuro? Siamo arrivati alle conclusioni che c’è d’aver paura più degli Stati, e dei loro scienziati folli, che dei terroristi. 

8.- Che mai come in questa occasione, i cosiddetti Social hanno dato sfogo ad una discreta quantità di esibizionisti, narcisisti, deliranti malevoli e al più vasto e stomachevole mercato di notizie volutamente false, ingannevoli, meschine, in grado di vanificare ogni loro credibilità. Si sono dimostrati manipolabili strumenti ad alta diffusione di menzogna, ragion per cui occorre essere molto vigili e munirsi, nei loro confronti, di una salutare diffidenza.

9.- Che nessun mezzo artificiale può sostituire il dialogo diretto fra gli uomini, come è apparso evidente dalle nostre vite “separate”. Il dialogo, con il suo necessario confronto intellettuale, si è rivelato un bene prezioso per ciascuno di noi: un bene indispensabile, incommensurabile. Uno dei beni che fanno la vita degna di essere vissuta.

10.- Che accanto a sciacalli e speculatori fra i più diversi, sempre pronti ad approfittare dei cadaveri (non mancano in nessuna sventura), il genere umano ha creato degli anticorpi di solidarietà, generosità, altruismo, fino al sacrificio della propria vita; ed è quanto ci aiuta ancora a sperare, e a riconoscerci parte di questa infame e magnifica specie.