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lunedì 8 giugno 2020

La Fiaba
Il corvo all'ombra del salice
di Laura Margherita Volante


La storia narra di un corvo che si struggeva da dolore tanto da stare solitario  all'ombra di un salice, che con i suoi delicati rami lo accarezzava. "Perché soffri corvo? Sei un bellissimo esemplare e molto intelligente, dovresti essere sereno", gli disse il salice.
"Come faccio ad essere contento, che mi considerano portatore di sfortuna per il colore nero delle mie penne, e pensare che Romolo divenne re vedendo 12 avvoltoi e ciò gli fu di buon auspicio", rispose sconsolato il corvo." Il salice incominciò a versare goccioline sul capino del corvo come per benedirlo con le sue lacrime, tanto che gli derivò il soprannome piangente essendo una pianta molto sensibile ed empatica. Continuò osservando "Hai due bellissimi occhi chiari e la tua livrea è iridescente e per questo attiri invidia. Qual è il tuo nome?" "Mi chiamo Iride e vorrei morire". "Ascolta non devi disperarti, nessuno porta sfortuna e neppure tu. Ognuno è la fortuna o la sfortuna di se stesso, ne so qualcosa che un tempo mi chiamavo salice ridente, con i rami verso il sole arricchiti dal canto degli uccellini, per aver dato ascolto ad un serpente". Iride a quelle parole trovò conforto e "Tu ora sei una bella pianta ornamentale". "Vero!" rispose "ho trasformato la sfortuna in opportunità di bene, ora sono piangente per condividere le disgrazie altrui dando sollievo con i miei rami." Il corvo rinfrancato non pensò più di morire, ma dopo alcuni voli intorno al salice come ringraziamento spiccò il volo verso il cielo blu.
Un bambino che giocava nel prato "Babbo, guarda quell'uccello, sembra una virgola del cielo o il baffo di una nuvola". "Sì, e chi lo vede per primo riceverà una buona novella".