Il corvo all'ombra del salice
di Laura
Margherita Volante
La storia narra di un corvo che si struggeva da
dolore tanto da stare solitario
all'ombra di un salice, che con i suoi delicati rami lo accarezzava.
"Perché soffri corvo? Sei un bellissimo esemplare e molto intelligente,
dovresti essere sereno", gli disse il salice.
"Come
faccio ad essere contento, che mi considerano portatore di sfortuna per il
colore nero delle mie penne, e pensare che Romolo divenne re vedendo 12
avvoltoi e ciò gli fu di buon auspicio", rispose sconsolato il
corvo." Il salice incominciò a versare goccioline sul capino del corvo
come per benedirlo con le sue lacrime, tanto che gli derivò il soprannome
piangente essendo una pianta molto sensibile ed empatica. Continuò osservando
"Hai due bellissimi occhi chiari e la tua livrea è iridescente e per
questo attiri invidia. Qual è il tuo nome?" "Mi chiamo Iride e vorrei
morire". "Ascolta non devi disperarti, nessuno porta sfortuna e
neppure tu. Ognuno è la fortuna o la sfortuna di se stesso, ne so qualcosa che
un tempo mi chiamavo salice ridente, con i rami verso il sole arricchiti dal
canto degli uccellini, per aver dato ascolto ad un serpente". Iride a
quelle parole trovò conforto e "Tu ora sei una bella pianta
ornamentale". "Vero!" rispose "ho trasformato la sfortuna
in opportunità di bene, ora sono piangente per condividere le disgrazie altrui
dando sollievo con i miei rami." Il corvo rinfrancato non pensò più di
morire, ma dopo alcuni voli intorno al salice come ringraziamento spiccò il
volo verso il cielo blu.
Un
bambino che giocava nel prato "Babbo, guarda quell'uccello, sembra una
virgola del cielo o il baffo di una nuvola". "Sì, e chi lo vede per
primo riceverà una buona novella".